Azionario russo: buone prospettive per il 2019

25.1.2019
Tempo di lettura: 2'
Nel 2018 l'azionario russo ha sovraperformato tutti gli altri emergenti, e a dispetto delle sanzioni economiche in atto, continuerà probabilmente la sua corsa anche nel 2019, grazie a un mix virtuoso di fattori
A differenza che nel 2014, le sanzioni alla Russia stanno colpendo più gli investitori occidentali che l'ecomia russa
Stando alle analisi di Pictet, il mercato azionario russo paga circa il 7% in termini di dividendi rispetto al 3% degli altri mercati emerging
Le politiche fiscale e monetaria russe sono molto prudenti, e il tasso di cambio dollaro/rublo si è sganciato dal petrolio
A Mosca, a Mosca! Era la nenia delle Tre sorelle di Cechov. Con esiti decisionali diversi, la stessa direzione sembrerebbe consigliabile agli investitori internazionali odierni. Le prospettive per l'azionario russo nel 2019 sono infatti rosee, afferma Hugo Bain, senior investment manager di Pictet Asset Management.
Come già analizzato infatti, il peso delle attuali sanzioni sull'economia russa è relativo. Perché le sanzioni abbiano effettivamente peso sull'economia russa, i Paesi occidentali dovrebbero smettere di importare petrolio (e gas...) dalla Russia. Ma ciò è al momento impensabile, a causa della dipendenza strutturale dell'Europa dalle fonti energetiche russe. C'è poi un altro effetto collaterale della sanzioni: la loro funzione di mantenimento del rublo debole. Con la benedizione delle autorità russe.
Già oggi, il mercato azionario russo rende all'incirca il 7% di dividendi. Più del doppio dunque in confronto al 3% degli altri mercati emerging in generale. Al di là di questo, sul fronte macroeconomico interno si segnalano politiche molto prudenti da parte delle autorità fiscali e monetarie russe. I conti della Conferedazione Russa sono attualmente da manuale. Il rapporto debito russo/Pil è infatti basso e il bilancio dello Stato è addirittura in attivo. E buona parte di quest'ultimo aspetto è dovuto alle sanzioni.
Il rublo debole e le condizioni attuali sono a tutto vantaggio degli esportatori russi e dei loro cash flow. A ciò si aggiunge la relativa forza dei prezzi delle materie. Inoltre, sempre per effetto delle sanzioni occidentali, i programmi di spesa in conto capitale sono stati molto ridimensionati. Infine, le politiche di distribuzione sono inclini agli azionisti di minoranza.
Lo specialista di Pictet conclude adducendo casi di società con valutazioni a prezzi "stracciati", con la possibilità di arrivare a dividendi a doppia cifra. Senza distinzione di settore: "Tutti i segmenti del mercato sono convenienti".
Come già analizzato infatti, il peso delle attuali sanzioni sull'economia russa è relativo. Perché le sanzioni abbiano effettivamente peso sull'economia russa, i Paesi occidentali dovrebbero smettere di importare petrolio (e gas...) dalla Russia. Ma ciò è al momento impensabile, a causa della dipendenza strutturale dell'Europa dalle fonti energetiche russe. C'è poi un altro effetto collaterale della sanzioni: la loro funzione di mantenimento del rublo debole. Con la benedizione delle autorità russe.
Il mix che favorirà l'azionario russo
Già oggi, il mercato azionario russo rende all'incirca il 7% di dividendi. Più del doppio dunque in confronto al 3% degli altri mercati emerging in generale. Al di là di questo, sul fronte macroeconomico interno si segnalano politiche molto prudenti da parte delle autorità fiscali e monetarie russe. I conti della Conferedazione Russa sono attualmente da manuale. Il rapporto debito russo/Pil è infatti basso e il bilancio dello Stato è addirittura in attivo. E buona parte di quest'ultimo aspetto è dovuto alle sanzioni.
Il rublo debole e le condizioni attuali sono a tutto vantaggio degli esportatori russi e dei loro cash flow. A ciò si aggiunge la relativa forza dei prezzi delle materie. Inoltre, sempre per effetto delle sanzioni occidentali, i programmi di spesa in conto capitale sono stati molto ridimensionati. Infine, le politiche di distribuzione sono inclini agli azionisti di minoranza.
Lo specialista di Pictet conclude adducendo casi di società con valutazioni a prezzi "stracciati", con la possibilità di arrivare a dividendi a doppia cifra. Senza distinzione di settore: "Tutti i segmenti del mercato sono convenienti".