Cosa cambia per i mercati se la recessione Ue sarà 'soft'

Alberto Battaglia
21.11.2022
Tempo di lettura: 5'
Un inverno meno freddo e un positivo andamento delle scorte di gas europee scongiura razionamenti e migliora lo scenario per i prossimi mesi

Gli economisti sondati da Consensus economics hanno migliorato le previsioni per la crescita dell'Eurozona dal 2,7 al 3,2% per l'anno in corso. Meno gestori temono adesso una grossa recessione a livello europeo

Per una volta il 'Generale inverno' non ha aiutato gli obiettivi della Russia: l'impatto della stagione fredda in Europa, finora, è stato nettamente più contenuto sul consumo di gas, le cui scorte risultano attualmente più ampie rispetto a quelle della media dell'ultimo quinquennio. Secondo i dati Entso-E, citati dal Financial Times, il consumo di gas nella prima settimana di novembre è stato inferiore del 30% rispetto alla media 2017-2021 in Germania, Francia e Italia. Nel frattempo, le riserve di gas stoccate in Europa risultano superiori del 10,6% rispetto alla media dell'ultimo quinquennio e del 32,1% rispetto al 2021, stando ai dati di CelsiusEnergy.net aggiornati al 19 novembre. Il surplus negli stoccaggi, rispetto alla media degli scorsi anni, è andato via via ad aumentare a partire da settembre, nonostante l'interruzione di tutto il flusso di gas russo proveniente dal Nord Stream 1. 


Questa relativa sicurezza sulla disponibilità di gas naturale ha allontanato l'ipotesi di un razionamento obbligatorio dell'energia e, di conseguenza, ha migliorato le attese sull'andamento dell'economia dell'Unione europea. Secondo l'ultimo sondaggio di Consensus economics, la previsione per la crescita del Pil per l'anno in corso è aumentata dal 2,7 al 3,2%. Per il momento, le previsioni ufficiali della Commissione europea indicano due trimestri consecutivi di crescita negativa, -0,5% nell'ultima parte del 2022 e -0,1% per il primo quarto del 2023: si tratterebbe, dunque, di una recessione tecnica. Ma un numero crescente di gestori sta iniziando a vedere uno scenario meno grave per la crescita europea, considerando quelle che sarebbero potute essere le sfide di quest'inverno sul fronte energetico. Il future di riferimento per il gas, il Ttf, è sceso al di sotto dei 100 euro per Mwh e, al 21 novembre, si mantiene a quota 116 - ben al di sotto del picco di circa 350 euro toccato lo scorso agosto.   

Secondo gli analisti di Goldman Sachs, l'outlook dell'Eurozona è migliorato in seguito al supporto pubblico e a una stagione fredda finora più mite: la banca americana ha rialzato le previsioni sull'ultimo trimestre del 2022 da -0,4 a -0,2% e, per primo trimestre del 2023, da -0,6 a -0,4%.


In questo scenario la Bce dovrebbe procedere entro primi tre mesi del 2023 con l'inizio del quantitative tightening, il mancato rinnovo dei titoli in scadenza acquistati tramite l'App (quantitative easing) – un segnale restrittivo per la politica monetaria. Prima di allora, il ritmo dei rialzi già nell'ultima riunione di quest'anno, dovrebbe decelerare a 50 punti base, hanno affermato gli analisti di Goldman Sachs.  


Un inverno meno negativo per l'economia dell'Eurozona potrebbe dare più tempo alla Bce per proseguire la fase di restringimento della politica monetaria. Durante la prossima estate saranno, tuttavia, ci saranno maggiori difficoltà a ricostituire le scorte di gas, poiché non sarà più possibile approvvigionarsi dalla Russia come è avvenuto fino all'estate di quest'anno. Un'eventuale riapertura della Cina andrebbe accrescere ulteriormente i problemi di approvvigionamento di gas in Europa. In questo scenario, i prezzi energetici potrebbero andare incontro una nuova fase di rincaro, tornando a colpire famiglie e imprese. A quel punto la banca centrale potrebbe avere di fronte, contemporaneamente, prospettive di crescita in peggioramento e nuovi aumenti dei prezzi. 


Se nel 2022 moderare l'inflazione è stato prioritario, sarebbe più difficile per la Bce mantenere un orientamento da falchi dopo aver subito il deterioramento dell'economia europea. Le pressioni al rialzo sui salari, finora aumentati quasi del 4% nell'Eurozona, potranno continuare a farsi sentire nel 2023: per Goldman Sachs, infatti, l'impatto della recessione tecnica sarà relativamente limitato sul tasso di disoccupazione, che aumenterà dal 6,6% al 7,2% nel secondo trimestre del prossimo anno. Non abbastanza per scoraggiare rivendicazioni sugli adeguamenti alle retribuzioni, di fronte a un'inflazione che dovrebbe sì diminuire rispetto il picco atteso a dicembre, ma rimanere elevata anche l'anno prossimo. 


Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

Cosa vorresti fare?