Asset manager a caccia della ricchezza delle donne

Teresa Scarale
Teresa Scarale
29.7.2019
Tempo di lettura: 3'
Tradizionalmente, le investitrici sono poche. Perché? Avversione al rischio, altre priorità, scarsa considerazione delle proprie capacità di raziocinio "finanziario". Ma gli asset manager si stanno accorgendo delle donne: è caccia alla loro ricchezza. Perché Yes She Can

Secondo YouGov, il 21% degli uomini possiede un conto titoli individuale, oltre al normale deposito bancario. Per la ricchezza delle donne invece, la quota cala al 13%

Boring Money mostra che se le donne investissero quanto gli uomini, ci sarebbero quasi 112,3 miliardi di euro di investimenti in più nel Regno Unito

Avverse al rischio, ma brave a ragionare finanziariamente, anche se inconsapevoli di saperlo fare. E' quanto emerge da una ricerca condotta da Boring Money, società britannica indipendente nata per incentivare gli investimenti anche fra chi “non ha un Ph.D in finanza”. Nei fatti, le donne sono sottorappresentate nel mondo degli investimenti. Per  fare un esempio, secondo YouGov, il 21% degli uomini possiede un conto titoli individuale, oltre al normale deposito bancario. Per la ricchezza delle donne invece, la quota cala al 13%.

Il territorio della ricchezza femminile resta dunque ancora inesplorato, e l'industria se ne sta rendendo conto. Tanto è vero che, almeno nel Regno Unito, gli asset manager stanno unendo le forze con il progetto Yes She Can. I nomi ad oggi (secondo quanto riportato dal Financial Times): Aberdeen Standard Investments e Royal London Asset Management, con il supporto di The Wisdom Council, dello Uk fund trade body e dell'Investment Association. Le società stanno lavorando ad una iniziativa comune per canalizzare la ricchezza delle donne negli investimenti, ma non solo. L'intenzione è quella di rendere l'industria generalmente più accessibile ai clienti indipendentemente dal sesso e dall'età anagrafica.

Secondo uno studio di GlobalData, il 15% degli Hnwi britannici nel 2018 sono donne. Al di là della ricchezza più consistente, Boring Money mostra che se le donne investissero quanto gli uomini, ci sarebbero quasi 112,3 miliardi di euro di investimenti in più nel Regno Unito. Il potenziale per l'industria dell'asset management è enorme. Rebecca O'Connor, specialista in finanza personale da Royal London, dice che l'iniziativa Yes She Can consente ai partecipanti di intercettare le esigenze di tutte le molte e diverse donne partecipanti. “Di ascoltare i loro feedback sull'industria degli investimenti).

In genere, le madri si sentono meno coinvolte rispetto alle giovani donne senza figli. Holly Mackay, ceo e fondatrice di Boring Money dice che la relativa scarsità di investitrici non è una questione di “mancanza di prodotti, quanto di comunicazione”. L'industria dell'asset management ha solo da migliorare quando parla alle investitrici. “Non è solo una questione di rischio. La tecnologia può aiutare a canalizzare il messaggio: in fin dei conti è una questione di storytelling”.

“Molti pensano che basti mettere un numero sufficiente di donne nelle brochure” dice Cara Williams, senior partner di Mercer. Ma alle donne interessa soprattutto “capire bene quali opzioni di investimento hanno a disposizione”. Inoltre, “oltre ad investire meno degli uomini, le donne di solito fanno scelte più conservatrici”. In genere, questo è percepito come una mancanza di istruzione finanziaria.

La cosa curiosa però è che in una ricerca condotta dalla stessa Mercer, le donne mostrano in avere un'istruzione finanziaria superiore al know how della controparte maschile. “I punteggi ottenuti dalle donne nei test di istruzione finanziaria di base si sono rivelati più elevati rispetto quelli degli uomini. Quello che manca è il coraggio finanziario”. Il problema è sempre lo stesso. Le donne tendono a sottovalutarsi e a pensare di capirci meno degli uomini. Mentre in realtà spesso è vero il contrario.
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Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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