Energia, i prezzi alti aguzzano l’ingegno (e favoriscono il risparmio)
A inizio del 2023 i prezzi delle principali materie energetiche – petrolio e gas naturale – sono tornati sotto al livello di inizio 2022, prima dell’insana invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La notizia ha sorpreso. Il presidente Putin aveva dichiarato che la Russia non avrebbe fornito più petrolio ai Paesi che hanno stabilito un tetto al prezzo. La decisione è partita il 4 febbraio, ma i mercati che, come noto, hanno cuore di coniglio e zampe di lepre, avrebbero dovuto preoccuparsi fin da prima e anticipare quel rialzo dei prezzi che era implicito nelle bellicose decisioni di Putin.
L’andamento di petrolio e gas
Invece, i prezzi dell’oro nero si sono mossi molto poco, così come i prezzi cruciali del gas naturale, del quale l’Europa avrebbe dovuto essere ancora più dipendente dai capricci di Putin rispetto al petrolio. A caval donato non si guarda in bocca, si dice. Ma è importante guardare in bocca a questa bonaccia dei prezzi dell’energia e chiedersi che cosa c’è dietro.
I fattori alla base dello sgonfiamento dei prezzi
I fattori che spiegano la bonaccia sono più d’uno.
- Primo, la buona fortuna: l’inverno relativamente mite ha fatto ridurre i consumi sia del gas che del gasolio per riscaldamento (e se l’inverno mite fa parte del riscaldamento globale, vuol dire che non tutto il male viene per nuocere).
- Secondo, per quanto riguarda gli ultimi mesi, ha anche aiutato il rafforzamento dell’euro sul dollaro (le materie prime sono quotate nella moneta Usa).
- Terzo, la diversificazione degli approvvigionamenti. Era vitale affrancarsi dalle forniture russe, specie per il gas e tutti i Paesi europei hanno cercato di farlo (l’Italia di Draghi con più successo degli altri). I fornitori di gas naturale, gassoso o liquefatto, hanno spinto sulla produzione e hanno riportato in equilibrio domanda e offerta.
- Quarto, le politiche europee per il famoso cap al prezzo del gas. Anche se siamo lontani da quel limite, il tetto concordato ha avuto un effetto di sgonfiamento dei prezzi: ha dato un segnale di risolutezza nell’impedire aumenti ingiustificati e ha tagliato le ali alla speculazione.
- Quinto, la recessione che incombe ha fatto abbassare la domanda.
- L’ultimo fattore sta nei risparmi indotti dagli alti prezzi. Quando si tratta di limitare il consumo di un bene, possono essere utili le raccomandazioni e i consigli: per dare un piccolo esempio, è rimasta famosa, per i risparmi di gas, la ricetta del premio Nobel della fisica Giorgio Parisi, che ha scientificamente approvato un nuovo modo di cucinare la pasta: portate la pentola a ebollizione, buttate i rigatoni e poi spegnete il gas. La pasta si cucinerà egualmente, solo ci metterà un paio di minuti in più. Ma, fra i consigli da una parte e la mannaia dei razionamenti dall’altra, c’è una terza via, quella più efficace: appunto, gli alti prezzi. Le industrie sono state leste a trovare il modo di risparmiare sui costi delle bollette energetiche e le famiglie hanno contrastato il peso della bolletta stando attente agli sprechi.
Da che si evince che il modo migliore per sostenere famiglie e imprese non è quello di abbassare artificialmente i prezzi – riducendo accise o intervenendo d’autorità sulle bollette – ma quello di compensare, con sussidi al reddito, coloro che sono colpiti. Gli alti prezzi devono rimanere tali, per mantenere l’incentivo al risparmio.
Il che ci porta a un altro problema. Forse i comportamenti di risparmio cambieranno segno, adesso che i fattori di cui sopra hanno portato ad abbassare domanda e prezzi? No, si tratta di condotte irreversibili, come accadde ai consumi di petrolio dopo le crisi petrolifere. Dopo aver aguzzato l’ingegno per trovare nuove vie per risparmiare, queste rimarranno a far parte di nuovi modi di produrre e di vivere.
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