Climate change, Onu: “A rischio anche il commercio globale”

Rita Annunziata
1.3.2022
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Il nuovo rapporto dell'Ipcc mostra le vulnerabilità dell'economia globale al cambiamento climatico. Mentre il pianeta rischia di avviarsi verso un innalzamento della temperatura pari a 3°C entro il 2100 rispetto ai livelli pre-industriali

L’aumento delle ondate di calore, della siccità e delle inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali. Esponendo anche milioni di cittadini a una grave insicurezza alimentare e idrica, specie in Africa, Asia, Centro e Sud America

Se si riuscisse a contenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, il mondo dovrà affrontare notevoli rischi climatici nei prossimi due decenni. Anche solo il superamento temporaneo di questo livello genererebbe impatti irreversibili

Un “terribile avvertimento sulle conseguenze dell'inazione” sul clima, nelle parole del presidente dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) Hoesung Lee. Ma anche un “atto d'accusa schiacciante nei confronti dell'incapacità dei leader”, secondo il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres. Mentre le tensioni nell'Est Europa fomentano i timori sullo shock inflazionistico e sulle strozzature delle catene di approvvigionamento, la febbre del Pianeta torna a presentare il conto (salato) dell'agire umano. Mostrando le vulnerabilità dell'economia globale.
Secondo l'ultimo rapporto dell'Ipcc, redatto da 270 scienziati e validato da ben 195 governi, il cambiamento climatico rischia di incidere sulla vita di miliardi di persone. L'aumento delle ondate di calore, della siccità e delle inondazioni sta già superando le soglie di tolleranza di piante e animali, generando mortalità di massa in diverse specie di alberi e coralli. Ma esponendo anche milioni di cittadini a una grave insicurezza alimentare e idrica, specie in Africa, Asia, Centro e Sud America, nell'Artico e nelle piccole isole.
Se si riuscisse a contenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali, come auspicato dai firmatari degli Accordi di Parigi del 2015, il mondo dovrà affrontare notevoli rischi climatici nei prossimi due decenni. E, secondo gli esperti, anche solo il superamento temporaneo di questo livello genererebbe gravi impatti, alcuni dei quali irreversibili. Stando alle stime dell'Ipcc, il pianeta è in realtà sulla buona strada verso un innalzamento delle temperature pari a 3°C entro il 2100. Il che scatenerebbe effetti potenziali anche sul commercio globale. Nell'occhio del ciclone le infrastrutture critiche, inclusi i sistemi energetici e di trasporto. E le catene di approvvigionamento, i cui rischi stanno aumentando anche a causa degli effetti sempre più gravi del climate change.

Gli scienziati evidenziano tra l'altro come il cambiamento climatico interagisca con alcuni trend globali, come l'uso insostenibile delle risorse naturali, la crescente urbanizzazione, le diseguaglianze sociali e la crisi pandemica, mettendo a repentaglio lo sviluppo futuro. “La nostra analisi mostra chiaramente che affrontare tutte queste sfide richieda il coinvolgimento di tutti, governo, settore privato e società civile”, spiega Debra Roberts, co-presidente del gruppo di lavoro II dell'Ipcc. Secondo il comitato intergovernativo, finora i progressi in materia di adattamento ai cambiamenti climatici non sono stati uniformi, anzi. I crescenti divari nelle azioni intraprese tendono ad ampliarsi soprattutto tra le popolazioni a basso reddito. Questo rende necessaria “un'azione ambiziosa e accelerata”, si legge nel rapporto, che preveda al contempo una riduzione “rapida e profonda” delle emissioni di gas serra.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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