Spread sui Btp, per Morgan Stanley la bonaccia sta per finire

La finanziaria 2024 “sarà probabilmente complessa: il governo sta cercando di mantenere le promesse elettorali, in un momento in cui ci si aspetta anche che dia priorità al consolidamento fiscale”, ha affermato Morgan Stanley
Il Superbonus assieme ad “altre misure simili di credito d'imposta, ha comportato una spesa aggiuntiva di circa 30 miliardi di euro per il governo quest'anno, che non è stata contabilizzata nel Def di aprile
Se la crescita italiana rallenta più del previsto non sarà un problema solo per le risorse a disposizione della prossima legge di Bilancio: con un disavanzo più ampio, l'incognita sui nuovi vincoli del Patto di Stabilità e una possibile accelerazione del quantitative tightening della Bce, potrebbe aprirsi una nuova fase di tensione sui Btp decennali. E' quanto ha sostenuto il team di analisti di Morgan Stanley, in una nota dal titolo evocativo: “Everything, everywhere, all at once”. Come il film premiato all'ultima edizione degli Oscar, l'Italia si troverebbe al centro di un multiverso di sfide, che potrebbero convincere gli investitori a guardare altrove: secondo la banca americana lo spread Btp/bund potrebbe raggiungere quota 210 entro fine anno, un livello toccato l'ultima volta nel dicembre 2022.
Non è la prima volta che quest'anno si è parlato di una fuga imminente dai titoli di Stato italiani: già a gennaio un sondaggio degli economisti condotto dal Financial Times aveva indicato nei Btp i titoli governativi “a maggior rischio di sell-off”, ossia di svendita. Ad aprile era stata Goldman Sachs a suggerire una posizione ribassista sul Btp, al quale si sarebbe dovuto preferire l'omologo titolo spagnolo. Chi avesse scommesso a inizio anno sul crollo del Btp decennale sarebbe rimasto, ad oggi, a bocca asciutta: il rendimento del decennale italiano è sceso di circa 24 punti base, mentre quello dei Bonos spagnoli è aumentato di circa 10 punti base. Nel mercato delle obbligazioni, il prezzo del titolo sale quando il rendimento si abbassa e viceversa.
Un'economia che rallenta allargherà il deficit, rispetto ai piani
Rispetto alle ultime stime diffuse questa settimana dalla Commissione europea, gli economisti di Morgan Stanley sono leggermente più pessimisti sulle prospettive dell'economia italiana: la crescita attesa è dello 0,8% sia per il 2023 sia per il 2024 (per l'anno in corso l'esecutivo Ue prevede una crescita dello 0,9%).
Al confronto con le previsioni formulate dal governo italiano nel Def, pubblicato lo scorso aprile, la riduzione delle attese è evidente, soprattutto per il 2024: l'esecutivo stimava una crescita del Pil dell'1,4% per l'anno prossimo. Il deterioramento delle prospettive economiche non potrà che moderare le ambizioni della futura legge di Bilancio, la cui “prudenza” è stata già anticipata dalla premier Giorgia Meloni in diverse occasioni – l'ultima delle quali martedì scorso, nel suo intervento all'assemblea di Fratelli d'Italia.
Nonostante le rassicurazioni del governo, Morgan Stanley ha peggiorato le sue previsioni sul rapporto deficit/Pil per quest'anno e per il 2024, portandole rispettivamente al 5 e al 4,2% (ad aprile il governo aveva previsto, per quest'ultimo, un 3,7%, a politiche invariate). La finanziaria 2024 “sarà probabilmente complessa: il governo sta cercando di mantenere le promesse elettorali, in un momento in cui ci si aspetta anche che dia priorità al consolidamento fiscale”, ha affermato Morgan Stanley “e, come se non bastasse, il margine di manovra fiscale sarà probabilmente ridotto dalle prospettive di crescita più deboli e dalla spesa extra per i crediti d'imposta del Superbonus”. Quest'ultimo, assieme ad “altre misure simili di credito d'imposta hanno comportato una spesa aggiuntiva di circa 30 miliardi di euro per il governo quest'anno, che non è stata contabilizzata nel Def di aprile” e che potrebbero aggravare il rapporto deficit/Pil del 2024 di ulteriori 1,5 punti.
A proposito dell'impatto del Superbonus sul gettito e, dunque, sulle necessità di finanziamento del governo, Morgan Stanley ha sottolineato come gli effetti degli incentivi all'edilizia saranno diluiti nel tempo, fra il 2023 e il 2027. Periodo durante il quale i crediti d'imposta maturati nei confronti del fisco potranno essere utilizzati, riducendo le entrate tributarie nei prossimi anni.
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Btp, meglio puntare su altri titoli governativi?
Per gli investitori, queste sono le premesse di un ulteriore allargamento dello spread Btp/bund, un trend avviato a inizio settembre, con l'innalzamento da 165 punti base agli attuali 180 punti base. “I fattori di supporto che hanno permesso allo spread Btp/Bund a 10 anni di raggiungere il nostro scenario 'toro' di 160 punti base sono svaniti. Dopo il processo di bottoming estivo, lo spread ha iniziato a riallargarsi”, hanno affermato gli economisti di Morgan Stanley, “ci aspettiamo un ritorno in area 200/210 punti base entro la fine dell'anno, alimentato da: un'accelerazione della debolezza dei dati sull'attività dell'Eurozona; la mancanza di domanda di Btp da parte dei non residenti; una correzione della ricca valutazione dei bilanci del credito; un potenziale annuncio della Bce sui reinvestimenti del Pepp 2024”.
Questi fattori potrebbero comprimere i rendimenti dei bond a lungo termine nelle prossime settimane, ma i Btp decennali “dovrebbero seguire questo rally in ritardo”. Di conseguenza, Morgan Stanley ha confermato la sua posizione corta, ossia ribassista, sul Btp in scadenza nel maggio 2033, per incrementare l'esposizione al titolo tedesco comparabile, in scadenza nell'agosto 2032.
