Guerra, verso nuove sanzioni alla Russia: i nodi da sciogliere

L’Unione europea punta a eliminare gradualmente il petrolio russo entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell’anno
A sollevare il primo muro è stata l’Ungheria, con il portavoce del governo Zoltán Kovács che ha definito “inaccettabili” le misure proposte
Stop degli Stati membri al sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Almeno per ora. La riunione del Comitato dei rappresentati permanenti (Coreper) si è conclusa nella notte tra il 4 e il 5 maggio senza un’intesa sulle proposte presentate da Ursula von der Leyen in mattinata, anche a causa del poco tempo a disposizione per esaminarne i contenuti. Un’approvazione che, stando a quanto risulta alla stampa internazionale, potrebbe slittare alla giornata di venerdì. E che, intanto, ha visto le quotazioni del petrolio raggiungere nuovamente i massimi da metà aprile sulla scia delle posizioni (ancora divergenti) sull’embargo progressivo al greggio russo.
Cosa prevede il 6° pacchetto di sanzioni
Colonna portante del nuovo pacchetto di sanzioni è affrontare infatti la dipendenza dell’Ue dal petrolio russo, come spiegato dalla presidente della Commissione europea all’Eurocamera. “Sia chiaro: non sarà facile”, ha avvertito von der Leyen. “Ma dobbiamo lavorarci sopra. Proponiamo un divieto totale d’importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato. Ci assicureremo di eliminarlo gradualmente in modo ordinato, in modo da permettere a noi e ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l’impatto sui mercati globali”. Per evitare ulteriori rincari, già gravosi per imprese e famiglie, l’Ue punta dunque a eliminare gradualmente il greggio russo entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell’anno. “In questo modo massimizziamo la pressione sulla Russia, riducendo allo stesso tempo al minimo i danni collaterali a noi e ai nostri partner in tutto il mondo. Perché, per aiutare l’Ucraina, la nostra stessa economia deve rimanere forte”, ha aggiunto von der Leyen.
A sollevare il primo muro in tal senso è stata l’Ungheria, con il portavoce del governo Zoltán Kovács che ha definito “inaccettabili” le misure proposte, dichiarando che il Paese eserciterà il diritto di veto. “Alla fine bisogna ricordare come funziona l’Ue: la proposta arriva da Bruxelles, che è il centro amministrativo, burocratico dell’Unione Europea, non dei Paesi membri”, ha spiegato Kovacs, precisando che l’Ue “sa esattamente che quello che sta proponendo va contro gli interessi ungheresi”. Da ricordare che per Ungheria e Slovacchia è stata introdotta una specifica esenzione dall’embargo per l’intero 2023. Esenzione richiesta anche dalla Bulgaria.
Il pacchetto prevede inoltre l’esclusione dal sistema Swift (la società per le telecomunicazioni finanziarie interbancarie mondiali) anche di Sberbank, definita da von der Leyen come “di gran lunga la più grande banca russa”, e di altri due importanti istituti. “In questo modo, colpiamo le banche che sono sistematicamente critiche per il sistema finanziario russo”, consolidando “il completo isolamento del settore finanziario russo dal sistema globale”, ha precisato von der Leyen. Ultimo punto lo stop a tre grandi broadcaster controllati dalla Russia, che non potranno più trasmettere nel territorio dell’Unione indipendentemente dal canale utilizzato (cavo, satellite, internet o app). Emittenti che, ha spiegato von der Leyen, rappresentano una cassa di risonanza “delle bugie e della propaganda di Putin”.
Le reazioni e gli effetti sui mercati
L’opposizione di alcuni dei paesi membri all’embargo sul petrolio russo è stata condannata dall’Ucraina. Il ministro degli Affari esteri Dmytro Kuleba, intervenendo sulle discussioni in corso sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, ha dichiarato che coloro che continuano a opporsi all’embargo possono essere considerati complici “dei crimini che la Russia sta commettendo in territorio ucraino”. Intanto, come anticipato in apertura, il greggio Wti guadagna lo 0,80% a 108,6 dollari al barile nella mattina del 5 maggio. Il Brent del Mare del Nord sale dello 0,97% superando i 111 dollari (11,2 dollari al barile). In avvio di seduta risulta in rialzo anche il prezzo del gas: ad Amsterdam sale a 107 euro al Mwh (+3,1% rispetto alla chiusura di ieri) mentre a Londra si parla di 165 penny al Mmbtu (+3,6%). Guardando infine all’Italia, ricordiamo che stando ai dati Unem (associazione che rappresenta le principali imprese che operano nell’ambito della raffinazione, dello stoccaggio e della distribuzione di prodotti petroliferi e di prodotti energetici low carbon) raccolti da Il Corriere della Sera la dipendenza dal petrolio russo pesa per 5,7 milioni di tonnellate, pari al 10,1% del fabbisogno complessivo. Di conseguenza, spiega l’Unem, “sostituirlo da un giorno all’altro non è semplice ma si può fare, vista l’ampia diversificazione delle nostre fonti di approvvigionamento (nel 2021 abbiamo importato 73 tipi di greggi da 22 paesi diversi)”.