Coronavirus, Lagarde rimedia con un “Pepp” da 750 miliardi

Con il Pepp la Bce comprerà titoli pubblici e privati, inclusi i titoli greci e i commercial paper, cambiali, prestiti a breve delle imprese
Il criterio in base al quale gli acquisti dovrebbero essere commisurati al peso di ciascun Paese nel capitale della Bce resterà solo formalmente. L'Eurotower potrà permettersi fluttuazioni negli acquisti, ovvero sarà libera di convogliare il denaro nei Paesi più bisognosi d'aiuto
Gli acquisti potranno focalizzarsi sulla riduzione degli spread. Si tratta quindi di una totale marcia indietro rispetto all'infausta dichiarazione "non siamo qui per chiudere gli spread" della Lagarde del 12/3/2020
Lagarde, un Pepp per battere la crisi da coronavirus
I 120 miliardi del 12 marzo erano stati una delusione per i mercati. Con il Pepp la Bce comprerà titoli pubblici e privati, inclusi i titoli greci e i commercial paper, cambiali, prestiti a breve delle imprese. Denaro che resterà in circolo "finché la Bce non giudicherà che la crisi del Covid-19 è finita. Ma in ogni caso non terminerà prima di fine anno". Resterà formalmente il criterio della capital key, in base al quale gli acquisti dovrebbero essere commisurati al peso di ciascun Paese nel capitale della Bce. Tuttavia saranno permesse "fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisto nel tempo, fra classi di asset e giurisdizioni".
La totale marcia indietro sugli spread
Nei fatti, gli acquisti potranno focalizzarsi sulla riduzione degli spread. Si tratta quindi di una totale marcia indietro rispetto all'infausta dichiarazione "non siamo qui per chiudere gli spread" della Lagarde del 12/3/2020. Del resto la fiammata dello spread italiano a oltre 320, non lasciava spazio per l'inazione. Gli investitori stavano paventando il rischio di una spirale senza ritorno per l'Italia. Poi, sempre nella giornata del 18 marzo, la cancelliera tedesca Angela Merkel parlava di "una sfida storica, la più grande dal dopoguerra". Con lei, il ministro delle Finanze francesi Bruno Le Maire che aveva chiesto un intervento "veloce e massiccio" e il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy.
La settimana successiva al meeting Bce del 12 marzo è stata drammatica soprattutto per la sfiducia degli investitori, riflessa come sempre nell'allargamento dei differenziali di rendimento fra i titoli del debito pubblico dei paesi dell'euro, anche di quelli centrali. Ad essere considerata a rischio era addirittura la tenuta stessa dell'eurozona. Ora però la Banca centrale europea sembra avere imboccato una strada credibile.