Fare causa a un social network e ottenere un risarcimento? È possibile

Nicola Dimitri
8.7.2021
Tempo di lettura: 5'
Al ricorrere di determinate condizioni, a fronte della cancellazione del profilo, è possibile ottenere l'immediato ripristino dell'account e un risarcimento del danno in linea con la perdita di dati subita

Sempre più spesso si sente parlare di account disattivati o sospesi da parte dei social network per contenuti non conformi agli standard delle piattaforme

Essere esclusi o bannati da un social network è possibile. Allo stesso tempo, occorre prestare attenzione alle modalità e alle ragioni che spingono la piattaforma a disattivare o sospendere il proprio account, per fugare il dubbio che si tratti di una scelta arbitraria e non giustificata

I social network hanno capillarizzato la vita di ognuno di noi. Si stima che al mondo il 49% della popolazione (oltre 3 miliardi di persone) possiede almeno un account su una piattaforma social.

Alla luce di queste cifre, è evidente che i social (primi tra tutti Facebook, Twitter, Instagram e Tik Tok) smettono di essere soltanto degli spazi virtuali ove scambiarsi idee o condividere le proprie esperienze con gli amici più stretti, ma diventano (anche e soprattutto) strumenti indispensabili per allargare il bacino di conoscenze, diffondere le proprie opinioni, far conoscere i propri prodotti.
Non stupisce, pertanto, che anche i politici più potenti e importanti, ricorrono sempre più spesso a questi strumenti: al fine di consolidare il loro peso politico (prendendo posizione su questioni rilevanti), fare propaganda o, ancora, - come è accaduto con le dirette Facebook durante il periodo pandemico -, per anticipare l'adozione di atti o provvedimenti.

In questi termini, si può affermare che i social network assumono la funzione di veri e propri mediatori del rapporto che intercorre tra istituzioni e cittadini. È sui social, infatti, che gli attori politici, sempre più spesso, esprimono le loro opinioni o instaurano dialoghi con l'elettorato di riferimento. Ed è sempre sui social che i cittadini rivolgono istanze informali alle istituzioni o, più in generale, manifestano le proprie idee.
Una simile circostanza solleva molte questioni – anche di diritto -, che ruotano attorno al potere (legittimo o meno) delle piattaforme social di permettere o, al contrario impedire, agli utenti di esprimere liberamente le proprie opinioni.

Si sente sempre più spesso parlare, infatti, di account disattivati da parte di Facebook o Twitter per contenuti non in linea con i regolamenti o con le politiche delle piattaforme stesse.

In questo senso, un caso eclatante, e allo stesso tempo recente, è quello che vede coinvolto Donald Trump.

L'ex presidente degli Usa ha citato in giudizio Facebook, Twitter e Google, sostenendo di essere stato illegittimamente bannato dagli account posseduti su queste piattaforme.

In effetti, stando alle notizie diffuse sull'argomento, Twitter avrebbe disattivato in modo permanente l'account di Trump, a seguito delle posizioni da quest'ultimo assunte nella vicenda di Capitol Hill del 6 gennaio scorso, mentre Facebook avrebbe bloccato per almeno due anni il profilo del magnate americano.

Gli avvocati di Trump, che hanno promosso la causa avverso i big del digitale, chiedono al Tribunale non solo di ottenere il ripristino degli account, ma anche di condannare le parti coinvolte ad un cospicuo risarcimento per i danni arrecati all'ex presidente; con l'obiettivo, a loro dire, di creare un precedente favorevole per tutti quei cittadini che, ogni giorno, si vedono disattivare - per i motivi più disparati - il proprio profilo social.
Ebbene, senza entrare nel merito della vicenda che attualmente vede coinvolto Trump, è il caso di domandarsi quali sono gli strumenti che consentono ad un privato cittadino di citare in giudizio un social network e, a fronte della disattivazione o sospensione dell'account, ottenere un risarcimento dei danni.

Interessante è la giurisprudenza che negli ultimi anni si è formata in Italia sul tema, relativa all'ipotesi in cui un social network disattivi l'account di un utente.

Traendo spunto da alcune recenti pronunce emesse dai Tribunali di merito di Bologna nel 2021 e Pordenone nel 2018, è possibile individuare alcuni principi generali, e argomenti in diritto, che l'utente può da far valere innanzi ad un giudice al fine di ottenere un risarcimento.

In primo luogo, occorre chiarire che il rapporto che intercorre tra piattaforma social e utente è asimmetrico. Per tale ragione ogni utente è anche un consumatore e, questo aspetto, consente al privato cittadino di individuare come giudice competente il giudice italiano; nonostante la sede legale di Facebook sia in Irlanda.

In secondo luogo, è bene evidenziare che prima di poter sospendere o disattivare un account, l'utente ha diritto a ricevere le opportune motivazioni e giustificazioni da parte del social network.

In effetti, benché Facebook (al pari degli altri social) ha la possibilità di sospendere o disattivare un account in caso di contenuti contrari a determinati standard - si pensi ai post offensivi, discriminatori, a sfondo sessuale - allo stesso tempo, come osservato dai giudici, ha l'onere, prima di procedere alla disattivazione, di contattare l'utente e, con congruo preavviso, motivare le ragioni dell'asserita violazione commessa. Giustificando, altresì, la scelta di sospendere o rimuovere l'account.

In caso di mancato contraddittorio con l'utente, si integra un recesso senza preavviso, non conforme alle condizioni contrattuali che disciplinano il rapporto tra la piattaforma e l'utente a partire dall'iscrizione di quest'ultimo.

Altrimenti detto, se non motivata, la disattivazione e cancellazione del profilo personale dell'utente viola le regole contrattuali stabilite dal social e il più ampio diritto di libera espressione del cittadino.

Venendo all'aspetto del risarcimento del danno, occorre evidenziare che vedersi disattivare un profilo significa perdere tutto quel patrimonio di contatti, contenuti, testimonianze fotografiche e video, accumulate nel tempo.

Ciò è vero soprattutto nel caso in cui si un individuo utilizza i social anche per fini commerciali.

Per tale ragione, come osservato dai giudici del Tribunale di Bologna e di Pordenone, l'utente – dimostrando il danno patito – ha diritto ad un risarcimento.

Nel caso di cancellazione, l'utente può vedersi riconosciuto il risarcimento del danno in via equitativa sulla scorta delle prove del danno subito e delle motivazioni addotte.

Nel caso di sospensione – o congelamento - dell'account, il giudice potrà obbligare il social network a corrispondere una somma, a titolo di penale, per ogni giorno di ritardo nella riattivazione dell'account.
Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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