Fisco, novità sull'adempimento collaborativo

Uno degli obiettivi prioritari della riforma fiscale è il potenziamento dell’adempimento collaborativo (cooperative tax compliance). Si tratta di un regime che consente ai contribuenti di instaurare con l’Agenzia delle entrate un contraddittorio per la prevenzione e la risoluzione delle controversie in materia fiscale, in un momento antecedente alla presentazione della dichiarazione dei redditi.
La nuova cooperative tax compliance: le caratteristiche principali
A tal fine i contribuenti si devono dotare di un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. Al momento l’istituto è applicabile (salvo casi marginali) solo alle imprese di grandi dimensioni (volume di affari o di ricavi non inferiore a 1 miliardo di euro).
La nuova cooperative compliance dovrebbe presentare le seguenti caratteristiche principali:
- una riduzione della soglia di accesso rispetto a quella attuale di 1 miliardo di euro;
- la possibilità di accesso anche a società prive dei requisiti di ammissibilità che appartengono a gruppi nei quali almeno un soggetto presenta tali requisiti;
- l’introduzione di una certificazione da parte di professionisti qualificati sul sistema di rilevazione del rischio fiscale adottato dal contribuente (quest’ultimo aspetto rappresenta una novità importante rispetto all’attuale disciplina);
- il potenziamento degli effetti premiali con riferimento sia alle sanzioni amministrative tributarie per tutti i rischi di natura fiscale comunicati preventivamente, sia alle sanzioni penali tributarie, con particolare riguardo al reato di dichiarazione infedele;
- la riduzione di almeno due anni dei termini di decadenza per l’attività di accertamento.
Per i soggetti di minore dimensione è prevista l’introduzione, con finalità analoghe, del concordato preventivo biennale.
L’ampliamento della cooperative compliance anche alle persone fisiche
Infine, l’istituto della cooperative compliance sarà esteso anche alle persone fisiche che trasferiscono la residenza in Italia e a quelle che la mantengono all’estero ma che possiedono redditi di fonte italiana mediamente pari o superiori a 1 milione di euro.
L’ampliamento del regime di cooperative compliance, che come espressamente menzionato nella legge delega richiede un incremento delle risorse destinate all’Agenzia delle entrate, rappresenta un passo importante verso la certezza del diritto, elemento essenziale per un efficiente svolgimento dell’attività di impresa e per favorire gli investimenti esteri in Italia.
Le novità in tema di interpello
In questo senso, passi in avanti sono già stati fatti con riferimento all’istituto dell’interpello, per il quale, già da tempo, sono previsti tempi certi di risposta da parte dell’Agenzia delle entrate.
La legge delega prevede una razionalizzazione anche di tale istituto e una delle novità più rilevanti (e più discusse) è rappresentata dall’obbligo di versamento di un contributo a cui sarà subordinata la possibilità di presentare l’interpello. Tale contributo sarà determinato tenendo conto della tipologia del contribuente, del suo volume di affari o di ricavi e della complessità della fattispecie per la quale è formulato l’interpello.
L’adozione da parte delle società di un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale, requisito necessario per l’adesione al regime della cooperative compliance, può avere ricadute positive anche in altri ambiti. Si pensi, ad esempio, all’esclusione o alla limitazione delle responsabilità dell’ente che possono derivare da reati previsti dal decreto 231, tra i quali i reati tributari. O ancora, all’importanza dell’adozione di tale sistema a tutela del Consiglio di Amministrazione delle società.