L'Europa si fa Unione sulle soluzioni alla crisi
16.8.2021
Tempo di lettura: '
Moneta unica ma non bilancio unico: a questa stortura la pandemia ha dato una spallata, attraverso le emissioni di debito comunitario e il Next Gen-Ue a supporto all'economia continentale. Così il debito abnorme degli Stati è di fatto (se non di diritto) già condonato
Non tutte le crisi vengono per nuocere e, nelle considerazioni finali di fine maggio, il governatore Ignazio Visco ha descritto con eloquenza come questo sommovimento epocale da coronavirus abbia portato l'Europa a fare un grosso passo avanti nell'integrazione, confermando quella dualità dell'ideogramma cinese wēijē: questo significa sia 'crisi' che 'opportunità' (anche se, secondo i sinologhi, l'etimologia è un po' più complicata).
Questo passo grosso prefigura, per alcuni aspetti, il venir meno di quella 'zoppìa' lamentata da Ciampi – moneta unica ma non bilancio unico – riempiendo qualche tassello di una politica di bilancio comune, con le emissioni di debito comunitario e una manovra massiccia – il Next Gen-Ue – di supporto all'economia continentale.
Insomma, si conferma la saggezza delle famose parole di Jean Monnet, che affermò, una sessantina di anni fa, che l'Europa sarà forgiata dalle crisi, e «sarà la somma delle soluzioni date a queste crisi». Un'altra delle inattese conseguenze di questa crisi sta nella spallata data alla pratica e alla grammatica della politica economica. Il presidente del parlamento europeo, Davide Sassoli, disse qualche mese fa che la Bce dovrebbe condonare i debiti pubblici da covid. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, rispose che non bisogna gareggiare a chi le spara più grosse. Il ministro dell'economia, Roberto Gualtieri, disse in proposito che il peso del debito sarà alleggerito dalla crescita.
Avevano ragione tutti e tre, ma forse Gualtieri più degli altri. L'uscita di Sassoli si scontrerebbe presto con i vincoli statutari di Maastricht, oltre che con la riluttanza dei Paesi 'frugali' a ogni misura che odori di lassismo finanziario. La battaglia sarebbe durissima ed epocale. Ma c'è un altro modo di vincere la battaglia. Si tratta di un'iniziativa facile e geniale: non fare niente. John Calhoun, un parlamentare americano del primo Ottocento, disse un giorno che “la più alta saggezza è talvolta una saggia e magistrale inattività”.
Ma perché non c'è bisogno di fare niente per ottenere la remissione del debito? La riposta è semplice: già fatto. I titoli del debito pubblico acquistati dalla Bce (come dalla Federal Reserve, o dalla Bank of England, o dalla Banca centrale giapponese o…) rappresentano debiti che non saranno mai restituiti. Resteranno in pancia alla Banca centrale, a parte le misere tecnicalità della scadenza e del rinnovo. E non costeranno niente agli Stati debitori, dato che gli interessi (miseri anch'essi) che saranno pagati alle banche centrali ritorneranno agli Stati come versamento degli utili di dette banche. Tanto varrebbe che gli Stati emettessero titoli irredimibili allo 0% riservati alla Banca centrale, o, per far più presto, tirassero sul conto, con fido infinito, presso la banca. Non è facile far capire ai benpensanti come tutto questo possa succedere senza terribili conseguenze.
Come – diranno – e l'inflazione? E il debito? E la bancarotta? E i poveri nostri figli che dovranno accollarsi questi gravosi fardelli e restituire fino all'ultimo centesimo? L'identificazione del debito con la colpa non è solo un'ossessione teutonica, alberga nel conscio e nell'inconscio di noi tutti. E come la mettiamo con la condanna biblica: “Col sudore della fronte mangerai il pane” (Genesi, 3-18)?
La mettiamo con il fatto che è dovere della Banca centrale sostenere l'economia creando moneta. Una creazione che sembra usurpare le prerogative del Creatore: la manna dal cielo può solo essere elargita da Qualcun Altro! Eppure, la possibilità di creare danaro è reale ed è un dono, se non della Provvidenza, dell'ingegnosità umana che ha creato la moneta fiduciaria. Certo, è un dono da maneggiare con cura e da usare solo in casi estremi. La solita obiezione: così si crea inflazione, è stata smentita dall'esperienza. L'inflazione non dipende da quanta moneta c'è in giro, ma da quanta voglia di spendere c'è in giro.
E torniamo al condono del debito da parte della Bce. C'è già, come detto, di fatto se non di diritto. E per favore, smettiamo di spaventarci e spaventare con il debito al 160% del Pil. Dovremmo parlare d'ora in poi di debito pubblico netto, considerando, cioè, il combinato disposto di Stato e Banca centrale: un'istituzione, quest'ultima, che fino a prova contraria fa parte anch'essa del settore pubblico. I titoli nell'attivo della Banca vanno a compensare i titoli nel passivo dello Stato. E la Banca centrale non è un creditore occhiuto ed esigente, come può essere il mercato. Quando acquista titoli pubblici nel corso di una grave crisi economica fa semplice-mente il suo dovere, fa quello per cui è stata creata. Gualtieri aveva ragione. Preoccupiamoci della crescita e basta: “tutto il resto vi sarà dato” (Matteo, 6 - 33).
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di luglio-agosto 2021)
Avevano ragione tutti e tre, ma forse Gualtieri più degli altri. L'uscita di Sassoli si scontrerebbe presto con i vincoli statutari di Maastricht, oltre che con la riluttanza dei Paesi 'frugali' a ogni misura che odori di lassismo finanziario. La battaglia sarebbe durissima ed epocale. Ma c'è un altro modo di vincere la battaglia. Si tratta di un'iniziativa facile e geniale: non fare niente. John Calhoun, un parlamentare americano del primo Ottocento, disse un giorno che “la più alta saggezza è talvolta una saggia e magistrale inattività”.
Ma perché non c'è bisogno di fare niente per ottenere la remissione del debito? La riposta è semplice: già fatto. I titoli del debito pubblico acquistati dalla Bce (come dalla Federal Reserve, o dalla Bank of England, o dalla Banca centrale giapponese o…) rappresentano debiti che non saranno mai restituiti. Resteranno in pancia alla Banca centrale, a parte le misere tecnicalità della scadenza e del rinnovo. E non costeranno niente agli Stati debitori, dato che gli interessi (miseri anch'essi) che saranno pagati alle banche centrali ritorneranno agli Stati come versamento degli utili di dette banche. Tanto varrebbe che gli Stati emettessero titoli irredimibili allo 0% riservati alla Banca centrale, o, per far più presto, tirassero sul conto, con fido infinito, presso la banca. Non è facile far capire ai benpensanti come tutto questo possa succedere senza terribili conseguenze.
Come – diranno – e l'inflazione? E il debito? E la bancarotta? E i poveri nostri figli che dovranno accollarsi questi gravosi fardelli e restituire fino all'ultimo centesimo? L'identificazione del debito con la colpa non è solo un'ossessione teutonica, alberga nel conscio e nell'inconscio di noi tutti. E come la mettiamo con la condanna biblica: “Col sudore della fronte mangerai il pane” (Genesi, 3-18)?
La mettiamo con il fatto che è dovere della Banca centrale sostenere l'economia creando moneta. Una creazione che sembra usurpare le prerogative del Creatore: la manna dal cielo può solo essere elargita da Qualcun Altro! Eppure, la possibilità di creare danaro è reale ed è un dono, se non della Provvidenza, dell'ingegnosità umana che ha creato la moneta fiduciaria. Certo, è un dono da maneggiare con cura e da usare solo in casi estremi. La solita obiezione: così si crea inflazione, è stata smentita dall'esperienza. L'inflazione non dipende da quanta moneta c'è in giro, ma da quanta voglia di spendere c'è in giro.
E torniamo al condono del debito da parte della Bce. C'è già, come detto, di fatto se non di diritto. E per favore, smettiamo di spaventarci e spaventare con il debito al 160% del Pil. Dovremmo parlare d'ora in poi di debito pubblico netto, considerando, cioè, il combinato disposto di Stato e Banca centrale: un'istituzione, quest'ultima, che fino a prova contraria fa parte anch'essa del settore pubblico. I titoli nell'attivo della Banca vanno a compensare i titoli nel passivo dello Stato. E la Banca centrale non è un creditore occhiuto ed esigente, come può essere il mercato. Quando acquista titoli pubblici nel corso di una grave crisi economica fa semplice-mente il suo dovere, fa quello per cui è stata creata. Gualtieri aveva ragione. Preoccupiamoci della crescita e basta: “tutto il resto vi sarà dato” (Matteo, 6 - 33).
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di luglio-agosto 2021)