Esposizione banche Ue a Russia è limitata, ma svendita continua

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Secondo gli analisti di Goldman Sachs il vero rischio è quello di una ritorsione energetica della Russia, che colpirebbe soprattutto l'Italia

“Se le rimanenti esportazioni di energia dalla Russia verso l'Ue dovessero essere sostanzialmente diminuite, ci aspettiamo un impatto negativo prolungato sulla crescita economica, che raggiungerebbe potenzialmente quasi l'1% del Pil in Francia e Germania fino al 3% in Italia”, hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs

Nel frattempo, però, il comparto bancario europeo ed italiano è fra i più bersagliati dalle vendite - benché l'esposizione alla Russia sia complessivamente contenuta

In seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina il comparto bancario europeo e italiano ha subito un duro colpo in Borsa. L'indice settoriale Ftse Italia Banche ha perso nell'ultimo mese, alla mattina del 4 marzo, oltre il 25% del valore. L'Euro Stoxx Banks fra il 10 febbraio e il 4 marzo ha ceduto più del 28%.

Eppure, il vero rischio posto dalle sanzioni occidentali alla Russia non sarebbe tanto l'impatto diretto dell'esclusione “selettiva” di alcune banche russe dal sistema di pagamenti Swift, bensì la possibilità che la Russia decida di procedere a ritorsioni sulle esportazioni energetiche nel Vecchio Continente. Le banche europee, nel complesso, hanno un'esposizione limitata alla Russia.

E' quanto ha affermato Goldman Sachs in un suo recente report, nel quale l'Italia viene indicata come l'economia più esposta in caso di ritorsioni russe sulle forniture energetiche. E questo anche se, nel 2022, la quota di importazioni di gas russo sul totale dell'eurozona è scesa dal 40% a meno del 20%.

Piuttosto che l'impatto diretto delle sanzioni su Swift, più importante è “il rischio indiretto delle ritorsioni sul fronte energetico quello che può rivelarsi potenzialmente più dannoso per l'economia europea del rischio diretto di disintegrazione finanziaria dovuto alle sanzioni”, hanno scritto gli analisti di Goldman Sachs. “Se le rimanenti esportazioni di energia dalla Russia verso l'Ue dovessero essere sostanzialmente diminuite, ci aspettiamo un impatto negativo prolungato sulla crescita economica, che raggiungerebbe potenzialmente quasi l'1% del Pil in Francia e Germania fino al 3% in Italia”.



 

Nello stimare l'esposizione del settore bancario europeo alla Russia gli analisti di Goldman Sachs hanno indicato valori piuttosto limitati: l'Austria, con la sua Raiffeisen Bank, risulta di gran lunga la più esposta, mentre l'Italia è al secondo posto. “Con l'eccezione dell'Austria e, in misura molto minore, dell'Italia, della Francia e dei Paesi Bassi, il nostro team di banche nota che l'esposizione dei sistemi bancari appare abbastanza limitata”, si legge nel report della banca d'affari, “pertanto, potenziali interruzioni da questo canale sembrano improbabili e il loro impatto sarebbe probabilmente minore”.

Unicredit, la banca italiana più esposta alla Russia, che ha ceduto oltre il 36% nell'ultimo mese al 4 marzo, realizzava in Russia appena il 3% dei propri ricavi. Le analisi di Goldman Sachs sulla reale vulnerabilità delle banche europee alla Russia farebbero pensare a una reazione eccessiva da parte degli investitori su questo comparto, e nei giorni scorsi anche Equita Sim si era espressa in questi termini. L'attualità sul terreno di battaglia, tuttavia, continua a colpire duramente le azioni bancarie (mentre scriviamo Unicredit cede oltre il 9,7%).

L'impatto delle sanzioni in Russia


Mentre l'impatto delle sanzioni sul Pil in Europa sarà moderatamente negativo, Goldman Sachs ha pesantemente rivisto al ribasso le previsioni per l'economia russa, per la quale si preannunciano mesi di grosse difficoltà. La banca d'affari, che prevedeva prima della crisi ucraina una crescita del 2% per il 2022, ha previsto per Mosca una contrazione del Pil del 7%, con una contrazione della domanda interna del 10% “o poco più”.

GS ha ridotto anche il trend per la crescita russa a lungo termine ribassandola da +2,75% a +1%. A salire, invece, saranno i prezzi. La banca d'affari ha innalzato le previsioni dell'inflazione relativa al 2022 da +8,7 a +17% anno su anno, a causa del vertiginoso deprezzamento del rublo, attestatosi attorno al 30% sul dollaro in seguito alla stretta occidentale sul Paese.
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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