La corsa del dollaro non si ferma, ai massimi da 20 anni

2.5.2022
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La corsa del dollaro da inizio anno ha portato il biglietto verde ai suoi massimi da 20 anni. I mercati stanno scontando la diversa politica monetaria di Fed e Bce (e non solo)
Come riporta il Financial Times, giovedì il Dollar Index è salito dello 0,9% toccando quota 104, il livello più alto registrato dall'indice negli ultimi vent'anni
Di contro, l'euro è sceso a un nuovo minimo di cinque anni a 1,047 dollari, mentre la sterlina è affondata al suo livello più basso in quasi due anni a 1,242 dollari
Nonostante i detrattori del dollaro - complice la guerra in Ucraina - prevedono la fine dell'egemonia della valuta americana come moneta internazionale di riferimento, il biglietto verde è più in forma che mai. Il prezzo della valuta statunitense negli scorsi giorni ha infatti toccato livelli che non si vedevano da vent'anni a questa parte. Gli investitori ne sono sicuri: l'aumento dei tassi da parte della Federal Reserve, sarà una calamita di capitali che farà bene al dollaro.
Il Dollar Index, un indicatore della forza della valuta statunitense rispetto a un paniere di altre valute del mondo sviluppato - tra cui l'euro, lo yen e la sterlina - giovedì è salito di quasi l'1% toccando quota 104, il suo livello più alto dal 2002. Il che porta la performance della valuta da inizio anno all'8%. Come si spiega un tale andamento? Per il Financial Times i mercati si sono posizionati per un crescente divario nella politica monetaria tra gli Stati Uniti e le altre principali economie.
Da parte sua la Banca del Giappone è stata esplicita. Giovedì ha ribadito la sua determinazione a contrastare la tendenza globale verso una politica monetaria più stretta, mantenendo la sua promessa di mantenere i rendimenti delle obbligazioni vicino allo zero. Lo yen non è stato l'unico a soffrire. Anche euro e sterlina sono andati al ribasso, con gli investitori che sembrano essere scettici su quanto la Banca centrale europea e la Banca d'Inghilterra potranno alzare i tassi d'interesse quest'anno. Una eccessiva stretta monetaria potrebbe fare infatti male all'economia dell'eurozona, importatrice di energia e minacciata dagli alti prezzi del petrolio e dalle conseguenze dell'invasione della Russia in Ucraina. L'euro è sceso a un nuovo minimo di cinque anni a 1,047 dollari, mentre la sterlina è affondata al suo livello più basso in quasi due anni a 1,242 dollari.
Di contro, i mercati stanno scontando aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed di mezzo punto percentuale in ciascuna delle sue prossime tre riunioni, mentre la banca centrale cerca di frenare il più alto tasso di inflazione degli ultimi decenni, nonostante gli ultimi dati abbiano mostrato come l'economia statunitense si sia inaspettatamente contratta nel primo trimestre.
A ciò si aggiunge la recente svalutazione della valuta cinese - mentre il paese combatte contro un ennesima ondata del Covid - che ha gettato un'ombra sulle prospettive di crescita globale, aumentando ulteriormente il prezzo dollaro, che di norma beneficia di tutte quelle fasi di mercato in cui gli investitori evitano gli asset rischiosi.