Ucraina, il punto sull'azionario dopo il blocco Usa al petrolio russo

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Wall Street ha avuto una seduta volatile dopo la decisione Usa e Uk di bloccare le importazioni di petrolio russo

Mentre le Borse europee sono ampiamente tornate al di sotto dei massimi pre-covid, anche Wall Street ha accusato il colpo in seguito alle previste conseguenze economiche del conflitto in Ucraina - che con l'aumento delle sanzioni non potranno che farsi più profonde anche per l'Occidente

Il vicepremier russo, Alexander Novak, ha minacciato dure ritorsioni nel caso di estromissione della Russia dalle importazioni di petrolio, che colpirebbero soprattutto l'Europa. Gli Usa, hanno confermato il blocco nel pomeriggio dell'8 marzo

Mentre le Borse europee sono ampiamente tornate al di sotto dei massimi pre-covid, anche Wall Street ha accusato il colpo in seguito alle previste conseguenze economiche del conflitto in Ucraina - che con l'aumento delle sanzioni non potranno che farsi più profonde anche per l'Occidente.

Il 7 marzo l'S&P 500 ha perso il 3%, registrando così il suo peggior calo dall'ottobre 2020. Anche il Nasdaq Composite ha perso il 3,6% entrando così ufficialmente in territorio orso. Dopo questo tonfo, la seduta dell'8 marzo, è partita ancora in territorio negativo, ma nel momento in cui scriviamo si sta osservando un parziale recupero.

Ad accrescere le tensioni sui mercati è stata la decisione statunitense di introdurre un divieto all'importazione di petrolio dalla Russia, ufficializzata dal presidente Joe Biden l'8 marzo ma anticipata già nelle ore precedenti. Una scelta che, però, non sarà condivisa dai partner europei, con l'eccezione del Regno Unito. Il Vecchio Continente importa dalla Russia circa il 30% del suo petrolio, gli Stati Uniti solo il 10%.

L'obiettivo della misura, che sarà eseguita entro la fine dell'anno è, ancora una volta, quella di colpire Mosca nel settore cruciale delle sue esportazioni, minandone la solidità economica. Nel farlo, però, la domanda di petrolio andrà a rivolgersi su altre fonti di approvvigionamento alimentando un'ulteriore impennata dei prezzi.

Il vicepremier russo, Alexander Novak, ha minacciato ritorsioni nel caso di estromissione della Russia dalle importazioni di petrolio. "E' assolutamente chiaro che un rifiuto del petrolio russo porterebbe a conseguenze catastrofiche per il mercato globale", ha detto Novak, "i politici europei hanno bisogno di avvertire onestamente i loro cittadini e consumatori su cosa aspettarsi. Se volete rifiutare le forniture di energia dalla Russia, fate pure. Siamo pronti per questo. Sappiamo dove potremmo reindirizzare i volumi".

Nel corso della giornata dell'8 marzo, il barile di petrolio Brent ha realizzato un nuovo rialzo a quota 133 dollari. Nel frattempo, l'oro ha raggiunto un massimo intraday a 2.069 dollari ad un passo dal massimo storico dell'agosto 2020.

L'ulteriore rincaro dei prezzi dell'energia contribuirà ad aumentare un'inflazione già elevata che è destinata ad estendersi sulle varie componenti del paniere.

La minaccia di una ritorsione pesante sugli alleati europei, in caso di stop alle importazioni di greggio russo da parte degli Usa sembra espressamente rivolta a dividere l'alleanza occidentale, finora compatta nell'accerchiare economicamente la Russia di Putin.

Da inizio anno al pomeriggio italiano dell'8 marzo l'S&P 500 ha ceduto l'11,9% mentre l'Euro Stoxx 600 ha perso quasi il 15%. Ancor più grave il colpo subito dal Nasdaq Composite, con un calo del 17,9% da inizio anno. Per il listino italiano il rosso è attualmente superiore al 18,2%, con un rosso particolarmente grave per il comparto bancario rappresentato dal Ftse Italia banche (-22,5%).

 
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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