Educazione finanziaria, le donne devono crederci

Teresa Scarale
Teresa Scarale
15.5.2019
Tempo di lettura: 3'
In un incontro a più voci nella sede milanese di Pictet, Debora Rosciani (Radio24), Germana Martano (Anasf), Alma Foti (Anasf) e Claudia Segre (Global Thinking) parlano di educazione finanziaria per le donne. Che, oggi più che mai, devono crederci

Al Nord, il 20% delle donne non ha un conto corrente bancario. Al Sud, la percentuale sale al 25%. Dai dati, pare che le donne abbiano una minore consapevolezza delle proprie finanze, pur avendo un maggior bisogno di pianificazione finanziaria e sicurezza

Eppure il 54,1% delle donne non investe il proprio risparmio e, in generale, fra tutte le alternative disponibili sul mercato, quasi la metà delle italiane preferisce il conto corrente

La pianificazione finanziaria per le donne è una necessità vitale. Sono infatti a maggior rischio povertà rispetto alla controparte maschile, avendo vite più lunghe e carriere più discontinue

"Cara, i soldi che erano nel cassetto?"
"Investiti"
"Sono una o due parole?"
Non è raro che nelle decisioni finanziarie famigliari importanti l'ultima parola spetti alle donne. Appare allora quantomeno bizzarro che spesso sia la mancanza di educazione finanziaria a produrre esiti disastrosi per l'altra metà del cielo una volta che un matrimonio o una relazione siano giunti a termine.

Educazione finanziaria e donne


La sede milanese di Pictet ha ospitato un interessante incontro imperniato sul nuovo libro di Debora Rosciani "Matrimoni & Patrimoni" (Hoepli). L'occasione ha dato spunto alla stessa Rosciani, con gli interventi di Claudia Segre (Global Thinking Foundation), Alma Foti (consulente finanziario e formatrice Anasf) e Germana Martano (direttore generale Anasf), di parlare dell'educazione finanziaria delle donne italiane.

Combattere le disuguaglianze


In un mondo in cui il 50% dei lavori attuali non esisterà più (entro il 2030. Dati Bain & Company), la ricchezza sarà sempre più polarizzata. La tendenza è pienamente in atto. Secondo l'Ocse, fra il 1995 e il 2015 in Italia le qualifiche professionali intermedie sono diminuite del 9,3% mentre sono aumentate quelle "ai poli". Secondo McKinsey, fra il 2005 e il 2014, il 97% delle famiglie italiane si è ritrovata con un reddito pari o inferiorea quello di dieci anni addietro. Ad oggi, l'Italia è al 27esimo posto quanto a disparità di reddito e la situazione è destinata a peggiorare. E la disparità finanziaria di genere la aggrava.

Qualche numero


Al Nord, il 20% delle donne non ha un conto corrente bancario. Al Sud, la percentuale sale al 25%. Dai dati, pare che le donne abbiano una minore consapevolezza delle proprie finanze, pur avendo un maggior bisogno di pianificazione finanziaria e sicurezza. Non è un caso infatti che la popolazione femminile ami in particolar modo le polizze assicurative: il 24,7% contro il 17,1% degli uomini. Rapporto quasi invertito se si parla di investimenti azionari: li predilige il 26,4% degli uomini contro il 18,7% delle donne. Se non riesce a risparmiare, il 42,6% delle donne va "molto in ansia", per gli uomini invece questo numero si attesta al 29,1%.

La necessità di superare l'avversione al rischio


Il 54,1% delle donne non investe il proprio risparmio; per gli uomini invece questo dato si ferma al 34%. E, in ogni caso, fra tutte le alternative disponibili sul mercato, quasi la metà delle italiane preferisce il conto corrente. Ma la ricerca del rendimento "assolutamente sicuro" porta all'erosione del patrimonio reale ad opera dell'inflazione.

Nel mondo degli investimenti le donne sono poco confident e non vogliono arrischiarsi. E' sicuramente un ottimo punto, rispetto all'overconfidence di cui soffrono molti uomini. Ma non deve rappresentare una remora alla protezione e all'accrescimento del loro patrimonio per almeno due ordini di motivi:

  • le donne vivono di più degli uomini;

  • hanno carriere più discontinue rispetto a questi ultimi.


Le donne sono a maggior rischio povertà rispetto agli uomini, se non pianificano e se non fanno le scelte "giuste" nei momenti cruciali della vita. La giornalista e autrice Debora Rosciani sottolinea più volte, ad esempio, la necessità di non smettere di lavorare al di là del periodo standard di maternità ("anche se si dà tutto lo stipendio alla baby-sitter"). Quella che sul lungo periodo può sembrare una scelta saggia, si rivela sul lungo, molto amara. Sia dal punto di vista previdenziale che del necessario investimento per l'università dei figli, per esempio.
educazione-finanziaria-le-donne-devono-crederci_2
Pablo Picasso, Femme au chien. Courtesy Sotheby's
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

Cosa vorresti fare?