Ucraina: gas, rame, grano su nuovi record. Il punto sulle commodity

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Anche oro e petrolio si sono mossi verso l'alto mentre, l'Occidente prova a inasprire la stretta attorno all'economia russa

Il timore di un inasprimento delle operazioni militari russe in Ucraina, unito al possibile divieto all'importazione del petrolio proveniente da Mosca ha ulteriormente ampliato le reazioni sui mercati delle materie prime, già osservati nei giorni scorsi.

Nella mattina del 7 marzo l'oro, il bene rifugio per eccellenza, ha superato per la prima volta i 2.000 dollari l'oncia, portandosi a un passo dal massimo storico segnato nel 2020 (il massimo di giornata è stato a 2.007,5 dollari). Da inizio anno il metallo giallo ha guadagnato l'8,45%. L'attrattiva dell'oro aumenta in una fase nella quale si teme il ritorno ad una fase stagflattiva, dovuta ai rincari energetici e al relativo impatto sulla crescita economica.

Il barile di petrolio Brent ha raggiunto i massimi dal 2008, con un massimo di giornata a 139,13 dollari, per poi rientrare in area 121 dollari (e un rialzo del 2,7%). La reazione è stata particolarmente forte, dal momento che il Segretario di Stato Usa, Anthony Blinken, ha fatto sapere che gli alleati europei e americani hanno avuto “una discussione molto attiva” sull'eventualità di vietare le importazioni di petrolio russo. Questa decisione, se realizzata, toglierebbe dal mercato internazionale il terzo maggior Paese esportatore di greggio, responsabile dell'11% di tutta la produzione globale. Da inizio anno il Brent ha guadagnato oltre il 57%.

“Gli spike a rialzo sono spesso seguiti da correzioni altrettanto marcate: con riferimento agli eventi geopolitici, NDR Research ha pubblicato un'interessante ricerca in cui ha calcolato la performance del Brent e del petrolio in generale a seguito di importanti fenomeni di cosiddetta disruption sul lato dell'offerta. Come osserviamo, la tendenza del petrolio a rientrare su valori mediani con il passare dal singolo evento geopolitico è piuttosto evidente”, ha commentato domenica 6 marzo il fondatore di DLD Capital Scf, Edoardo Fusco Femiano.

Nel frattempo il future del gas naturale Ttf ha raggiunto il su nuovo massimo storico, con un balzo del 19,7% il 7 marzo, a 192,55 euro – è un livello ancor più elevato rispetto al picco, già straordinario, segnato lo scorso dicembre. Nel dicembre 2019, prima della crisi covid, il gas era intorno agli 11 euro per British thermal unit.

Il 7 marzo poi ha visto il maggior balzo giornaliero mai visto sul mercato del nichel, metallo per il quale la Russia rappresenta il 7% dell'offerta. In solo un giorno il nichel ha segnato un rialzo superiore al 40%, oltre quota 42.190 dollari. Le scorte di questo metallo, utilizzato nell'acciaio inossidabile e nelle batterie, erano già scarse prima dello scoppio della crisi ucraina e in questo momento si trova ai massimi del 2007. Da inizio anno il valore del Dow Jones Commodity Index Nickel è pressoché raddoppiato (+98%).

Fra i metalli anche l'alluminio è stato protagonista di una corsa inarrestabile da inizio anno, con un rialzo del 75% che ha portato questo metallo sui massimi storici. E anche il rame ha raggiunto un nuovo record il 7 marzo, superando quota 5 dollari, con un rialzo del 5,92% da inizio anno.

Fra le altre materie prime che la crisi ucraina ha messo sotto i riflettori spicca il grano, il cui prezzo si attesta 1.294 dollari, in rialzo del 7% in un solo giorno, con un progresso del 68% da inizio anno. Ucraina e Russia, assieme, producono circa un quarto dell'offerta globale di questo cereale.
Responsabile per l'area macroeonomica e assicurativa. Giornalista professionista, è laureato in Linguaggi dei media e diplomato in Giornalismo all'Università Cattolica

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