Crisi Ucraina: nuove sanzioni alla Russia e nuove sfide per l'Ue

16.3.2022
Tempo di lettura: 5'
Con le sanzioni l'Ue e gli Usa cercano di colpire la base economica e logistica su cui fa affidamento la Russia nella guerra in Ucraina
Le sanzioni mirano a congelare i beni degli oligarchi russi vicini al Cremlino
Ad oggi, e complessivamente, le misure restrittive adottate dall’Ue colpiscono 877 persone e 62 società
Lo scenario bellico che, ormai, da più di tre settimane caratterizza il territorio ucraino e che vede coinvolte, più o meno direttamente, le principali economie del mondo, rimane immutato.
Da un lato, la Russia sembra non arrestare la sua avanzata distruttiva in Ucraina. Dall'altro, Ue e Usa, continuano lungo la strategia delle sanzioni, adottando di volte in volta nuove misure contro Mosca, al fine di indebolirne la stabilità economica e colpire gli interessi dei soggetti più vicini al Cremlino.
Il Consiglio europeo, facendo seguito alla riunione informale dei Capi di Stato e di governo dell'Ue dello scorso 10 e 11 marzo, ha varato così il quarto pacchetto di misure sanzionatorie.
Segnatamente, ha deciso di vietare le operazioni con alcune imprese statali russe, le operazioni di servizi legati al rating del credito nonché rendere ancora più rigorose le restrizioni sulle esportazioni di beni a duplice uso, di beni relativi alla cantieristica navale, o funzionali alla costruzione di macchinari e, più in generale, di tutte quelle categorie di prodotti idonei a contribuire al rafforzamento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia.
Il Consiglio europeo, inoltre, ha prefigurato la preparazione di una dichiarazione plurilaterale contro la Russia e la Bielorussia che verrà rilasciata dall'Organizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto, World Trade Organization). Una simile prospettiva potrebbe, tra le altre cose, portare alla sospensione del principio della “nazione più favorita” per i prodotti e i servizi della Federazione russa.
Il principio della nazione più favorita (Mfn – Most Favorite Nation) di cui all'art. I del Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade), vale a dire l'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, prevede che i vantaggi concessi ad un Paese, relativi alle tariffe e alle procedure doganali, devono essere accordati ai beni similari di ogni altro Stato membro della Omc. Inoltre, in virtù del sostegno fornito dalla Bielorussia alle azioni della Federazione russa, l'Ue sta valutandone la sospensione del processo di adesione all'Omc.
La presa di posizione dell'Omc, quale organizzazione internazionale, mette in evidenza come sia unanimemente riconosciuto, almeno tra i Paesi membri del Wto, che l'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina violi il diritto internazionale e i principi della Carta delle Nazioni Unite.
Le sanzioni contenute nel quarto pacchetto sono rivolte, inoltre, anche ad una serie di individui facenti parte dell'élite russa che sostiene la politica di Mosca. Nell'elenco figurano gli oligarchi Roman Abramovich e German Khan, nonché altri imprenditori di spicco operanti in settori economici chiave, quali la siderurgia, l'energia, il settore bancario, i media, i prodotti militari. Come si apprende dal comunicato rilasciato dal Consiglio europeo, l'elenco comprende anche lobbisti e propagandisti, come Konstantin Ernst (amministratore delegato di Channel One Russia) che promuovono la narrazione del Cremlino sulla situazione in Ucraina.
Segnatamente, ha deciso di vietare le operazioni con alcune imprese statali russe, le operazioni di servizi legati al rating del credito nonché rendere ancora più rigorose le restrizioni sulle esportazioni di beni a duplice uso, di beni relativi alla cantieristica navale, o funzionali alla costruzione di macchinari e, più in generale, di tutte quelle categorie di prodotti idonei a contribuire al rafforzamento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza della Russia.
Il Consiglio europeo, inoltre, ha prefigurato la preparazione di una dichiarazione plurilaterale contro la Russia e la Bielorussia che verrà rilasciata dall'Organizzazione mondiale del commercio (Omc o Wto, World Trade Organization). Una simile prospettiva potrebbe, tra le altre cose, portare alla sospensione del principio della “nazione più favorita” per i prodotti e i servizi della Federazione russa.
Il principio della nazione più favorita (Mfn – Most Favorite Nation) di cui all'art. I del Gatt (General Agreement on Tariffs and Trade), vale a dire l'Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio, prevede che i vantaggi concessi ad un Paese, relativi alle tariffe e alle procedure doganali, devono essere accordati ai beni similari di ogni altro Stato membro della Omc. Inoltre, in virtù del sostegno fornito dalla Bielorussia alle azioni della Federazione russa, l'Ue sta valutandone la sospensione del processo di adesione all'Omc.
La presa di posizione dell'Omc, quale organizzazione internazionale, mette in evidenza come sia unanimemente riconosciuto, almeno tra i Paesi membri del Wto, che l'aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina violi il diritto internazionale e i principi della Carta delle Nazioni Unite.
Le sanzioni contenute nel quarto pacchetto sono rivolte, inoltre, anche ad una serie di individui facenti parte dell'élite russa che sostiene la politica di Mosca. Nell'elenco figurano gli oligarchi Roman Abramovich e German Khan, nonché altri imprenditori di spicco operanti in settori economici chiave, quali la siderurgia, l'energia, il settore bancario, i media, i prodotti militari. Come si apprende dal comunicato rilasciato dal Consiglio europeo, l'elenco comprende anche lobbisti e propagandisti, come Konstantin Ernst (amministratore delegato di Channel One Russia) che promuovono la narrazione del Cremlino sulla situazione in Ucraina.
Gli Stati Uniti, nel frattempo, allargano l'efficacia delle sanzioni anche alla Bielorussia. In particolare, come si apprende da un comunicato del Tesoro americano, le nuove sanzioni adottate dagli Stati Uniti colpiscono il presidente Alexanderf Lukashenko, e la sua famiglia.
Ebbene, mentre la Russia sembra rispondere con sanzioni mirate che colpiscono, tra gli altri, Joe Biden e il presidente canadese Justin Trudeau, occorre non perdere l'attenzione sulle conseguenze economiche che possono discendere per l'Ue a fronte di questo scenario pieno di turbolenze, economico-sociali e politiche.
Come ha messo in evidenza il noto economista francese Jean Pisani-Ferry, in un report pubblicato dal think thank Bruegel, la guerra in Ucraina avrà significative conseguenze sulla politica economica dell'Ue e, singolarmente, sugli Stati membri. Si può sin da ora stimare che lo shock negativo legato alla riduzione dell'offerta di approvvigionamento di gas e petrolio, dunque, al conseguente aumento dei prezzi, unitamente alla necessità di spendere nuove risorse pubbliche per la difesa, potrebbe incidere sul bilancio in modo significativo. Fino al 4% del Pil.
La Russia è il principale fornitore di petrolio (27% delle importazioni), carbone (47%) e gas (41%) dell'Ue. Ma, se petrolio e carbone non richiedono infrastrutture specifiche per essere consegnati al mercato, il gas dipende da esse. Questo significa che non è facile diversificare senza soluzione di continuità i fornitori.
Se la Russia interrompesse le esportazioni, l'Ue perderebbe il 40% delle sue forniture di gas naturale e andrebbe incontro a conseguenze particolarmente gravi. Motivo per cui, come sottolinea Pisani-Ferry, finora Bruxelles ha lasciato il gas fuori dall'ambito delle sanzioni. Ciò non toglie che l'Ue debba prepararsi a fare a meno del gas russo.
Una simile circostanza, però, genererebbe ulteriori disallineamenti interni: non tutti gli Stati risponderebbero allo stesso modo a questa improvvisa interruzione di approvvigionamento dalla Russia.
Per questo motivo, come suggerisce l'economista francese su Brugel, è il momento per l'Ue e gli Stati membri di, tra le altre cose, avviare un piano di resilienza energetica di emergenza per aumentare le forniture energetiche non russe e distribuirle all'interno dell'Unione; integrare i sistemi energetici in modo molto più approfondito e dare vita a un framework anche normativo sulla sicurezza energetica.
Questo contesto metterà alla prova la capacità dell'Europa di agire in modo rapido e deciso, ma anche di gestire la fornitura di nuovi beni pubblici di cui in precedenza non era responsabile.
Ebbene, mentre la Russia sembra rispondere con sanzioni mirate che colpiscono, tra gli altri, Joe Biden e il presidente canadese Justin Trudeau, occorre non perdere l'attenzione sulle conseguenze economiche che possono discendere per l'Ue a fronte di questo scenario pieno di turbolenze, economico-sociali e politiche.
Come ha messo in evidenza il noto economista francese Jean Pisani-Ferry, in un report pubblicato dal think thank Bruegel, la guerra in Ucraina avrà significative conseguenze sulla politica economica dell'Ue e, singolarmente, sugli Stati membri. Si può sin da ora stimare che lo shock negativo legato alla riduzione dell'offerta di approvvigionamento di gas e petrolio, dunque, al conseguente aumento dei prezzi, unitamente alla necessità di spendere nuove risorse pubbliche per la difesa, potrebbe incidere sul bilancio in modo significativo. Fino al 4% del Pil.
La Russia è il principale fornitore di petrolio (27% delle importazioni), carbone (47%) e gas (41%) dell'Ue. Ma, se petrolio e carbone non richiedono infrastrutture specifiche per essere consegnati al mercato, il gas dipende da esse. Questo significa che non è facile diversificare senza soluzione di continuità i fornitori.
Se la Russia interrompesse le esportazioni, l'Ue perderebbe il 40% delle sue forniture di gas naturale e andrebbe incontro a conseguenze particolarmente gravi. Motivo per cui, come sottolinea Pisani-Ferry, finora Bruxelles ha lasciato il gas fuori dall'ambito delle sanzioni. Ciò non toglie che l'Ue debba prepararsi a fare a meno del gas russo.
Una simile circostanza, però, genererebbe ulteriori disallineamenti interni: non tutti gli Stati risponderebbero allo stesso modo a questa improvvisa interruzione di approvvigionamento dalla Russia.
Per questo motivo, come suggerisce l'economista francese su Brugel, è il momento per l'Ue e gli Stati membri di, tra le altre cose, avviare un piano di resilienza energetica di emergenza per aumentare le forniture energetiche non russe e distribuirle all'interno dell'Unione; integrare i sistemi energetici in modo molto più approfondito e dare vita a un framework anche normativo sulla sicurezza energetica.
Questo contesto metterà alla prova la capacità dell'Europa di agire in modo rapido e deciso, ma anche di gestire la fornitura di nuovi beni pubblici di cui in precedenza non era responsabile.