In campo 2.300 miliardi. Ma l'Europa non c'è

Rita Annunziata
26.3.2020
Tempo di lettura: 3'
Per fronteggiare l'emergenza sanitaria sono stati messi in campo oltre 2.300 miliardi di dollari di stimoli fiscali. Eppure, secondo i dati di Credit Suisse, l'Europa non c'è: solo in Italia le misure adottate valgono l'1,4% del Pil. Negli Stati Uniti si parla del 9,3%

L'Italia si prepara a mettere in campo un pacchetto di misure pari a quello tedesco: in Germania i 122,5 miliardi stanziati valgono il 3,6% del Pil

“Prevediamo una spinta fiscale pari al 2,3% del Pil nell'area euro. Altri paesi potrebbero scelgiere di seguire l'esempio dell'Italia e della Germania”, spiegano gli economisti di Morgan Stanley

“Da maggio in poi il rilancio dell'economia dovrà essere affidato alle decisioni comunitarie. Non è detto che tutti i paesi abbiano la stessa capacità di spesa”, commenta il professore Carlo Altomonte

Mentre il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, conferma che l'Italia sta lavorando a un nuovo pacchetto di stimoli fiscali di almeno altri 25 miliardi di euro, dall'altra parte dell'Oceano il Senato americano ha approvato un piano di duemila miliardi di dollari in aiuti a famiglie e aziende. Ma quanto valgono le misure adottate dai singoli paesi?
Come analizzato dal Global equity strategy – The outlook for equities di Credit Suisse, il maxi-pacchetto degli Stati Uniti che attende ormai soltanto il voto positivo della Camera e che nella sua versione finale prevede tra gli altri punti anche un helicopter money di 1.200 dollari per ogni cittadino americano, vale circa il 9,3% del Pil. Un dato decisamente diverso rispetto ai paesi europei. In Italia, in particolare, i primi 25 miliardi di euro stanziati equivalgono all'1,4% del Pil che, secondo gli economisti di Morgan Stanley, potrebbe salire a circa il 3% in vista delle prossime mosse. Il Belpaese si starebbe dunque preparando a mettere in campo un pacchetto di misure simile a quello della Germania, dove i 122,5 miliardi di euro stanziati per mitigare l'impatto dell'emergenza epidemiologica valgono il 3,6% del Pil.
in-campo-2-300-miliardi-ma-europa-non-c-e_2
Fonte: Refinitiv, Credit Suisse resarch
Nel caso del Regno Unito, invece, il governo ha annunciato un pacchetto di aiuti di 25mila sterline per le imprese in difficoltà, preparandosi a coprire anche l'80% dei salari per un massimo di 2.500 sterline al mese per le aziende del settore privato, che potrebbero costare al paese circa otto milioni. Se si escludono i sussidi salariali, gli stimoli fiscali messi in campo raggiungono i 50 miliardi di sterline, pari al 2,7% del Pil.
“Prevediamo una spinta fiscale pari al 2,3% del Pil nell'area euro, mentre potremmo aspettarci che altri Paesi scelgano di seguire l'esempio dell'Italia e della Germania, in una fase in cui i governi stanno intensificando i loro sforzi per attenuare l'impatto economico della lotta contro il covid-19”, aggiungono gli economisti di Morgan Stanley.

Altomonte: “Da maggio affidarsi alle decisioni comunitarie”


Nel complesso, la portata degli stimoli fiscali adottati da Eurozona, Francia, Italia, Spagna, Germania, Gran Bretagna, Giappone e Stati Uniti supererebbe i 2.300 miliardi di dollari. Ma sarà sufficiente? Secondo Carlo Altomonte, professore di Economia dell'integrazione europea dell'Università Bocconi di Milano, se da un lato la Francia potrebbe fare qualcosa di più (secondo i dati di Credit Suisse ad oggi sono stati stanziati 45 milioni di euro pari all'1,9% del Pil), la Germania invece ha messo in campo una portata di risorse sufficienti per i prossimi sei mesi, sia in termini di capitale a copertura delle garanzie per i prestiti bancari, sia in termini di interventi diretti a sostenere i lavoratori e le imprese.

“Posto che ha senso che gli Stati si muovano singolarmente in questa fase perché fronteggiano tempi diversi della crisi sanitaria, numeri di letti per terapie intensive per abitanti diversi, e strutture diverse – spiega Altomonte – da maggio in poi il rilancio dell'economia dovrà essere non solo dimensionalmente più importante ma anche affidato alle decisioni comunitarie. Non è detto che tutti abbiano la stessa capacità di spesa, quindi bisognerà attivare una solidarietà sia a livello di Banca centrale sia a livello del Meccanismo europeo di stabilità”.

Diverso il caso degli Stati Uniti. “Si sono mossi molto bene sul fronte dell'emergenza economica – continua Altomonte – La Fed ha messo in campo tutta la liquidità che serve ed è stato varato l'helicopter money. Nella fase acuta dell'emergenza questo è esattamente quello che serve, e copre le esigenze per un paio di mesi per i cittadini americani e le imprese. Un tema molto delicato per gli Stati Uniti, invece, è l'emergenza sanitaria. Lì si sono mossi male e in ritardo, bisognerà vedere come interverranno nelle prossime due settimane”.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

Cosa vorresti fare?