Incognita Meloni sul debito: come aggiustare i portafogli

La crescita reale del prodotto interno lordo italiano, secondo Credit Suisse, scivolerà dal 6,6% del 2021 al 3,7% del 2022 fino al -0,2% nel 2023
“Il 2023 sarà probabilmente un buon vintage per il private equity. Titoli secondario e debito privato avranno buoni risultati”
Dopo aver mostrato una “sorprendente resilienza” nei primi tre trimestri dell’anno, complice la stagione turistica e la tenuta (inattesa) del settore manifatturiero, la crescita italiana “sta rallentando drasticamente”. Nelle stime condivise dall’Investment outlook 2023 di Credit Suisse, l’economia tricolore entrerà in recessione a partire dal quarto trimestre, con la crescita reale del prodotto interno lordo destinata a crollare dal 6,6% del 2021 al 3,7% del 2022 fino al -0,2% nel 2023. Mentre l’incognita Meloni pesa sulle dinamiche del debito.
Secondo il colosso svizzero, i consumi privati subiranno infatti un brusco rallentamento a causa della recrudescenza dell’inflazione, della modesta crescita dei salari e del crollo della fiducia dei consumatori. Sebbene l’inflazione energetica e alimentare potrebbe moderarsi nei prossimi mesi, avvertono da Credit Suisse, il dato sottostante “diminuirà solo gradualmente”. Complessivamente, si stima che l’inflazione si attesti in media all’8,2% nel 2022 per poi scivolare al 6,0% nel 2023. Uno scenario sul quale, inoltre, pesano i rischi politici.
“Gli investitori temono che la nuova coalizione di centro-destra di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia guidata da Giorgia Meloni possa aumentare la spesa pubblica in linea con il suo ambizioso programma politico e peggiorare ulteriormente le dinamiche del debito italiano”, scrivono dalla banca elvetica. “Finora, le scelte ministeriali di Meloni e i piani di spesa effettivi hanno dato agli investitori poche ragioni di preoccuparsi”. L’Italia, aggiungono, deve reggere l’urto delle “forti pressioni per conformarsi agli orientamenti fiscali dell’Unione europea per accedere ai fondi di Next generation Eu e beneficiare del Transmission protection instrument della Bce”. Un rischio, avvertono, da monitorare attentamente nel 2023.
Credit Suisse: “2023 positivo per gli alternativi”
In questo contesto, secondo Credit Suisse, il 2023 potrebbe essere un anno di rendimenti sopra la media per gli hedge fund e in generale un anno positivo per la maggior parte degli investimenti alternativi. View positiva anche su private equity e su titoli secondari e debito privato, per i quali sono attesi “buoni risultati”. I tassi d’interesse potrebbero pesare sui valori del capitale immobiliare, secondo la banca, ma “i fondamentali dei leasing dovrebbero rimanere solidi in settori con forti fattori di domanda strutturale come la logistica”. Le azioni made in Italy, infine, dovrebbero allinearsi al benchmark dei mercati sviluppati.
Le opportunità (globali) nel reddito fisso
Anche la crescita economica globale resterà generalmente bassa nel 2023, sfiorando l’1,6% nelle previsioni del colosso svizzero. In particolare l’Eurozona resterebbe in recessione fino al mese di giugno, per poi registrare un tasso di crescita del -0,2% a fine anno. La crescita statunitense, invece, raggiungerebbe in media lo 0,8% con probabilità di recessione superiori al 40% e un tasso d’inflazione della spesa core per consumi privati destinato a restare intorno al 3% fino a dicembre. “Ci aspettiamo che la volatilità dei mercati finanziari rimanga elevata per via del perdurare dei rischi e di condizioni finanziarie globali rigide”, spiega Michael Strobaek, global chief investment officer di Credit Suisse. “È probabile che ciò rappresenti un ostacolo costante alla crescita e, di conseguenza, agli asset rischiosi. La gestione di un contesto così difficile richiede necessariamente il perseguimento di un’ampia diversificazione, anche attraverso gli investimenti alternativi”, aggiunge Strobaek. Per i primi sei mesi del prossimo anno Credit Suisse si attende una performance “deludente” per l’azionario. L’attesa normalizzazione dell’inflazione potrebbe rendere invece più attraenti le attività a reddito fisso, in particolare obbligazioni “steepener” Usa, titoli di Stato Usa o eurozona a duration lunga, debito in valuta forte dei mercati emergenti, credito investment grade e crossover.