Christine Lagarde: con più donne Pil su del 4%

Alla vigilia del G20 di Buenos Aires parla, anzi scrive, Christine Lagarde dell'Fmi, dipingendo nubi oscure all'orizzonte. Ma senza soccombere al pessimismo
I dazi: un danno per tutti, specie nel contesto attuale di rallentamento della crescita
Un mix di politiche sinergiche fra gli Stati potrebbe spingere il Pil dei Paesi G20 almeno del 4%
La crescita dei G20 sta rallentando: i segnali
Il tasso previsto ad ottobre dall'Fmi per il 2018 e il 2019 si attesta al 3,7%, 0,2% al di sotto di quanto previsto a luglio. I motivi stanno nelle pressioni sui mercati emergenti. I 3/4 delle economie emergenti hanno rallentato, a partire dalla Cina. Per non parlare dell'area Euro, su cui incombe la Brexit senza accord. Nel medio termine, soprattutto nelle economie avanzate, la crescita si prevede fiacca a causa del calo demografico e della bassa produttività. Non vi sfuggiranno nemmeno gli Usa, una volta terminato lo stimolo fiscale dell'amministrazione Trump.
Ciò che colpisce nello scritto della Lagarde, è il dito puntato contro le diseguaglianze eccessive. Le quali potrebbero minare il supporto elettorale alle riforme necessarie all'aumento della produttività. Il presidente del Fondo Monetario passa quindi ad evidenziare le tre priorità in merito.
Le tre priorità secondo Christine Lagarde
Aumentare la resilienza (con uno sguardo all'Italia)
I politici dovrebbero creare più agio fiscale per eventuali manovre di sostegno alla crescita, soprattutto nei Paesi ad elevato indebitamento come l'Italia e in varie economie emergenti.
La normalizzazione dei tassi di interesse nei Paesi avanzati dovrebbe continuare a seguire un sentiero graduale, “ben comunicato e dipendente dai dati”, per evitare inutili turbolenze. Questa normalizzazione, secondo Christine Lagarde, è un segnale di buona salute per la crescita di queste economie. D'altro canto però, ciò ha esercitato forti pressioni sulle economie emergenti . Come dovrebbero comportarsi allora questi paesi? Mantenendo sotto controllo l'inflazione, scegliendo tassi di cambio flessibili e scegliendo di gestire i flussi di capitali.
Dazi: un danno per tutti
Le barriere commerciali sono dannose per tutti. Il commercio mondiale dovrebbe essere stimolato, on ostacolato. Liberalizzare gli scambi aumenterebbe il Pil dei G20 di mezzo punto percentuale nel lungo periodo (350 miliardi di dollari).
Dopo un decennio di condizioni finanziarie relativamente agevoli, molti paesi necessitano di domare i livelli record di debito (182 mila miliardi nel complesso secondo le stime del Fondo). Per quanto riguarda i Paesi a basso reddito urge inoltre la questione di rendere più trasparenti i prestiti. Più in generale, i rischi del settore finanziario richiedono di agire per evitare di arretrare rispetto ai progressi ottenuti nella regolamentazione del settore finanziario successivamente alla crisi.
Tenere il passo
Il tema del G20 quest'anno è Building Consensus for Fair and Sustainable Development. Al di là del gran parlare (o forse proprio per questo…) gli obiettivi non sono stati raggiunti o comunque si procede a passo troppo lento. “La maggior parte delle economie avanzate potrebbe beneficiare da una liberalizzazione dei mercati manifatturieri in modo da spronare l'innovazione e abbassare i prezzi”. Lo stesso dicasi per il mercato del lavoro, anche in Paesi emergenti come Brasile, Cina, India, Russia, in cui si fa sentire l'effetto distorsivo delle imposte.
Il ruolo della partecipazione femminile
Bisognerebbe poi, “virtualmente ovunque, aumentare la partecipazione delle donne alla forza lavoro”. Questo, “non solo aumenterebbe la crescita economica, ma aiuterebbe tutte le società ad essere più eque ed inclusive”.
In conclusione
Le “nubi nere” che si addensano all'orizzonte possono essere spazzate via dai Paesi del G20 con politiche ambiziose, propositive e collaborative. Politiche che abbiano forza sia a livello nazionale che internazionale. Ciò implica anche il rafforzamento della rete di sicurezza del sistema finanziario globale. A tenere le fila di questa rete secondo Christine Lagarde, deve esserci il Fondo Monetario Internazionale, con tutte le sue risorse, in modo da “assicurare il suo ruolo di aiuto alle economie nel prevenire e trattare le crisi future”.