I mercati stanno sottovalutando la variante omicron?

Alberto Battaglia
16.12.2021
Tempo di lettura: 7'
La Borsa Usa ha ampiamente assorbito lo shock omicron; ma gli esperti incoraggiano nuove restrizioni il cui impatto, sui mercati, si farebbe sentire

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie la maggiore trasmissibilità di omicron, anche se la letalità fosse più bassa, richiederebbe la reintroduzione di misure anti-contagio.

Nel frattempo la Norvegia, ove si trovano oltre la metà dei casi di omicron confermati in tutta Europa, ha stretto le maglie della vita sociale per quattro volte nelle ultime due settimane, vietando la somministrazione di alcolici e chiudendo palestre e piscine

Eppure, la Borsa Usa è adesso su livelli più elevati rispetto a quelli che avevano preceduto la scoperta di omicron. Anche lo Stoxx 600 è sotto di appena l'1% rispetto ai livelli pre-omicron

Ecco le implicazioni di mercato che gli esperti di Abn Amro hanno indicato, nel caso si concretizzasse uno scenario negativo nella diffusione di omicron

Sono passate esattamente tre settimane da quando, lo scorso 25 novembre, il ministro della sanità sudafricano Joe Phaahla, aveva attribuito alla nuova variante omicron la responsabilità per l'incremento anomalo osservato nei contagi del Paese. Il giorno successivo, omicron è stata inserita nella lista delle varianti “di preoccupazione” dell'Organizzazione mondiale della sanità, innescando un'ondata di vendite sui mercati finanziari. Le informazioni disponibili, allora, erano poche: si sapeva, in particolare, di avere di fronte il virus più mutato rispetto alla versione originaria del SarsCov-2. In seguito, si è capito che Omicron si trasmette con molta più facilità, anche se sintomi più lievi, almeno secondo i dati attualmente in possesso. Ciò che più conta, per le prospettive economiche e di mercato, però, è la reazione di contenimento che i principali Paesi decideranno di adottare per arginare la diffusione della nuova variante omicron.

Sotto questo aspetto, i segnali provenienti dall'Europa non sembrano poi così incoraggianti, visto l'innalzamento di nuove restrizioni sulla circolazione transfrontaliera delle persone – a partire dai nuovi provvedimenti adottati dal governo italiano. I mercati azionari, dovendo stilare un primo bilancio di queste tre settimane dalla scoperta di omicron, sembrano aver già riveduto completamente i timori iniziali. Cercheremo di capire quanto l'ottimismo dei mercati sia giustificato, sulla base di ciò che al momento sappiamo su omicron.

Partiamo dai dati di mercato. Per l'S&P 500 lo “shock” di omicron aveva riportato i valori dai 4.701 punti, del 24 novembre, a un minimo di 4513 punti, il primo dicembre, con un calo complessivo del 4%. Già alla chiusura del 10 dicembre, tuttavia, il ribasso era stato interamente colmato. Intorno alle ore 17 italiane del 16 dicembre l'indice di riferimento Usa si mantiene ben al di sopra dei livelli “pre-omicron”, a 4.706,09 punti.

Più persistente l'effetto omicron sull'indice di riferimento europeo, l'Euro Stoxx 600, fra il 25 novembre e il 3 dicembre è arrivato a perdere il 3,93%, ma non ha ancora raggiunto il livello precedente all'inserimento della variante nella lista nera dell'Oms: al momento l'indice è sotto di quasi l'1% rispetto alla chiusura del 25 novembre. In entrambi i casi, non si può parlare di un effetto molto ampio o persistente per i due mercati azionari.

Sull'altro versante, però, ci sono i dati sanitari. Mercoledì 15 dicembre il Regno Unito, uno dei Paesi più colpiti dal covid da inizio pandemia, ha registrato un nuovo massimo storico per i nuovi casi giornalieri a 78.610 unità. Appena tre giorni prima il premier Boris Johnson aveva parlato di “un'ondata di omicron in arrivo”. Non è chiaro quanti dei casi attuali osservati nel Regno Unito siano già dovuti alla nuova variante. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha calcolato, al 15 dicembre, un totale di 2629 casi di omicron confermati (di cui 27 in Italia).

La buona notizia, che l'Ecdc trasmette ancora con molte cautele, è che nessun contagiato è ancora deceduto per colpa di omicron: finora ci sono stati solo asintomatici o con sintomi lievi.
Quella cattiva è che la stessa Ecdc ritiene che “la sola vaccinazione non ci permette di prevenire l'impatto” di una “molto probabile” diffusione della omicron. “E' urgente”, ha aggiunto l'Ecdc, “una forte azione per ridurre la trasmissione e contenere l'impatto sui sistemi sanitari”, pertanto, “una rapida introduzione di misure non farmaceutiche è necessaria per ridurre la trasmissione della variante delta e rallentare quella omicron”.

Se i Paesi europei ascoltassero l'appello degli esperti, le restrizioni tornerebbero in campo, andando a colpire, prima di ogni altri, i settori del turismo e del trasporto aereo. Gli stessi che avevano sofferto di più durante la “lockdown economy”. Secondo l'Ecdc, la variante omicron “in base al vantaggio di crescita e al livello di fuga immunitaria, è probabile che diventi la variante dominante nell'Ue/See entro i primi due mesi del 2022”.

La più modesta gravità dei sintomi riportati finora dovrebbero scoraggiare, in teoria, l'introduzione di nuove restrizioni in grado di colpire l'economia. Nella pratica, però, non si può escludere che le cose possano andare diversamente. La stessa Ecdc, la più autorevole voce europea in materia di controllo delle epidemie, non crede che la questione dovrebbe essere sottovalutata.
Anche se la gravità della malattia causata da omicron risulterà uguale o inferiore alla gravità di delta, la maggiore trasmissibilità e la conseguente crescita esponenziale dei casi supereranno rapidamente qualsiasi beneficio di una gravità potenzialmente ridotta", ha affermato l'Ecdc. "Si ritiene quindi molto probabile che omicron causerà ulteriori ricoveri e decessi, oltre a quelli già previsti nelle precedenti previsioni che prendono in considerazione solo la Delta”.

Cosa ci può dire il caso della Norvegia, la più colpita da omicron


Quello che potrebbe accadere in Europa nel giro di alcune settimane potrebbe essere anticipato dalla gestione della pandemia osservata in Norvegia, di gran lunga il primo Paese del Vecchio Continente per numero di casi di omicron (ve ne sono 1498 sui 2692 totali in Europa, al 15 dicembre). Nel giro delle ultime due settimane la Norvegia ha stretto le maglie della vita sociale per quattro volte; l'ultima delle quali il 13 dicembre scorso, vietando la somministrazione di alcolici in bar e ristoranti, chiudendo palestre e piscine e introducendo più restrizioni nelle scuole. "Non c'è dubbio: la nuova variante cambia le regole”, ha dichiarato il premier norvegese, Jonas Gahr Stoere, “ecco perché dobbiamo agire in fretta e dobbiamo agire di nuovo". Sono parole che giungono da un Paese il cui tasso di vaccinazione anti-covid (78%) è paragonabile a quello italiano (79%).

Gli scenari di mercato, alla luce della omicron


Immaginando un parziale ritorno alle restrizioni dovuto alla velocità con la quale omicron si diffonde, gli analisti della banca olandese Abn Amro hanno ipotizzato scenari differenti per Europa e Stati Uniti – con un contesto economicamente più favorevole per l'economia americana. “E' più probabile che l'Eurozona veda un colpo maggiore alla domanda in uno scenario negativo rispetto agli Stati Uniti”, hanno scritto gli analisti in un focus del 9 dicembre, “nell'Eurozona, un nuovo blocco innescherebbe un calo significativo del consumo di servizi, e probabilmente un impatto minimo sul consumo di beni”.

“Una recessione tecnica è possibile, a seconda della durata dei lockdown”, ha aggiunto Abn Amro, “negli Stati Uniti, i blocchi (e i loro effetti recessivi) sono probabili solo in uno scenario molto negativo, poiché i politici sono molto più riluttanti a imporre restrizioni all'attività, e il cuscinetto di capacità sanitaria sembra essere maggiore”.

Considerando quello che al momento sembra lo scenario più probabile, con una trasmissibilità tale da imporre la reintroduzione di alcune restrizioni, gli analisti della banca olandese prevedono un maggior ritardo nella rotazione dal consumo di beni a quello dei servizi (con le relative implicazioni operative sui mercati). Allo stesso tempo il percorso di moderazione degli stimoli monetari, delineato da Fed e Bce nelle ultime riunioni di dicembre potrebbe essere rallentato, con una possibile estensione dei programmi di acquisti di titoli (Qe e Pepp).

Per quanto riguarda l'andamento dei prezzi, uno dei possibili effetti collaterali di omicron sull'economia sarebbe la riduzione nella domanda di petrolio: “le misure più rapide e restrittive si vedrebbero probabilmente nei viaggi, mentre qualsiasi restrizione alla mobilità potrebbe anche danneggiare la domanda di petrolio” con “un impatto disinflazionistico significativo a breve termine”.

 
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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