Basta Netflix! Orso a Wall Street e Leone d'oro a Venezia

Le azioni della "serial app" più famosa al mondo paiono vivere settimane di quiete. Niente a che vedere con gli ultimi fasti veneziani...
La polemica scoppiata dopo la conclusione del festival in realtà ripropone l'eterno dilemma fra innovazione e passatismo
L'opinione di un professionista del settore


Ma se Wall Street è ancora indecisa, con il titolo che va in altalena, Venezia la omaggia con il Leone d'oro grazie al film Roma di Alfonso Cuarón, provando ancora una volta la visione culturale e l'anticonformismo della Biennale, quest'anno vincitrice anche dal punto di vista economico con risultati record (+12% biglietti e +25% accrediti, fra l'altro).
La polemica su Netflix e Venezia
Le critiche dei passatisti non sono tuttavia mancate. A torto o a ragione? Lo abbiamo chiesto a un professionista del settore veterano del festival, Alessandro Gamma, caporedattore de Il Cineocchio, realtà giovane per età ma non per livello qualitativo. Innazitutto, esordisce Gamma, bisogna distinguere fra i due canali della polemica, quella della critica cinematografica e quella degli esercenti.
Il mondo della critica
"Fare polemica a posteriori dopo l'assegnazione del premio mi sembra assolutamente fuori luogo, anche perché se sono stati annunciati in concorso dei film prodotti da Netflix o comunque che verranno distribuiti in esclusiva dalla piattaforma è assurdo lamentarsi che abbia vinto Roma. Era un film presente in concorso come da regolamento, oltretutto lodato sia dal pubblico che dalla critica, praticamente all'unanimità. Uno dei rarissimi casi a Venezia 75. Si trattava di un film che poteva vincere, e che ha vinto. Semplicemente, si è rivelato il film migliore fra quelli presentati. Se l'è giocata con La favorita di Yorgos Lanthimos, che non è di Netflix e che si è aggiudicato comunque il Leone d'Argento. A parti invertite la polemica ci sarebbe stata comunque".
"Quest'anno la selezione ha presentato dei film sostanzialmente mediocri, ce n'erano tre o quattro molto superiori agli altri, tra cui Roma, che infatti ha vinto. Quindi da questo punto di vista la polemica è assolutamente sterile. Casomai si sarebbe dovuta fare al momento dell'annuncio dei film in concorso".
Il mondo degli esercenti
"Da parte degli esercenti penso che [la polemica] sia ugualmente inutile, oltretutto va a colpire un solo film, forse un altro paio, quello dei fratelli Coen [The Ballad of Buster Scruggs] e quello di Greengrass [July 22] che arriveranno anch'essi in esclusiva su Netflix. Ricordiamo che il concorso prevede 21 film. Tolti questi tre ne rimangono comunque 18 da poter portare in sala. Gli esercenti hanno scarsa memoria storica, perché se guardiamo agli incassi degli ultimi Leoni d'oro, vediamo che - tolto la Forma dell'Acqua - il resto delle pellicole ha raggiunto risultati ben modesti".
"La polemica dei commercianti potrebbe al massimo circoscriversi ai più appetibili (commercialmente) Coen, il cui film era però stato pensato in origine come serie TV. E comunque, nel resto del mondo tutte queste polemiche non sono state sollevate".
Se Cannes non pesca, lo fa Venezia...
In Francia il festival di Cannes aveva fermamente rifiutato l'ammissione delle produzioni Netflix al concorso. Buon per la Serenissima, che non si è lasciata sfuggire l'occasione di essere ricordata come un festival proiettato verso il futuro e non timoroso della disruption.
"Negli Usa il problema non si pone perché spesso assistiamo all'uscita contemporanea di un film prodotto da Netflix nei cinema e sulla piattaforma. In Gran Bretagna molto spesso accade la stessa cosa. In Italia - e in generale nel resto d'Europa - sono invece solo i film co-prodotti da Netflix insieme a partner distributivi locali ad arrivare regolarmente anche nelle sale (e sarà il caso di Sulla Mia Pelle, presentato nella sezione Orizzonti)" conclude Gamma.
