Il venir meno del paradigma della diversificazione

Stefania Pescarmona
Stefania Pescarmona
26.11.2018
Tempo di lettura: 3'
In un contesto particolarmente difficile di mercato, i rischi correlati sia all'equity sia ai bond fanno venir meno i benefici della diversificazione. Il ricorso a vere e proprie asset class alternative. Intervista a Marco Cipolla, direttore di Selectra Management Company (gruppo Farad)

Oggi non c'è molto spazio per “rifugiarsi” nelle obbligazioni

Abbandonare l'ottica di breve e allungare l'orizzonte temporale degli investimenti

Il ricorso ad asset classi alternative: private equity, private debt etc

Il contesto di mercato per l'anno in corso è stato caratterizzato da un marcato cambiamento delle correlazioni tra rendimenti obbligazionari e azionari, che ha fatto sì che a una correzione dei mercati azionari corrispondesse una correzione anche dei mercati obbligazionari. Come comportarsi in questo contesto? We Wealth ha intervistato Marco Cipolla, direttore di Selectra Management Company (gruppo Farad).

 

 
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Marco Cipolla, direttore di Selectra Management Company (gruppo Farad

In questo scenario di mercato, secondo lei vale ancora il principio base, in termini di strategie di investimento, della diversificazione di portafoglio?


Il processo di rialzo dei rendimenti obbligazionari ha interessato la maggior parte dei segmenti obbligazionari e i rendimenti estremamente bassi favoriti dalle politiche monetarie delle principali banche centrali hanno fatto sì che non ci fosse spazio per “rifugiarsi” nelle obbligazioni che generalmente costituiscono la parte “core” del portafoglio degli investitori italiani, facendo venir meno il beneficio di diversificazione tipico della detenzione in portafoglio di entrambe le classi d'attivo. Questa dinamica ha penalizzato in maniera piuttosto generalizzata i fondi e i portafogli che investono in entrambe le classi d'attivo.

 

Cosa avveniva invece in passato?


Per poter meglio comprendere questo cambiamento delle correlazioni, possiamo andare indietro di qualche anno fino al 2003 per osservare la correlazione tra i ritorni dell'indice azionario italiano Ftse Mib e il rendimento del Btp decennale: a fronte di una correzione dell'azionario, corrispondeva una diminuzione dei rendimenti sull'obbligazionario, con conseguente aumento dei prezzi delle obbligazioni. In questo scenario, detenere in portafoglio sia obbligazioni che azioni sarebbe stata una scelta efficace. Mentre oggi, a fronte di correzioni dell'azionario, corrispondono anche correzioni del Btp, risultando in perdite amplificate per un portafoglio “diversificato”.

 

Cosa potrebbe succedere se si dovessero presentare dei rischi che sono comuni a entrambe le asset class, equity e bond?


Il beneficio della diversificazione viene meno, di solito, quando l'investitore ne ha maggior bisogno, cioè, nei momenti di stress sui mercati. I motivi di questi cambiamenti di correlazioni sono da ricercare nell'individuazione da parte degli investitori di rischi comuni a entrambe le classi d'attivo. Nell'esempio presentato, nel 2018 è aumentato notevolmente il cosiddetto “Rischio Italia”, dovuto a instabilità politica e alle scelte di politica economica effettuate dal nuovo governo.
In questo scenario, non basta più diversificare fra mercati e asset per avere un portafoglio al riparo da forti turbolenze e i titoli di stato dei Paesi economicamente e finanziariamente più solidi, oltre a non essere più privi di rischio, non sono più un “bene rifugio” dal momento che non garantiscono più protezione da un periodo di crisi economica (e finanziaria) o da un periodo di forte instabilità dei prezzi.

 

Quali soluzioni suggerisce quindi di adottare?


Il “che fare”, ovvero una delle sfide del contesto attuale di mercato, sta nell'individuare nuove o ulteriori classi di attivo che hanno la capacità di rimanere davvero decorrelate dai mercati nelle diverse fasi. Questo non è solo il caso di nuove strategie di arbitraggi o di controllo del rischio o di allocazione flessibile, ma anche di vere e proprie asset class alternative. A fianco dell'investimento immobiliare, testimoniamo ad esempio un rinnovato interesse nei confronti di opportunità legate al mondo del private equity e del private debt a sostegno delle Pmi italiane e si sono aperti spazi nuovi che comprendono l'investimento in aziende attive nell'efficientamento energetico e in impianti di produzione di energia rinnovabile, o in infrastrutture, oltre alle opportunità con “flavour” impact come le Rsa (residenze sanitarie assistenziali, ndr), gli studentati e più in generale l'housing sociale e la rigenerazione urbana. Chiaramente il contesto di mercato attuale ci chiede uno sforzo ulteriore: bisogna essere pronti ad abbandonare l'ottica di breve e ad allungare l'orizzonte temporale dei nostri investimenti.
Direttore di We-Wealth.com e caporedattore del magazine. Giornalista professionista, è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino. Ha lavorato a MF, Bloomberg Investimenti, Finanza&Mercati. Ha collaborato con Affari&Finanza (Repubblica) e Advisor

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