Diritto di cittadinanza: Italia e Ue a confronto

L’Italia potrebbe essere il primo paese europeo a introdurre lo ius scholae
Nessun paese membro dell’Unione Europea prevede il tanto discusso ius soli
Il tema relativo alla cittadinanza in Italia è sempre molto
caldo ed è contraddistinto da dibattiti politici particolarmente accesi, spesso
polarizzati su posizioni radicalmente opposte, che ricalcano ora logiche
securitarie, ore visioni d’apertura.
Ad oggi, la questione è tornata al centro del dibattito
pubblico alla luce della proposta di legge A.C. 105-A, recentemente approdata
in Parlamento, con la quale si discute sul c.d. ius scholae; misura che
consentirebbe di riconoscere ai figli di genitori stranieri nati in Italia o
che vi hanno fatto ingresso entro il dodicesimo anno di età di richiedere la
cittadinanza italiana. A condizione di aver completato un ciclo scolastico di
almeno cinque anni e di aver risieduto legalmente e senza interruzioni in
Italia.
Rilascio della cittadinanza
E invero, come messo in evidenza dal think thank Osservatorio sui Conti Pubblici dell’Università Cattolica di Milano, si tratterebbe, ove approvata, di una misura innovativa che segnerebbe una discontinuità rispetto alla disciplina attuale, stante il fatto che ad oggi la cittadinanza può essere rilasciata:
- alla nascita, se almeno un genitore è italiano. Si tratta del c.d. ius sanguinis
- al raggiungimento dei 18 anni, se entrambi i genitori sono stranieri
- a seguito di matrimonio di straniero con italiano. Più in particolare, il coniuge straniero di cittadino italiano può ottenere la cittadinanza quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni Italia
- per naturalizzazione dopo dieci anni di residenza legale in Italia, ridotti a quattro anni per i cittadini di paesi appartenenti all’Unione Europea. Tuttavia, occorrerà dimostrare la conoscenza della lingua italiana, il pagamento di contributi amministrativi, la dimostrazione di avere redditi sufficienti al sostentamento, l’assenza di precedenti penali.
Confronto con l’Ue
Come mette in evidenza l’Ocpi, citando il Migrant Integration Policy Index, nel 2019 l’Italia, sui 27 paesi dell’Unione Europea, si posizionava al quattordicesimo posto per facilità nel rilascio della cittadinanza; inoltre, escludendo gli Stati dell’Est Europa, l’Italia toccava, su 16 Paesi, la terzultima posizione.
Quanto alle condizioni che permettono negli altri Stati europei di ottenere la cittadinanza, si segnala che questa potrà essere ottenuta secondo queste diverse categorie:
Ius soli “temperato”: esso, implementato negli ordinamenti
di Belgio, Germania, Irlanda e Portogallo consente di acquisire la cittadinanza
alla nascita se i genitori, seppur stranieri, abbiano risieduto nel paese per
un certo periodo di tempo.
Doppio ius soli: questo regime, in vigore in Francia,
Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna riconosce la cittadinanza alla nascita se
almeno uno dei genitori è nato nel paese in questione.
Doppio ius soli “temperato”: solo la Grecia applica questo principio. Si richiede, oltre alla nascita di almeno uno dei due genitori nel paese in questione, la residenza permanente.
Una curiosità
Nessun paese membro dell’Unione Europea prevede, il tanto
discusso, ius soli. Misura che lega la cittadinanza al luogo di nascita.
Questo regime, invece, è applicato dalla maggior parte degli stati del
continente americano: più in particolare è applicata nell'83 per cento dei paesi americani, inclusi gli Usa, Canada, Brasile e
Messico.
Quanto al citato Ius scholae nessun paese europeo lo
prevede. L’Italia, di conseguenza, potrebbe essere di fatto il primo paese
europeo a introdurlo.