Calcio, un settore da 4,7 miliardi al bivio post-covid

Rita Annunziata
4.5.2020
Tempo di lettura: 3'
Riprendono gli allenamenti individuali, ma il Campionato resta sospeso. Quali sono gli effetti su un settore che genera un fatturato complessivo pari a 4,7 miliardi di euro? Secondo Nicolò Nunziata di Marzotto Investment House, le società quotate rischiano di essere sottovalutate. Occhio ai bond di Inter e Roma

L'ultimo bilancio integrato della Figc rileva che il fatturato generato dal sistema calcio italiano ha un impatto del 12% sul pil del calcio mondiale

Standard&Poor's ha rivisto al ribasso i rating del bond da 300 milioni di euro emesso dall'Inter e quello da 275 milioni della Roma

Solo il calcio professionistico contribuisce per il 70% al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano

La fase 2 coinvolge anche il calcio italiano con la ripartenza di alcuni allenamenti individuali nei centri sportivi, dal Sassuolo al Bologna, dall'Inter alla Juventus, fino a Lazio, Roma e Napoli. Ma la ripresa del Campionato resta in sospeso e a risentirne sono non solo le società quotate ma un intero settore che, secondo l'ultimo bilancio integrato della Figc, genera un fatturato complessivo di 4,7 miliardi di euro, pari al 12% del pil del calcio mondiale.
“La fine del Campionato è vitale per le società quotate – spiega Nicolò Nunziata, strategist azionario di Marzotto Investment House – una mancata ripartenza genererebbe una catena di problematiche difficilmente gestibili a livello manageriale” . Secondo l'esperto, solo nel mese di marzo tutte le società calcistiche quotate a livello europeo hanno perso oltre il 50%. Ma se la sospensione del Campionato risultasse essere temporanea e non ci fosse una seconda ondata di contagi o “grandi problematiche a livello macroeconomico, la situazione sarebbe più gestibile e le società quotate rappresenterebbero un'asset class prospetticamente sottovalutata rispetto alle potenzialità  che potrebbero avere tra uno o due anni”, spiega.

Come sottolineato in un recente report di Marzotto Investment House, l'industria del calcio per il listino azionario italiano è significativamente rappresentata, con tre società quotate – Juventus, Lazio e Roma – e diversi bond in circolazione. “La base di azionisti e obbligazionisti è considerevolmente aumentata negli ultimi anni a seguito di una maggiore prevedibilità di fatturato e utili rispetto al passato dovuti soprattutto alla vendita dei diritti televisivi alle pay tv, allo stadio di proprietà e alle diverse tipologie di sponsor”, precisa lo studio.

S&P rivede al ribasso i bond di Inter e Roma


Eppure, nelle scorse settimane gli effetti della pandemia sui bilanci delle società calcistiche ha spinto Standard&Poor's a rivedere al ribasso i rating del bond da 300 milioni di euro emesso dall'Inter e quello da 275 milioni della Roma. “Il danno finanziario a breve termine dipende in parte da quando e se la stagione di Serie A ricomincia e con quale forma – si legge nel comunicato ufficiale dell'agenzia statunitense – Questo, a sua volta, dipende in gran parte dalla durata della pandemia e dalla gravità delle contromisure”. Secondo S&P, tuttavia, le potenziali perdite di entrate non rappresenterebbero una minaccia nei confronti della capacità delle società di “onorare interessi e pagamenti principali”.
Quali sono dunque le attese? “Se le società di rating devono riflettere la situazione patrimoniale e finanziaria è corretto che vengano intraprese azioni di questo tipo – spiega Nunziata – ma il mercato guarda comunque al forward:  anche in questo caso, la mancata conclusione del campionato resta una grande incertezza perché ogni squadra ha una patrimonializzazione diversa, debiti diversi, e un valore intrinseco dei calciatori diverso, che rappresenterebbero delle criticità importanti. Se invece ci sarà un'evoluzione positiva in termini di chiusura dei campionati, si potrebbe tornare velocemente ai livelli pre-covid e anche gli abbassamenti di rating diventerebbero meno rilevanti per il mercato”.

Il contributo fiscale e previdenziale


C'è poi anche un ultimo aspetto da considerare. Secondo i dati della Figc, solo il calcio professionistico contribuisce per il 70% al gettito fiscale complessivo generato dal comparto sportivo italiano. Nel 2016 la contribuzione fiscale e previdenziale aggregata del calcio professionistico ha sfiorato gli 1,2 miliardi di euro, per un totale di 11,4 miliardi di euro negli ultimi 11 anni considerati. Questo significa che “per ogni euro investito dal governo italiano nel calcio, lo Stato ha ottenuto un ritorno in termini fiscali e previdenziali pari a 15,2 euro”, si legge nello studio. Resta da vedere, dunque, che direzione prenderà l'intero settore al bivio post-covid.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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