Mifid2: gli intermediari finanziari giocano a nascondino con la trasparenza

26.7.2019
Tempo di lettura: 2'
Fatta la legge creato l'inganno. E forse il caso di dirlo per la Mifid2 e il modo in cui gli intermediari finanziari italiani la stanno applicando. Secondo l'ultima ricerca condotta da Moneyfarm con la School of management del PoliMi, i documenti forniti ai clienti non riportano tutte le informazioni che dovrebbero
Nell'80% dei casi analizzati gli intermediari finanziari non forniscono dati pienamente trasparenti in materia costi
Molto spesso per ottenere informazioni maggiori il cliente deve recarsi dal proprio consulente e sperare di ricevere le specifiche del caso
La Mifid2 avrebbe dovuto portare trasparenza e chiarezza nel mondo della consulenza finanziaria. Eppure, secondo una ricerca condotta da Moneyfarm con la School of management del Politecnico di Milano, il 75% della documentazione, relativa alla consulenza in materia di investimenti e alla gestione di portafogli, non riporta la totalità delle informazioni raccomandate dalla disciplina Mifid2. Dall'analisi – spiega Giancarlo Giudici, professore associato della School of management del Politecnico di Milano e referente scientifico della ricerca – per quanto riguarda l'Italia (a più di un anno dall'entrata in vigore della direttiva) emerge che il primo passo, quello che riguarda la trasparenza delle informazioni a tutela dell'investitore, sembra non essere ancora stato completamente fatto. I risultati della prima parte del nostro lavoro, sulle informative ex-ante, fanno infatti emergere un quadro migliorabile; ci si augura che questa analisi comparata serva proprio come stimolo per valorizzare le ‘buone pratiche' e rendere sempre più efficiente la trasparenza delle informazioni.”
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Solo il 25% delle case (5 su 20) ha fornito dati pienamente in linea con quanto richiesto dalla Tabella 1 dell'Allegato II del Regolamento delegato Ue 2017/565 . Negli altri casi, si sono riscontrate lacune più o meno vistose.[/caption]
I dati dello studio non danno spazio alla fantasia: i costi vengono esplicitati in valore assoluto solo nel 45% dei casi (per la consulenza). Resta dunque un 55% di questi che non vengono spiegati.
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L'esplicitazione dei costi in valore assoluto è fornita nel 45% dei casi (9 su 20), ed è invece assente nel 55%.[/caption]
A tutto questo si aggiunge il fatto che nel 60% (ambito consulenza finanziaria) la documentazione è stata consegnata solo in forma verbale, senza supporto documentale nonostante la richiesta avanza dai clienti. La percentuale scende al 31% per quanto riguarda la gestione patrimoniale. Nonostante il dato sia notevolmente inferiore, risulta comunque una percentuale alta e non in linea con la normativa.
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Modalità di comunicazione.[/caption]
Ma non finisce qua, perché nei casi in cui arrivano delle informazioni ai clienti queste risultano essere carenti rispetto ai costi per le operazioni e alle spese relative ai servizi accessori. Gli intermediari finanziari offrono invece dettagli infiniti sulle spese correnti e quelle una tantum. In questo caso i dettagli sono precisi e puntuali. Questo fa sì che gli investitori abbiano poca conoscenza sui costi legati agli investimenti. Paolo Galvani, presidente e co-fondatore di Moneyfarm, sottolinea infatti come "la maggior parte degli investitori italiani ad oggi è ancora all'oscuro dei costi associati ai propri investimenti, nonostante questi siano particolarmente ingenti in Italia rispetto al resto d'Europa".
Ma dunque se si volessero ricevere veramente informazioni dettagliate cosa si deve fare?
In questo caso il cliente deve recarsi alla filiale e richiedere i dati (con le relative specifiche) al proprio consulente (sperando che questi li fornisca in modo puntuale). Stando alla ricerca ottenere queste informazioni non è però sempre facile. E quando si ha la possibilità di averle, l'interpretazione viene fatte verbalmente e in modo generico. Nonostante la Mifid2 impone l'obbligo di fornire ai propri clienti i costi prima di stipulare il contratto, sembra che in Italia l'applicazione della norma continui a restare oscura per molti intermediari finanziari.
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I dati dello studio non danno spazio alla fantasia: i costi vengono esplicitati in valore assoluto solo nel 45% dei casi (per la consulenza). Resta dunque un 55% di questi che non vengono spiegati.
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A tutto questo si aggiunge il fatto che nel 60% (ambito consulenza finanziaria) la documentazione è stata consegnata solo in forma verbale, senza supporto documentale nonostante la richiesta avanza dai clienti. La percentuale scende al 31% per quanto riguarda la gestione patrimoniale. Nonostante il dato sia notevolmente inferiore, risulta comunque una percentuale alta e non in linea con la normativa.
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Ma non finisce qua, perché nei casi in cui arrivano delle informazioni ai clienti queste risultano essere carenti rispetto ai costi per le operazioni e alle spese relative ai servizi accessori. Gli intermediari finanziari offrono invece dettagli infiniti sulle spese correnti e quelle una tantum. In questo caso i dettagli sono precisi e puntuali. Questo fa sì che gli investitori abbiano poca conoscenza sui costi legati agli investimenti. Paolo Galvani, presidente e co-fondatore di Moneyfarm, sottolinea infatti come "la maggior parte degli investitori italiani ad oggi è ancora all'oscuro dei costi associati ai propri investimenti, nonostante questi siano particolarmente ingenti in Italia rispetto al resto d'Europa".
Ma dunque se si volessero ricevere veramente informazioni dettagliate cosa si deve fare?
In questo caso il cliente deve recarsi alla filiale e richiedere i dati (con le relative specifiche) al proprio consulente (sperando che questi li fornisca in modo puntuale). Stando alla ricerca ottenere queste informazioni non è però sempre facile. E quando si ha la possibilità di averle, l'interpretazione viene fatte verbalmente e in modo generico. Nonostante la Mifid2 impone l'obbligo di fornire ai propri clienti i costi prima di stipulare il contratto, sembra che in Italia l'applicazione della norma continui a restare oscura per molti intermediari finanziari.