Cedolare secca al 12,50%, un autogol per le famiglie

In una fase in cui il mercato della locazione è esposto alla spietata concorrenza degli utilizzi temporanei (affitti brevi), qualsiasi provvedimento che riduca la redditività dell'opzione tradizionale comporta inevitabilmente uno spostamento di offerta verso le forme di utilizzo degli immobili più profittevoli
Alzare la cedolare secca sui canoni concordati è una mossa profondamente sbagliata, perché colpisce una fascia di popolazione che non dispone di ingenti risorse finanziarie, e per questa ragione dovrebbe essere invece tutelata
Tra gli aspetti positivi va considerato che l'aliquota del 10% era provvisoria mentre la nuova aliquota del 12,5% dovrebbe diventare strutturale, dando di conseguenza stabilità
Dello stesso avviso anche Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, che ritiene che il previsto incremento certifichi in maniera inequivocabile la mancata comprensione dei fenomeni in atto. “In una fase in cui il mercato della locazione è esposto alla spietata concorrenza degli utilizzi temporanei (affitti brevi), qualsiasi provvedimento che riduca la redditività dell'opzione tradizionale comporta inevitabilmente uno spostamento di offerta verso le forme di utilizzo degli immobili più profittevoli”, ha spiegato Dondi, che prevede che a risultare penalizzati non saranno tanto i proprietari, che sapranno riorientare prontamente le proprie scelte, quanto le famiglie, in particolare quelle disagiate, che si troveranno di fronte un'offerta sempre più esigua e a un contesto sempre più competitivo. “In una fase in cui una lettura informata dei fenomeni consigliava una detassazione delle forme di utilizzo più favorevoli all'inquilinato, si è scelto di andare in senso opposto. Il costo sociale del risicato aumento di gettito che un approccio meramente contabile ha consentito di stimare rischia di rivelarsi elevatissimo. La speranza è che una sopraggiunta consapevolezza consenta di evitare il più clamoroso degli autogoal”, ha concluso Dondi.
Marco Abramo Lanza, partner dello studio legale e tributario Biscozzi Nobili, ha poi aggiunto: “L'incremento ipotizzato della cedolare secca sui canoni concordati riduce la differenza di 11 punti percentuali che ad oggi è prevista tra il 10% ed il 21% per il canone libero. Va tuttavia verificato - e speriamo che di questo ci sia traccia nella relazione tecnica al provvedimento - quale possa essere l'impatto effettivo sui contratti in corso e soprattutto sui contratti che verranno stipulati in futuro, tenuto conto che queste locazioni vanno stipulate sulla base di canoni determinati in base ad accordi territoriali con le associazioni di categoria. Infine andrà verificato se oltre all'incremento di aliquota verranno modificati (ed in quale direzione) le altre agevolazioni fiscali per il proprietario e per gli inquilini".
Ha rincarato la dose il presidente di Sigest, Enzo Abanese, che ha detto: “Alzare la cedolare secca sui canoni concordati è una mossa profondamente sbagliata, perché colpisce una fascia di popolazione che non dispone di ingenti risorse finanziarie, e per questa ragione dovrebbe essere invece tutelata. Penso però che ci sia ancora tempo per apportare modifiche alla Legge di Bilancio, evitando così una ulteriore “tegola” finanziaria per un gran numero di contribuenti”.
Un po' più morbida è invece Elena Cardani, tax director, studio tributario e societario Deloitte, che a We Wealth ha dichiarato: “Il possibile ritocco della cedolare secca con aumento del 25% (passando dal 10% al 12,5%) rappresenta senz'altro un aggravio delle imposte nel settore immobiliare, già interessato da tassazione significativa. Tuttavia, andrebbe considerato che l'aliquota del 10% era provvisoria mentre la nuova aliquota del 12,5% dovrebbe diventare strutturale (dando di conseguenza stabilità) e che inoltre l'aliquota del 12,5% confrontata alle aliquote applicate su altre categorie di redditi, risulta ancora favorevole”.