L'azionario (vincente) non è solo quello di casa

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
9.6.2021
Tempo di lettura: 2'
Il portafoglio di molti investitori è viziato dall'equity home bias. Eliminare quest'errore e investire nell'azionario internazionale porta benefici in termini di diversificazione, performance e innovazione

Un’infografica di MSCI, ripresa da Visualcapitalist, ha evidenziato quali sono vantaggi del investimento azionario a livello internazionale.

Il Giappone è il paese che soffre di più dell’home bias, con il 67% della ricchezza allocata in azioni domestiche. Segue Francia (55%), Usa (42%), Germania (32%) e Inghilterra (26%)

Home bias, la definisce la finanza comportamentale, elevandola allo status di errore cognitivo. Traduzione borsistica: la paura di investire in azioni che non abbiano residenza nel proprio paese. Nell'era dei mercati globali questa tendenza degli investitori a rimanere nel campo del noto (geografico) è infatti spesso controproducente per il proprio portafoglio. Da Shanghai a Londra, sono venti le borse in tutto il mondo con una capitalizzazione di mercato superiore ai mille miliardi di dollari. Ognuna di queste borse racchiude al suo interno potenzialo opportunità di mercato. A fare il punto sulla convenienza di investire nell'azionario internazionale è un'infografica di MSCI ripresa dal sito visualcapitalist.
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Questione di correlazione


La prima cosa da fare guardando ai mercati esteri è individuare quelli che presentano la minore correlazione con il proprio mercato domestico. Con una bassa correlazione sarà meno probabile che i due mercati si muoveranno all'unisono nella stessa direzione. Quanto più dunque si investe in azioni che sono decorrelate (correlazione pari a 0) o addirittura negativamente correlate (correlazione pari a -1) con il proprio portafoglio tanto più sarà il beneficio in termini di diversificazione e dunque riduzione del rischio. Gli Stati Uniti, mercato domestico di riferimento nell'infografica di MSCI, ad esempio hanno diversi gradi di correlazione con i mercati azionari internazionali. Con il Giappone la correlazione tra il 2015 e il 2020 si attestata ad appeno lo 0,1. Di contro con Francia e Inghilterra la correlazione sale fino allo 0,6.

Minore rischio di concentrazione


Un secondo potenziale beneficio derivante l'investimento nell'azionario internazionale è la riduzione del rischio di concentrazione. Le società tecnologiche negli ultimi anni sono infatti diventate sempre più dominanti all'interno dei propri indici. Nell'indice MSCI USA, ad esempio, il peso delle azioni FAANG è raddoppiato da circa l'8% nel 2019 a più del 16% nel 2021. Questa maggiore concentrazione significa che gran parte della performance e del rischio di ogni indice può essere imputato a questo piccolo numero di azioni. La ramificazione geografica del portafoglio può aiutare in questo senso a ridurre questo pericolo.

Crescita economica e valutazioni attraenti


Un portafoglio internazionale ha poi il vantaggio di essere esposto alla crescita economica di altre regioni geografiche e beneficiarne da esse. Fatto di rilievo, soprattutto oggi dove l'asse di crescita sembra sempre più spostarsi ad oriente e più in generale sui mercati emergenti. Il pil di questi paesi è destinato a crescere sempre più velocemente come le rispettive economie diventano economie industriali con standard di vita più elevati. Il Fondo Monetario Internazionale stima che nei prossimi quattro anni questa parte del mondo crescerà in media del 5,1% annuo, contro il 2,82% dell'Europa, il 2,84% del Nord America e il 4,12% del mondo. Inoltre, i mercati emergenti sono attraenti anche per le valutazioni. Hanno un basso price to book value pari a 2 e migliore di quello del Nord America (4,4) e del mondo (2,9) e al contempo un buon RoE a 9,2, più alto del 8,5 dell'area Mena.

Un tema anche di innovazione


Internazionale infine significa anche innovazione. Anche per gli investitori Usa, abituati da sempre alle meraviglie della Silicon Valley, ma che devono fare i conti con nuova tecnologia che arriva sia dall'Atlantico che dal Pacifico. Oltre il 70% della spesa totale in ricerca e sviluppo nel 2018 ha avuto origine al di fuori del Nord America. Israele, Corea e Taiwan guidano la classifica in termini di spesa di innovazione espressa sul pil.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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