La Cina in Europa, summit con Ursula, Angela, Jinping

Gli ultimi dati Ocse dicono che Cina è l'unico paese del G20 a registrare una crescita (+11,5%). Ad agosto le esportazioni erano aumentate del 9,5% rispetto al mese precedente. Oxford Economics stima che la Cina nel secondo trimestre 2020 occupava il 17,2% delle esportazioni mondiali
Ursula Von der Leyen: “La Cina deve dimostrarci che i suoi investimenti ci convengono”
La presidente della Commissione ha insistito sul riequilibrio dell'asimmetria fra Cina ed Europa, riferendosi anche ai settori del biotech e dell'informatica, all'acciaio, all'alluminio e ribadendo la necessità di portare il dialogo sul digitale fra Dragone e Ue “a un livello elevato”
Nelle altre economie del G20 invece il Pil si è contratto mediamente dell'11,8%. Il crollo viene definito "drammatico" in India (-25,2%) e nel Regno Unito (-20,4%). Risultati pesanti anche per paesi come la Francia (-13,8%), l'Italia (-12,8%) e la Germania (-9,7%).
Le “quattro perseveranze” di Xi
Al termine del summit, il presidente cinese Xi Jinping ha confermato un'accelerazione dei colloqui sul trattato per gli investimenti con l'obiettivo di chiudere i negoziati entro il 2020. Lo riporta l'agenzia Xinhua, aggiungendo che l'incontro ha permesso di raggiungere decisioni per intavolare dialoghi ad alto livello su clima e digitale [Tibet e Uiguri: omissis]. Nel suo intervento, Xi si è attardato sulle "quattro perseveranze". Ovvero, coesistenza pacifica, apertura e cooperazione; multilateralismo; dialogo e consultazioni.
“La Cina deve dimostrarci che i suoi investimenti ci convengono”
Nessun riferimento ai diritti umani e alla sostenibilità dello sviluppo economico, temi carissimi alle controparti europee e soprattutto a Ursula Von der Leyen, la quale senza mezzi termini ha dichiarato in conferenza stampa che “la Cina deve dimostrarci che i suoi investimenti ci convengono”. Sempre la Von der Leyen ha toccato altri tasti dolenti per il sistema Cina: la questione delle imprese di Stato, il trasferimento di tecnologia, il ripensamento della posizione del Dragone nell'ambito del Wto. La presidente della Commissione ha insistito sul riequilibrio dell'asimmetria fra Cina ed Europa, riferendosi anche ai settori del biotech e dell'informatica, all'acciaio, all'alluminio e ribadendo la necessità di portare il dialogo sul digitale fra Dragone e Ue “a un livello elevato”.
Alcuni analisti (come Lucrezia Poggetti di Merics) ritengono che la Cina si sia impegnata in una “diplomazia di facciata”. Sulla stessa linea d'onda gli osservatori intervistati da Politico, critici nei confronti dell'assertività cinese. Fra questi, lo scienziato politico Mikko Huotari afferma senza mezzi termini che un accordo sugli investimenti con Pechino è “molto ambizioso e destinato al fallimento”.

Ue deve essere attore, non palcoscenico
"L'Europa deve essere un player, non un campo di gioco. Oggi abbiamo fatto un passo avanti per una relazione più equilibrata con la Cina. In alcune aree siamo sulla strada giusta, in altre dobbiamo fare ancora strada. Esistono differenze, ma siamo pronti a lavorare. Vogliamo una relazione economica basata su reciprocità, responsabilità". Così il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, durante la conferenza stampa.
Angela Merkel: “Guardare alla realtà e non farsi illusioni”
Così la cancelliera tedesca Angela Merkel: "È positivo e importante cercare di avere rapporti strategici con la Cina. Ma dobbiamo anche guardare la realtà e non possiamo farci illusioni. Economicamente la Cina è diventata molto più forte, pertanto gli appelli alla reciprocità e a regole per una concorrenza leale (level playing field) sono più che giustificati". Merkel poi ricorda che "la cooperazione" con Pechino "deve basarsi su determinati principi", mentre devono esserci regole per il multilateralismo. Per la presidenza di Frau Merkel, un ulteriore impegno geopolitico di cruciale importanza.
Il meeting si sarebbe dovuto tenere alla presenza dei Ventisette a Leipzig (ex DDR, Germania Est) e sarebbe dovuto durare tre giorni. La sobrietà della crisi pandemica ha trasformato però il meeting in senso digitale, riducendolo a poche – forse decisive – ore.