Investimenti Esg: due temi chiave per il 2022

3.1.2022
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Il conto del cambiamento climatico per i governi, le popolazioni e le imprese è sempre più salato. Gli attori finanziari hanno un ruolo cruciale nella transizione green. E anche i risparmiatori possono fare la loro parte
Secondo l'Osservatorio CittàClima di Legambiente, in Italia sono accaduti 1.118 eventi meteorologici estremi tra il 2010 e novembre 2021, tra cui allagamenti, interruzioni dei trasporti e danni infrastrutturali da piogge intense, perdite causate da trombe d'aria, esondazioni, periodi prolungati di siccità e temperature estreme. Questi fenomeni sono in continuo aumento. Non solo, la velocità con cui si stanno ritirando i ghiacciai alpini è allarmante. In 12 anni, secondo uno studio pubblicato su Earth system science data, è stato perso il 13% della superficie totale. Greenpeace ha stimato un costo pari a 20,3 miliardi di euro tra il 2013 e il 2019 a causa di frane e alluvioni.
Il conto del cambiamento climatico per l'Italia, come per il resto del mondo, è sempre più alto, non solo per l'ambiente, ma anche per le popolazioni e la società. Nonostante la gravità della situazione, la conferenza sul clima di Glasgow (COP26) ha dimostrato che i governi nazionali hanno difficoltà a mettere in atto un'azione coordinata e cooperativa per la riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare dell'uso delle fonti fossili, che sono la principale causa. L'obiettivo di contenere l'innalzamento delle temperature sotto i 2 gradi centigradi entro il 2050 appare sempre più arduo da raggiungere.
L'Unione europea ha messo a punto un pacchetto di misure (Green deal) per la lotta al climate change, che prevede tra l'altro il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione del 55% delle emissioni nette di qui al 2030, ma la crisi energetica e le diverse posizioni dei membri pongono sfide enormi anche al Vecchio continente. Ed è chiaro che le leggi da sole non bastano ed è necessario l'impegno di tutti, comprese le imprese e gli investitori.
Per questa ragione, uno dei temi chiave del 2022 sarà la transizione green intesa come trasformazione dei modelli di business, ma anche come impegno degli investitori a produrre cambiamenti positivi nelle aziende in cui investono, attraverso l'azionariato attivo. Quest'anno, le risoluzioni sulla questione ambientale hanno ottenuto il più alto livello di supporto nella cosiddetta proxy season statunitense (56% in media) e le società di gestione hanno avuto un ruolo determinate. Quello climatico è un rischio che sempre meno investitori vogliono correre, perché è finanziariamente rilevante, ossia può tradursi in perdite di valore del portafoglio. L'analisi degli indici ambientali di Morningstar, ad esempio, mostra generalmente un miglior profilo di rischio/rendimento rispetto ai corrispondenti tradizionali su diversi orizzonti temporali.
Il conto del cambiamento climatico per l'Italia, come per il resto del mondo, è sempre più alto, non solo per l'ambiente, ma anche per le popolazioni e la società. Nonostante la gravità della situazione, la conferenza sul clima di Glasgow (COP26) ha dimostrato che i governi nazionali hanno difficoltà a mettere in atto un'azione coordinata e cooperativa per la riduzione delle emissioni inquinanti, in particolare dell'uso delle fonti fossili, che sono la principale causa. L'obiettivo di contenere l'innalzamento delle temperature sotto i 2 gradi centigradi entro il 2050 appare sempre più arduo da raggiungere.
L'Unione europea ha messo a punto un pacchetto di misure (Green deal) per la lotta al climate change, che prevede tra l'altro il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e la riduzione del 55% delle emissioni nette di qui al 2030, ma la crisi energetica e le diverse posizioni dei membri pongono sfide enormi anche al Vecchio continente. Ed è chiaro che le leggi da sole non bastano ed è necessario l'impegno di tutti, comprese le imprese e gli investitori.
La transizione verde
Per questa ragione, uno dei temi chiave del 2022 sarà la transizione green intesa come trasformazione dei modelli di business, ma anche come impegno degli investitori a produrre cambiamenti positivi nelle aziende in cui investono, attraverso l'azionariato attivo. Quest'anno, le risoluzioni sulla questione ambientale hanno ottenuto il più alto livello di supporto nella cosiddetta proxy season statunitense (56% in media) e le società di gestione hanno avuto un ruolo determinate. Quello climatico è un rischio che sempre meno investitori vogliono correre, perché è finanziariamente rilevante, ossia può tradursi in perdite di valore del portafoglio. L'analisi degli indici ambientali di Morningstar, ad esempio, mostra generalmente un miglior profilo di rischio/rendimento rispetto ai corrispondenti tradizionali su diversi orizzonti temporali.
Rendimento in eccesso e minor volatilità degli indici Morningstar ambientali a confronto con i tradizionali

Il ruolo degli investitori retail
Un secondo tema è il ruolo degli investitori privati. Nel 2021, i flussi verso i fondi sostenibili sono aumentati. Solo nel terzo trimestre, circa la metà della raccolta del risparmio gestito europeo è stata catturata da questi strumenti. I prodotti classificati in base al regolamento europeo Sfdr rappresentano circa il 37% del patrimonio totale, che in termini assoluti significa 3,32 mila miliardi di euro. Secondo i ricercatori di Morningstar, la percentuale potrebbe salire al 50% entro la metà del 2022 perché le società di gestione continueranno a rivedere la loro gamma e lanciare nuove strategie Esg.
Lanci di nuovi fondi Articolo 8 e 9 in base alla Sfdr


L'ampliamento dell'offerta è positivo, ma porta con sé i rischi di greenwashing, per cui non può essere basato solo su etichette o sugli adempimenti normativi. Quando acquistano un fondo sostenibile, gli investitori mirano a raggiungere un obiettivo finanziario, così come per gli strumenti tradizionali, e allo stesso tempo sono mossi da preoccupazioni per le conseguenze dell'inquinamento sulle loro vite, o per i danni prodotti dagli eventi climatici estremi o perché desiderano che i loro figli lavorini in aziende sicure e inclusive. In questo senso possono essere catalizzatori del cambiamento, ma allo stesso tempo esigono di conoscere i risultati finanziari e ambientali o sociali dei loro investimenti. Sarebbe pericoloso se rimanessero delusi. È quindi necessario, non solo che dietro le etichette ci siano delle strategie di qualità, ma anche che gli intermediari forniscano le giuste aspettative ai loro clienti.