L'effetto-varianti frena l'ottimismo sulla crescita. Non solo in Ue

La nuova edizione mensile della global survey di McKinsey ha coinvolto oltre 1.000 partecipanti tra il 12 e il 16 luglio, ponderando i dati sulla base del contributo della nazione di appartenenza di ciascuno di essi al pil globale
Il 71% si attende un miglioramento dell’economia mondiale nei prossimi sei mesi, in calo di 10 punti percentuali su giugno. A frenare sono soprattutto gli intervistati delle economie sviluppate, per i quali la percentuale scende al 65%
Olli Rehn: “Dobbiamo stare attenti a non ritirare prematuramente i sostegni alle imprese e le deroghe ai fallimenti. Solo quando assisteremo a una forte ripresa, potremmo applicare le politiche anticicliche keynesiane e ridurre lo stimolo fiscale”

La recente recrudescenza del virus è dunque uno dei numerosi fattori anche nel mirino degli economisti, nel misurare la forza della ripresa nell'Eurozona. Oltre a un possibile ritiro dei sostegni fiscali prima del necessario, come accadde nel 2012. Come ricorda il Financial Times, inoltre, la crescita della regione è già in ritardo rispetto agli Stati Uniti, che sono tornati ai livelli di produzione pre-crisi quasi un anno prima rispetto alle attese sull'Eurozona. Ciononostante, la maggior parte degli economisti resta ottimista e si attende una ripartenza con una crescita tra l'1,5 e il 2% nel secondo trimestre. Senza dimenticare come la revoca dei blocchi tra aprile e maggio abbia anche dato un boost alla fiducia di imprese e consumatori in tutto il continente, mentre le vendite al dettaglio sono rimbalzate ai livelli pre-pandemici e i mercati azionari della regione sono saliti a livelli record.
Nelle parole di Christine Lagarde della scorsa settimana, l'economia della zona euro è infatti “sulla buona strada per una forte crescita nel terzo trimestre”. Si prevede che il pil della regione crescerà tra il 4 e il 5% sia nel 2021 che nel 2022, recuperando la contrazione record del 6,6% nel 2020. Ma occhio ai sostegni alle imprese, appunto. “Dobbiamo stare attenti a non ritirarli prematuramente”, avverte Olli Rehn, capo della Banca centrale finlandese e membro del consiglio direttivo della Banca centrale europea. “Solo quando assisteremo a una forte ripresa, potremo applicare le politiche anticicliche keynesiane e ridurre lo stimolo fiscale”.