Bce: inflazione robusta, ma si dissolverà l'anno prossimo

28.10.2021
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Nell'ultimo meeting Francoforte ha lasciato invariate le misure di politica monetaria, nonostante il livello dei prezzi sia in decisa salita. La presidente Lagarde ha spiegato perché
L'inflazione c'è e si sente, ma si dissolverà l'anno prossimo, anche se con echi più lunghi di quelli previsti. E gli acquisti di titoli del debito pubblico proseguiranno a ritmo contenuto. Questo in sintesi il detto in conferenza stampa da Christine Lagarde, nel giorno in cui l'inflazione tedesca raggiunge un nuovo record: 4,5% a ottobre (4,1% a settembre 2021), valore mai toccato da 28 anni, nell'ottobre 1993.
«L'attività economica continua nella sua ripresa e raggiungerà i livelli pre pandemia entro fine 2021, annuncia la presidente Bce in conferenza stampa. Vi contribuisce in maniera decisa il successo della campagna vaccinale con il relativo allentamento delle misure di confinamento. L'economia cresce anche se le strozzature all'offerta sui mercati globali rappresentano un fattore di rallentamento in prospettiva.
L'inflazione in corso (3,4% quella Ue a settembre) è una conseguenza fisiologica della ripresa, secondo l'Eurotower. Si deve alla combinazione di vari fattori: effetti post pandemici, di “riapertura”, aumento dei prezzi dell'energia, costi di trasporto elevati (un derivato dei prezzi energetici in crescita), lentezza nelle forniture di materie prime e semilavorati (come i microchip). Il motore della fiammata inflazionistica sta nei prezzi di petrolio e gas, evidenzia Christine Lagarde: è causa della metà del tasso di aumento dei prezzi. L'energia potrebbe ridurre il potere d'acquisto dell'euro nei mesi a venire. Ma nelle attese di Francoforte l'inflazione è destinata a smorzarsi nel corso del 2022 – anche se non così rapidamente come si era inizialmente previsto – dopo aver raggiunto ulteriori massimi.
Altri impatti transitori sui prezzi sono: l'Iva tedesca (il cui effetto permarrà fino a fine 2021 e il collo di bottiglia nelle forniture produttive e commerciali globali. Le strozzature sono infatti «destinate ad allargarsi», dichiara Lady Euro, e anche «il problema dei microchip si risolverà». Al momento però questi rischi non vanno sottovalutati, poiché «se le carenze di offerta dovessero perdurare, i loro effetti sui prezzi si trasferirebbero ai salari», rafforzando le pressioni. Per questo motivo gli interventi e il monitoraggio della Banca centrale continuano «ad essere cruciali per la ripresa dell'area euro».
In ogni caso i rischi al sistema economico sono oggi considerati «più bilanciati» e l'attività economica potrebbe sovraperformare. L'inflazione si sta muovendo verso l'obiettivo di medio periodo del 2%, ma è ancora troppo presto per valutare un aumento dei tassi. Le condizioni monetarie e finanziarie dell'economia sono legate alle condizioni di finanziamento concesse dalla Bce. A settembre, prosegue Lagarde, i prestiti alle imprese sono stati «moderati», mentre sono stati «forti» quelli alle famiglie, tramite l'erogazione di mutui.
Stanti le attuali condizioni, il Pepp terminerà a fine marzo 2022, come previsto. Il rallentamento nel ritmo degli acquisti «non costituisce tapering (il contrario del Qe), ma ricalibrazione. Sapremo solo a marzo se useremo tutta la capacità del programma di acquisto di emergenza pandemica». A chi le domanda se la politica della Bce è coordinata con quella degli alti istituti centrali di credito, madame Lagarde risponde che «il paragone con le altre banche centrali è improprio. Abbiamo a che fare con economie e parametri diversi».
L'inflazione in corso (3,4% quella Ue a settembre) è una conseguenza fisiologica della ripresa, secondo l'Eurotower. Si deve alla combinazione di vari fattori: effetti post pandemici, di “riapertura”, aumento dei prezzi dell'energia, costi di trasporto elevati (un derivato dei prezzi energetici in crescita), lentezza nelle forniture di materie prime e semilavorati (come i microchip). Il motore della fiammata inflazionistica sta nei prezzi di petrolio e gas, evidenzia Christine Lagarde: è causa della metà del tasso di aumento dei prezzi. L'energia potrebbe ridurre il potere d'acquisto dell'euro nei mesi a venire. Ma nelle attese di Francoforte l'inflazione è destinata a smorzarsi nel corso del 2022 – anche se non così rapidamente come si era inizialmente previsto – dopo aver raggiunto ulteriori massimi.
Altri impatti transitori sui prezzi sono: l'Iva tedesca (il cui effetto permarrà fino a fine 2021 e il collo di bottiglia nelle forniture produttive e commerciali globali. Le strozzature sono infatti «destinate ad allargarsi», dichiara Lady Euro, e anche «il problema dei microchip si risolverà». Al momento però questi rischi non vanno sottovalutati, poiché «se le carenze di offerta dovessero perdurare, i loro effetti sui prezzi si trasferirebbero ai salari», rafforzando le pressioni. Per questo motivo gli interventi e il monitoraggio della Banca centrale continuano «ad essere cruciali per la ripresa dell'area euro».
In ogni caso i rischi al sistema economico sono oggi considerati «più bilanciati» e l'attività economica potrebbe sovraperformare. L'inflazione si sta muovendo verso l'obiettivo di medio periodo del 2%, ma è ancora troppo presto per valutare un aumento dei tassi. Le condizioni monetarie e finanziarie dell'economia sono legate alle condizioni di finanziamento concesse dalla Bce. A settembre, prosegue Lagarde, i prestiti alle imprese sono stati «moderati», mentre sono stati «forti» quelli alle famiglie, tramite l'erogazione di mutui.
Stanti le attuali condizioni, il Pepp terminerà a fine marzo 2022, come previsto. Il rallentamento nel ritmo degli acquisti «non costituisce tapering (il contrario del Qe), ma ricalibrazione. Sapremo solo a marzo se useremo tutta la capacità del programma di acquisto di emergenza pandemica». A chi le domanda se la politica della Bce è coordinata con quella degli alti istituti centrali di credito, madame Lagarde risponde che «il paragone con le altre banche centrali è improprio. Abbiamo a che fare con economie e parametri diversi».