Case green, nuovi obblighi su efficienza energetica: cosa fare

Ok del Parlamento Ue alla direttiva sulle case green: obiettivo classe D al 2033
Secondo alcune stime, a seconda dei lavori necessari, per una casa singola di circa 100mq per passare alla classe D (dalle classi F o G) la spesa viaggia dai 20mila ai 40mila euro
Quasi 1 milione di proprietari, pur di evitare la spesa, è disposto a vendere la propria abitazione e andare a vivere in affitto
Con 343 voti a favore, 216 contro e 78 astenuti, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva sulle case green. Delusa l’Italia, che aveva espresso riserve sul testo licenziato dal Parlamento Ue. Ora, a muovere i prossimi passi saranno il Consiglio e la Commissione europea, che dovranno pronunciarsi in merito, per arrivare alla versione definitiva della nuova direttiva, che dovrà poi essere applicata dagli Stati membri.
Cosa significa tutto questo?
Che gli edifici residenziali dovranno raggiungere una classe di prestazione energetica minima di tipo E entro il 2030 e D entro il 2033 per arrivare alla neutralità assoluta entro il 2050, fatta eccezione per gli edifici di pregio artistico, storico o di culto, per le seconde case (abitate meno di 4 mesi l'anno) e per quelle abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 metri quadrati.
Ma di cosa stiamo parlando?
Secondo un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat, più di 1 italiano su 2 non conosce la classe energetica della propria abitazione e, addirittura, circa 1,2 milioni di persone non hanno nemmeno idea di cosa significhi questo termine. Eppure, la certificazione energetica degli edifici è obbligatoria dal 2005 e nei prossimi anni, milioni di italiani saranno obbligati a ristrutturare la propria abitazione per raggiungere i criteri di sostenibilità indicati dall’Ue.
Le classi energetiche di una casa
La classe energetica di una casa - che è indicata nell’Attestato di prestazione energetica (Ape) che viene rilasciato da un tecnico abilitato - è importante per determinare l’efficienza dell’immobile (ossia per conoscere qual è il suo livello di consumi energetici e il suo impatto sull'ambiente) e, di conseguenza, anche il suo valore sul mercato. Ci sono 10 classe energetiche: per differenziarle si utilizzano degli indicatori (A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F, G) che vanno da A4, per indicare la classe energetica più performante, fino a G, che indica la classe meno performante. Questa scala classifica quindi i consumi in ordine crescente.
Quanto costa, in media, il passaggio alla classe D per una famiglia italiana?
Da alcuni dati pubblici è emerso che per una casa singola di circa 100mq, ubicata al centro nord e costruita 50 anni fa, per passare dalla classe G alle E si devono rifare gli infissi con i doppi vetri, montare la caldaia a condensazione e coibentare il tetto; per passare alla D, poi, ci vuole il cappotto termico oppure l’installazione di una pompa di calore al posto della caldaia. A seconda dei lavori necessari, la spesa viaggia dai 20mila ai 40mila euro.
Si ricorda che la realtà italiana è fatta di 35,3 milioni di unità residenziali, di cui - si stima - 26,8 milioni con pessime performance energetiche. Secondo i dati Siape Enea, infatti, le abitazioni in classe F e G rappresenterebbero il 60% delle unità, mentre quelle in classe E il 16%. L'impatto della normativa sarà quindi pesante per il mercato italiano.
Quali lavori servono nel dettaglio per arrivare dalla classe F alla classe D? Cosa succede se non mi adeguo alla normativa?
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Quali sono le intenzioni degli italiani rispetto a questa direttiva?
Secondo i dati emersi dall’indagine, solo 1 rispondente su 5 ha dichiarato di essere disposto ad adeguarsi, mentre quasi 15 milioni di individui hanno detto che lo faranno solo se ci saranno aiuti economici da parte dello Stato. “Un dato, quest’ultimo, da non sottovalutare, soprattutto se si considerano le problematiche emerse con l’ormai ex superbonus 110% che, va ricordato, ha coinvolto una platea di proprietari ben inferiore rispetto a quella che sarà toccata dalla nuova direttiva europea”, hanno spiegato gli esperti di Facile.it.
E non è tutto. Quasi 2 milioni di italiani (4,6%) hanno dichiarato di essere pronti a sfidare la legge e si adegueranno solo se, a seguito di controlli, verranno scoperti. Mentre quasi 1 milione di proprietari ha detto che, pur di evitare la spesa, è disposto a vendere la propria abitazione e andare a vivere in affitto. In particolare, la percentuale di coloro che hanno intenzione di vendere l’immobile piuttosto che adeguarsi alla Direttiva (circa il 2% a livello nazionale), è maggiore nelle regioni del Nord Italia (dove la percentuale supera il 3%).