Candriam, il futuro delle imprese è selettivo e Esg

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Negli ultimi anni le imprese sono ricorse al debito per finanziare il loro sviluppo. Un approccio puramente finanziario, però, non è più sufficiente: nei prossimi anni dovranno puntare sulla responsabilità ambientale, sociale e di governance. L'outlook di Philippe Noyard di Candriam

Secondo l'Institute of International Finance, oggi il debito totale delle imprese (escluso il settore finanziario) equivale al 91,4% del Pil mondiale

Le imprese ricorrono al debito per investire in attività di ricerca e sviluppo e per adattarsi al nuovo scenario economico

Secondo Noyard, le società che trascureranno i fattori extra-finanziari potrebbero vedere gli investitori rifiutarsi di finanziarle o concedere finanziamenti a costi proibitivi

Nell'attuale scenario di mercato un approccio puramente finanziario sembrerebbe non essere più sufficiente: le imprese, player fondamentali del contesto economico e sociale, dovranno puntare sulla selettività e sula responsabilità ambientale, sociale e di governance.
Secondo Philippe Noyard, global head of credit & deputy global head of fixed income di Candriam, negli ultimi anni le aziende hanno ricorso al debito non solo per finanziare la propria crescita con investimenti in attività di ricerca e sviluppo ma anche per adattarsi al contesto circostante, caratterizzato da un rallentamento della crescita globale e da bassi tassi d'interesse. Tuttavia, “poiché gli obiettivi di redditività attesi dagli azionisti non sempre possono essere raggiunti attraverso la sola crescita della società, l'indebitamento è stato utilizzato massicciamente anche per finanziare il riacquisto di azioni proprie e per distribuire dividendi eccezionali”, spiega Noyard.

Le politiche accomodanti delle banche centrali e il ricorso a misure non convenzionali come il quantitative easing della Banca centrale europea, hanno comportato una progressiva diversificazione delle fonti di finanziamento delle piccole imprese, favorendo i finanziamenti obbligazionari. “Per alcune imprese tutto questo ha comportato una riduzione dell'onere del debito e una minore possibilità di fallimento, mentre per altre ha facilitato i progetti di sviluppo”, continua Noyard. Secondo i dati dell'Institute of International Finance, oggi il debito totale delle imprese (escluso il settore finanziario) equivale al 91,4% del Pil mondiale, registrando un aumento di 20 punti in 20 anni.
Resta però un punto che le imprese non possono non tenere in considerazione: la pressione sociale relativa alle questioni ambientali, sociali e di governance è crescente e le costringe ad adattarsi. Un approccio puramente finanziario non è dunque sufficiente, ma gli investitori si aspettano che le imprese integrino anche fattori extra-finanziari. “Le società che trascureranno questo cambiamento potrebbero in futuro vedere gli investitori rifiutarsi di finanziarli – conclude Noyard – o magari concedere finanziamenti solo a costi proibitivi che potrebbero compromettere la redditività dei loro investimenti e quindi la rimuneratività a lungo termine”.

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