Donne e finanza: poca consapevolezza, pochi investimenti

Rita Annunziata
29.9.2020
Tempo di lettura: 3'
Secondo un'indagine della Global thinking foundation, il 68% delle donne italiane possiede dei risparmi ma più della metà li parcheggia sul conto corrente perché non sa come investirli. Claudia Segre, presidente della fondazione, spiega a We Wealth quanto conta l'educazione finanziaria in questo contesto

Il 21% delle donne italiane ignora cosa sia la previdenza complementare e quasi il 50% non sa quanto costa un conto corrente

Il 45% non possiede una tutela assicurativa contro gli imprevisti

“A nostro avviso, il segnale maggiormente preoccupante è che le giovani generazioni evidenzino i dati peggiori rispetto alle fasce più anziane, anche se di pochi punti percentuali”, spiega Claudia Segre

Sapevate che in Italia il 14% delle donne non possiede un conto corrente? E che il 56% finisce per parcheggiare i propri risparmi perché non sa come investirli? Sono solo alcuni dei numeri dell'indagine della Global thinking foundation che, con il contributo della community di Powederly, ha sottoposto un questionario a un campione non probabilistico di 1.000 donne distribuite lungo l'intero territorio nazionale, con un'età compresa tra i 28 e i 60 anni. Una fotografia desolante ma che, stando agli esperti, purtroppo non sorprende.
“A nostro avviso, il segnale maggiormente preoccupante è che le giovani generazioni evidenzino i dati peggiori, anche se di pochi punti percentuali, rispetto alle fasce più anziane – spiega a We Wealth Claudia Segre, presidente della Global thinking foundation – Nonostante, quindi, i passi in avanti che sembrava fossero stati compiuti tra gli anni '90 e il nuovo secolo sul fronte dell'emancipazione femminile, risulta ancora difficile parlare di parità di genere”. L'aspetto più preoccupante, aggiunge l'esperta, riguarda il fatto che la percentuale di donne che non lavora affatto è ancora elevata e “ancora troppe” non sono intestatarie di un conto corrente. Stando alla ricerca, inoltre, il 68% possiede dei risparmi ma il 56% li lascia sul conto corrente perché non sa come investirli e il 19% li tiene perfino in casa. Il 21% del campione, tra l'altro, ignora cosa sia la previdenza complementare e quasi la metà non possiede alcun tipo di tutela assicurativa contro gli imprevisti.

“Certamente, per le donne che hanno una scarsa cultura finanziaria e conoscenze digitali di base, è la formazione a una vera indipendenza decisionale su aspetti economici e finanziari della propria vita che manca – continua la Segre – Si sta facendo molto a tutti i livelli, ma i dati della Global financial literacy survey presentati il 25 giugno dall'Ocse delineano un pessimo risultato per l'Italia in materia di financial literacy”. Con solo 11.1 punti nel Financial literacy score, spiega la Segre, il Belpaese si colloca infatti all'ultimo posto della classifica, al di sotto della media dei Paesi Oecd (13 punti) e di quella dei 26 Paesi che hanno partecipato all'indagine (12.7). La scarsa conoscenza finanziaria, in particolare, è l'elemento che pesa maggiormente sul risultato assoluto: con 3.9 su 7, quello degli adulti italiani è il peggior punteggio dei paesi dell'Europa continentale, secondo solo alla Romania. Per non dimenticare poi il gender gap nello score complessivo: “le donne italiane, insieme alle colombiane, hanno registrato la peggiore performance tra tutti i Paesi partecipati”, aggiunge la Segre.
Che ruolo può svolgere, dunque, un'adeguata alfabetizzazione finanziaria in questo contesto? La Global thinking foundation, in collaborazione con l'Alta scuola impresa e società dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha misurato l'impatto sociale del progetto “Donne al quadrato”, un percorso didattico articolato in lezioni frontali e online affiancate da azioni di mentorship che ha coinvolto più di 45 volontarie certificate Aief (Associazione italiana educatori finanziari). Quello che è emerso è che il benessere finanziario delle partecipanti ai corsi è stato caratterizzato da una crescita del 5%, riversandosi poi anche su un potenziamento delle conoscenze (+10%), un maggior controllo dell'impulsività (+10%) e una maggiore competenza nel monitorare le proprie spese (12%). L'unica nota negativa riguarda un innalzamento dei timori e delle preoccupazioni riguardo la situazione finanziaria del prossimo futuro (-9%) che, stando allo studio, potrebbe essere legato all'aumento della consapevolezza e delle conoscenze.

Secondo la Segre, dunque, è necessario “l'impegno di tutti nel colmare il differenziale di genere e il digital divide”. In particolare, spiega, Global thinking foundation lavora ogni giorno per “accrescere la resilienza, il benessere e l'inclusione finanziaria per prevenire l'abuso economico”. Inoltre, per il terzo anno la fondazione parteciperà al Mese dell'educazione finanziaria organizzato dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, con iniziative culturali, eventi e corsi per la cittadinanza su tutto il territorio.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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