Bce 2021, il vaccino è la chiave per uscire dalla crisi

Teresa Scarale
Teresa Scarale
21.1.2021
Tempo di lettura: 3'
Uno solo secondo la Bce è il segreto per lasciarci alle spalle la recessione covid, ed è il vaccino. Nella sua prima riunione del 2021 l'Eurotower tiene i tassi fermi e ribadisce le decisioni di estremo supporto all'economia prese a fine anno

Il consiglio direttivo della Bce ha lasciato invariato il tasso ufficiale di riferimento allo 0,00% e ha confermato le decisioni prese nell'ultima riunione (Pepp da 1850 miliardi, estendendone la scadenza)

La nota positiva è che la manifattura resiste. I servizi invece sono ancora sofferenti, anche se meno rispetto all'inizio della pandemia. L'inflazione rimane molto bassa, «in un contesto di debolezza della domanda e notevole debolezza nei mercati del lavoro e dei prodotti». Perciò rimane essenziale mantenere supporto e stimoli «»per incoraggiare spesa e investimenti»

Intanto, Bankitalia collabora con la Bce (e le altre banche centrali dell'eurozona) a una ridefinizione strategica della politica monetaria. Palazzo Koch riconosce che elementi quali l'invecchiamento della popolazione e i cambiamenti climatici hanno importanti implicazioni per le politiche

Pieno supporto all'economia con tassi fermi a zero prolungato impegno all'acquisto dei titoli di debito degli stati membri. Non senza aver dato pieno appoggio al piano vaccinale. Dopo aver fatto i suoi auguri per «un anno migliore e più sano», Christine Lagarde saluta l'inizio delle campagne di vaccinazione come «una pietra miliare» per la «risoluzione della crisi». Nello stesso momento, la pandemia continua a colpire duramente la salute pubblica, e le prolungate misure di contenimento stanno piegando le economie, prosegue Lady Euro. La nota positiva è che la manifattura resiste. I servizi invece sono ancora sofferenti, anche se meno rispetto all'inizio della pandemia.
Per la numero uno dell'Eurotower «è probabile che la produzione si sia contratta nel quarto trimestre del 2020. L'intensificarsi della pandemia pone alcuni rischi al ribasso per le prospettive economiche di breve termine». L'inflazione rimane molto bassa, «in un contesto di debolezza della domanda e notevole debolezza nei mercati del lavoro e dei prodotti». Nel complesso, i dati che stanno arrivando alla Bce con la chiusura dello scorso anno confermano i suoi timori «di un pronunciato impatto di breve termine del covid sull'economia e una prolungata debolezza dell'inflazione».

Per tutti questi motivi, rimane essenziale mantenere supporto e stimoli «»per incoraggiare spesa e investimenti». Inoltre, «useremo tutti i nostri strumenti affinché l'inflazione possa tornare lungo il suo percorso di simmetria». In altre parole: Francoforte continuerà ad adoperarsi affinché i prezzi e i salari tornino a salire, fino a raggiungere l'agognato livello «leggermente al di sotto del 2 per cento».

Stanti tali premesse, ecco le decisioni della Banca centrale europea:

  • Tassi fermi (0,00% è il principale tasso di riferimento Ecb) fino a che l'inflazione non consentirà diversamente.

  • Il Pepp da 1850 miliardi continuerà a essere in vigore fino alla fine di marzo 2022 «per preservare condizioni finanziarie favorevoli». Lagarde tiene a sottolineare l'estrema flessibilità dello strumento: nel caso la ripresa dovesse accelerare, lo strumento non verrebbe utilizzato per intero. Così come potrebbero esserci riacquisti fino al 2023 se le condizioni macroeconomiche lo richiedessero.

  • Gli acquisti netti (App) del quantitative easing continueranno al ritmo di 20 miliardi al mese.

  • In arrivo tre aste di liquidità (Tltro) per le banche.


Una promozione a pieni voti della politica monetaria Bce arriva da S&P Global Ratings, per bocca di Marion Amiot. L'economista senior definisce «appropriata» la linea di Francoforte. Aggiunge poi che «non bisogna preoccuparsi eccessivamente» per l'inasprimento del credito. «Le aziende hanno raccolto ampie riserve di liquidità l'anno scorso e il credito continua a crescere a un ritmo costante. Oltre a questo, sembra anche che le banche stiano applicando condizioni più restrittive nei paesi in cui i livelli di debito sono elevati, per limitare le potenziali perdite su crediti in futuro. Nel frattempo, l'economia dell'Eurozona nel suo complesso sta seguendo ampiamente il percorso tracciato nelle previsioni della Bce di dicembre».

Intanto, sul fronte Bankitalia, si ragiona per rivedere la strategia di politica monetaria. Non una novità: l'avvio di un riesame della politica monetaria Ue era iniziato già nel 2020 da parte della stessa Bce e delle banche centrali nazionali. La revisione, si legge in una nota di Via Nazionale, ha l'obiettivo di preservare l'efficacia degli strumenti utilizzati per perseguire gli obiettivi definiti nel Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, quali la stabilità dei prezzi. Il motivo è che le vecchie politiche monetarie sembrano non essere più efficienti per garantire i risultati che in passato producevano. Si pensi alla deflazione, presente a dispetto di tassi a zero o negativi. Palazzo Koch riconosce che elementi quali l'invecchiamento della popolazione e i cambiamenti climatici hanno importanti implicazioni per la politica monetaria.

Dello stesso avviso Gurpreet Gill, fixed income macro strategist, Goldman Sachs Asset Management: «C'è spazio per qualche movimento nella politica della Bce nel 2021», come «una modifica del suo obiettivo di inflazione a seguito della revisione della sua strategia». Oppure il potenziale per un maggior spazio dedicato al clima «all'interno di azioni di politica monetaria come il Qe. In ogni caso, le implicazioni per i mercati obbligazionari europei sono relativamente poco movimentate. Ci aspettiamo una prosecuzione dello scenario di tassi bassi e curve di rendimento piatte».
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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