Argento, è diventato un asset da portafoglio?

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
7.10.2022
Tempo di lettura: 3'
L'argento offre molti vantaggi per gli investitori in cerca di rendimento e diversificazione. Qual è la quota di portafoglio ottimale del metallo secondo solo all'oro?

Negli ultimi anni, gli investitori hanno spostato una parte consistente dei loro portafogli al di fuori delle asset class tradizionali - azioni e obbligazioni - a favore di asset class alternative in cerca di diversificazione e rendimenti. Tra le materie prime molti capitali sono stati dirottati sull’oro, molto pochi sull’argento. Eppure, a ben vedere, detenere il metallo meno nobile in portafoglio restituisce molti dei benefici del possedere oro.

Più economico e più volatile dell’oro

 

Oxford Economics, in un suo recente paper, partendo da questa considerazione si è chiesta se l'argento debba essere considerato come un asset d’investimento che merita un'allocazione strategica all'interno di un portafoglio multi-asset efficiente? La prima considerazione è che i prezzi dell’argento rispetto a quelli dell’oro, seppur ad essi fortemente correlati, sono inferiori e più volatili. Negli ultimi quarant'anni, il rapporto tra il prezzo dell'oro e quello dell'argento si è attestato in media intorno a 65, pur oscillando da un minimo di 16 nel gennaio 1980 a un massimo di 126 nel marzo 2020. Come mai il prezzo dell’argento è così significativamente inferiore a quello dell’oro e così più volatile? I motivi sono due: l’offerta annuale di argento è di molto superiore a quella dell’oro in termini di tonnellate, il che lo rende meno costoso, e oltre la metà della domanda è di origine industriale, il che lo rende più volatile. il prezzo è infatti più sensibile alle tendenze del ciclo industriale globale rispetto a quello dell’oro la cui domanda è dominata dalle sue funzioni monetarie.

 

Le performance dell’argento

 

Gli autori dello studio poi, per esaminare i potenziali vantaggi di lungo periodo derivanti dalla detenzione dell'argento in un portafoglio, hanno confrontato la sua performance storica con quella di una serie di asset class tradizionali, tra cui azioni, obbligazioni, materie prime e oro, nel periodo compreso tra gennaio 1999 e giugno 2022. Come mostra la seguente tabella, lo Sharpe ratio (che misura i rendimenti corretti per il rischio) dell'argento in questo periodo è uguale a quello delle azioni dei mercati emergenti e simile in termini di grandezza sia alle azioni dei mercati sviluppati sia a un paniere diversificato di materie prime.

 

Un asset poco correlato

 

Generare rendimenti interessanti non è tuttavia sufficiente per poter apportare un beneficio effettivo in termini di diversificazione al portafoglio di un investitore. Ciò che è necessario è che l’asset in esame abbia una bassa correlazione con quelli presenti in portafoglio. Ed è questo il caso dell’argento. Le correlazioni storiche risultano essere infatti relativamente basse, in particolar modo con le azioni dei mercati sviluppati (sia large che small cap) e con le obbligazioni (0,4). La correlazione con azioni dei mercati emergenti e materie prime è invece moderata (0,5), mentre quella con le obbligazioni dei mercati emergenti negativa. Nel complesso, ciò suggerisce che l'argento dovrebbe avere un buon potenziale di diversificazione.

 

Sale quando gli altri scendono

 

Un ulteriore argomento a favore della presenza dell’argento in portafoglio è la sua natura di bene rifugio nei periodi di incertezza di mercato. Queste proprietà dell'argento come strumento di gestione del rischio sono confermate dalla storia recente. Il prezzo dell'argento è infatti salito durante quattro delle otto correzioni del mercato azionario degli ultimi 20 anni, mentre è sceso meno delle azioni durante gli altri quattro episodi. Ciò conferma, che sebbene l'argento sia considerato inferiore all'oro come bene "rifugio", può comunque contribuire a ridurre le perdite in periodi di stress di mercato.

 

Il peso ottimale in portafoglio

 

Alla luce di queste caratteristiche gli studiosi dalle loro simulazioni di portafoglio sono arrivati a decretare quale sarebbe stato il peso ottimale dell’argento nel portafoglio di un investitore negli ultimi vent’anni: 4,9%, per un investitore a medio rischio. Quota che guardando al futuro è destinata a salire. Per il prossimo decennio le proiezioni economiche di base e le prospettive di rafforzamento della domanda strutturale di argento indicano un'allocazione ottimale di portafoglio a medio rischio ancora più elevata, pari al 6%.

Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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