La pandemia ha squarciato il velo sui rischi della longevità
16.12.2021
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Dei 14 milioni di persone che formano la categoria over 65 in Italia i non autosufficienti sono 2,8 milioni, destinati a diventare 5 milioni nel 2030. Il welfare è alle strette e l'assistenza a lungo termine sarà sempre più oggetto di autotutela. Qui interviene il ruolo delle polizze Ltc a protezione dal rischio di non autosufficienza. I consulenti finanziari devono affrontare questi temi ancora considerati tabu
Secondo Franklin Templeton Investments le principali preoccupazioni degli investitori over 65 sono la salute al 36% e le spese sanitarie al 41%
Con ragione. A fronte di un’aspettativa media di vita di 83 anni, i numeri dicono che tutti noi affrontiamo il 65% di probabilità di vivere almeno 3 anni di non autosufficienza dopo gli 80 anni e il 20% di probabilità di vivere almeno 3 anni in condizioni di problemi cognitivi
Longevità e pandemia sono un combinato disposto che ha bruscamente svelato la nostra fragilità. Il contenimento degli effetti dell'una e dell'altra sono nelle mani sia della scienza sia del senso di responsabilità dei cittadini, della capacità collettiva e individuale di minimizzarne i rischi. La consulenza finanziaria, che nel passato poteva facilmente misurare la propria efficacia sull'aumento della ricchezza del cliente, oggi è valutata piuttosto sulla capacità di tutelare l'integrità del patrimonio del cliente. Vuol dire agire e far agire in modo da disattivare il potenziale danno patrimoniale insito in ogni rischio/evento, non necessariamente avverso.
Pro e cons della longevità
La longevità, di per sé, è infatti un bene, non c'è ombra di dubbio. Segna un grande successo dell'uomo che, se non è ancora in grado di insufflare vita nella materia, è però in grado di aumentare la durata della sua permanenza su questa. Dagli anni '60 ad oggi l'aspettativa di vita è cresciuta di circa 20 anni ma non sono altrettanti gli anni in buona salute guadagnati. Se è pur vero che si arriva in migliori condizioni fisiche e mentali alla soglia della vecchiaia, tradizionalmente posta a 65 anni, è inevitabile che la situazione oltre i 75 peggiori con una maggiore diffusione di patologie croniche e/o degenerative. Dei 14 milioni di persone che formano la categoria over 65 in Italia i non autosufficienti sono 2,8 milioni (Censis per TenderCapital 2018), la maggioranza (65%) dei quali over 80.
Aiuta a inquadrare la situazione il 2° rapporto dell'Osservatorio Long Term Care nato dalla collaborazione tra Cergas Sda Bocconi e Essity: circa 300mila i posti letto nelle Rsa; servizi di assistenza domiciliare in continua crescita, e in questo senso andrà anche il Pnrr, ma mai sufficienti visto che la media di erogazione è di 16 ore anno a persona; 1 milione di badanti tra regolari (40%) e irregolari (60%), ovvero una media di 43 badanti ogni 100 cittadini over 75 non autosufficienti. Il resto è sulle spalle dei care giver familiari. Tutto ciò a fronte di un notevole ritmo di crescita del settore più anziano della popolazione (over 75) che già oggi copre 7 milioni di individui, 4 milioni di quali sono over 80, in maggioranza donne, quindi destinate a un'aspettativa di vita che sfiorerà a breve i 90 anni.
Guardando dentro i numeri
Se guardiano nel dettaglio dentro i numeri, scopriamo che il 20% degli over 65 non è autosufficiente, percentuale che passa al 65% se restringiamo l'osservazione ai soli over 80. Gli anziani che soffrono di demenza sono 885 mila, più di 1 su 10 se consideriamo gli over 75, 1 su 5 se consideriamo gli over 80. Per il 2030 gli attuali 2,8 milioni di anziani non autosufficienti saranno 5 milioni. Alla luce di questi numeri la longevità in continua crescita mette il sistema di welfare nazionale alle strette, ragione per la quale l'assistenza a lungo termine sarà sempre più oggetto di autotutela. Qui interviene il ruolo delle polizze Ltc a protezione dal rischio di non autosufficienza, esattamente come, di fronte all'impossibilità per lo Stato di provvedere interamente al sostentamento economico di una massa crescente di anziani per una vecchiaia che può durare anche 30 anni, interviene la previdenza integrativa.
Come e chi può convincere gli italiani ad assicurarsi?
Il nostro è uno dei Paesi meno assicurati nel mondo sviluppato, per la solita tendenza a pensare che le sfortune succedano solo agli altri e che in fondo, anche se dovesse succedere a me, dio provvederà. Quella divina provvidenza in realtà è stata per lungo tempo la rete familiare. Familiari sono le persone che si prendono cura di anziani non autosufficienti, familiari sono spesso le risorse economiche a copertura di rette di case di cura o di badanti a tempo pieno che, per farci un'idea, possono costare oltre 1.500 euro al mese.
“Siamo un Paese molto scaramantico” osserva il Francesco Priore, decano della consulenza finanziaria “dove per di più regna una completa sfiducia nelle compagnie assicurative che, col tempo, è diventata reciproca: le persone sanno che le compagnie assicurative faranno di tutto, in caso di evento avverso, per non pagare e le compagnie sanno che i clienti fanno di tutto per spillare quattrini all'assicuratore di turno, anche falsando un po' la realtà. Questo non aiuta”.
Le preoccupazioni degli over 65 (e come arginarle)
Secondo una recente ricerca americana commissionata da Franklin Templeton Investments le principali preoccupazioni degli investitori over 65 sono la salute al 36% e le spese sanitarie al 41%. Con ragione. A fronte di un'aspettativa media di vita di 83 anni, i numeri dicono che tutti noi affrontiamo il 65% di probabilità di vivere almeno 3 anni di non autosufficienza dopo gli 80 anni e il 20% di probabilità di vivere almeno 3 anni in condizioni di problemi cognitivi. Con un indice di fertilità pari a 1,3. e un'aspettativa di vita media di 83 anni, quel 65% di probabilità di spendere almeno 3 anni di non autosufficienza moltiplicato per due genitori significa, per un figlio unico, il 100% di probabilità di doversene occupare in prima persona.
Nessun Consulente Finanziario può convincere un cliente a modificare le proprie abitudini per restare il più a lungo possibile in buona salute, ma sicuramente è la persona più indicata per rappresentargli la portata del rischio che una malattia invalidante in tarda età ne minacci l'integrità patrimoniale, attraverso una escalation di spese mediche e di assistenza a lungo termine.
“Certo che il consulente finanziario si deve occupare anche di temi delicati come questi” prosegue Francesco Priore, “fanno parte del suo ruolo di guida nella pianificazione patrimoniale. Come suggerirebbe una polizza vita a un giovane professionista con famiglia ma senza risparmi alle spalle, o una polizza furto e incendio per l'auto nuova o un fondo pensione per la previdenza integrativa, così deve portare il suo cliente a tutelare con una Ltc non solo se stesso ma l'integrità del suo patrimonio. Dovrebbe anche convincerlo a identificare una persona di sua fiducia che possa, in caso di necessità, sostituirlo nella gestione dei suoi interessi e dovrebbe essere premura del Consulente conoscere questa persona e guadagnarsi la sua fiducia. Così come è interesse del cliente contare su due persone, anziché una, che si incaricheranno di vegliare sui suoi interessi qualora non potesse più occuparsene in prima persona”.