Fondi passivi: per i mercati emergenti sono destabilizzanti

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
28.6.2022
Tempo di lettura: 2'
La crescita dei fondi passivi è un fattore sempre più destabilizzante per le economie emergenti.

Banca d’Italia ha pubblicato lo studio "The Role of Non-bank Financial Institutions in the Intermediation of Capital Flows to Emerging Markets"

Secondo il paper la crescita esplosiva dei fondi di investimento indicizzati ha destabilizzato le economie emergenti

La dipendenza dai fondi d'investimento, in particolare quelli a benchmark, rende i mercati emergenti più vulnerabili agli shock globali" si legge nel rapporto

La crescita esponenziale dei fondi di investimento indicizzati ha destabilizzato le economie emergenti, aumentandone la vulnerabilità agli shock globali. È quanto emerge da uno studio di Banca d’Italia (e ripreso dal Financial Times), a firma degli economisti Alessandro Moro e Alessandro Schiavone, che ha evidenziato come i fondi di investimento passivi siano molto più propensi a ritirare fondi dai Paesi in via di sviluppo durante gli shock globali rispetto ad altre fonti di finanziamento del settore privato, quali banche, compagnie assicurative e fondi pensione.

Le riforme attuate sulla scia della crisi finanziaria globale hanno costretto le banche a ridurre le attività non essenziali detenute nei loro bilanci, come i titoli dei mercati emergenti. Come il contesto di bassi rendimenti ha spinto gli investitori a inseguire attività più rischiose, i fondi d'investimento si sono espansi per riempire questo vuoto. Tuttavia per i paesi beneficiari non è stato un fenomeno del tutto positivo. Soprattutto perché si è attratto di afflussi di capitali passivi, che come ha evidenziato la ricerca, sono più reattivi agli shock e alle condizioni finanziarie globali rispetto a quelli gestiti attivamente.

 

Se da un lato la maggiore diversificazione delle fonti di finanziamento dovrebbe ridurre i costi e i rischi di liquidità per i Paesi beneficiari, "dall'altro lato, il ruolo crescente dei fondi di investimento è stato associato a flussi di capitale più volatili" hanno affermato gli autori dello studio. "La crisi di Covid-19, quando le condizioni finanziarie globali si sono bruscamente deteriorate, ha evidenziato il ruolo destabilizzante dei fondi di investimento per le economie emergenti. Le vendite di attività da parte dei fondi d'investimento sono state il principale fattore alla base dell'improvviso arresto subito dall’economie emergenti nel primo trimestre del 2020".

 

Inoltre, "la maggiore popolarità dei fondi d'investimento basati su benchmark, compresi gli etf, può aumentare la somiglianza dei comportamenti dei gestori patrimoniali, aumentando il potenziale di ampie fluttuazioni dei prezzi nei mercati emergenti". Utilizzando i dati del Fmi, della Banca dei Regolamenti Internazionali e del fornitore di dati Epfr, i ricercatori hanno scoperto che un aumento di un punto nella deviazione standard dell'indice Vix porta a una riduzione dell'1,8% delle partecipazioni dei fondi attivi in obbligazioni dei mercati emergenti, e un calo dell’1,2% delle azioni azioni. Le percentuali per i fondi passivi salgono rispettivamente al 2,3% e all’1,5%, per gli gli etf al 2,8% e all’1,6%.

 

"Si ipotizza che questo risultato possa essere dovuto al fatto che i fondi passivi e gli etf che investono in attività emergenti sono più soggetti a pressioni di riscatto durante i periodi di turbolenza del mercato", affermano gli autori. Come ha sottolineato il Financial Times, si tratta di una problematica di crescente importanza:  la quota dei fondi passivi sugli asset totali dell'industria dei fondi è aumentata dal 20% al 30% nell'ultimo decennio, mentre quella degli etf è passata dal 14% al 21% nello stesso periodo.

Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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