Crisi Ucraina, come investire nel grano e perché

4.3.2022
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Grano e altre soft commodities stanno correndo per via della crisi ucraina; più in generale vari studi le considerano come beni rifugio
Da inizio marzo, nel giro di meno quattro giorni, il prezzo del grano è esploso del 60% circa
Come avviene per altre maggiori materie prime gli investitori interessati ad esporre il portafoglio al grano possono farlo attraverso più alternative
Al di là delle valutazioni contingenti, le soft commodity sono considerate un elemento di stabilizzazione per il portafoglio dal momento che tendono a muoversi nella direzione opposta rispetto alle azioni
L'importanza dell'Ucraina e della Russia nell'offerta globale del grano ha portato i future relativi a questa materia prima sui massimi da almeno il 1990. I due Paesi, assieme, producono circa un quarto dell'offerta globale di questo cereale. Nella mattina del 4 marzo i prezzi hanno toccato un massimo di 1.209,12 dollari, andando ad estendere un rally che il grano stava già osservando prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina. Da inizio marzo, nel giro di meno quattro giorni, il prezzo del grano è esploso del 60% circa. Rispetto ai livelli pre-covid questo cereale è più che raddoppiato, mentre nell'ultimo anno l'incremento è stato dell'85,44%.
Anche il mais, un'altra commodity interessata dal conflitto ucraino, ha visto un rialzo superiore al 30% da inizio anno, e ha raggiunto il massimo livello dal 2014. "Molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente sono particolarmente dipendenti dal grano proveniente dall'Ucraina e dalla Russia e probabilmente saranno duramente colpiti", aveva dichiarato al New York Times, David Laborde, a senior research fellow at the International Food Policy Research Institute, aggiungendo che il vero banco di prova sull'offerta di grano si vedrà fra quattro mesi, quando dovrebbe iniziare il raccolto.
Come avviene per altre maggiori materie prime gli investitori interessati ad esporre il portafoglio al grano possono farlo attraverso due principali alternative. La prima è l'acquisto di derivati future, che permettono di ottenere un rendimento dalla differenza fra il prezzo stabilito per la consegna della materia prima e quello di mercato. Per gli investitori al dettaglio che vogliano optare su questo genere di investimento l'opzione più versatile, però, è quella dei Cfd disponibili sulle maggiori piattaforme di trading - per via dei minori costi di transazione su ordini di piccole dimensioni. Future e Cfd ad essi ancorati sono alternative popolari per le speculazioni di breve termine che comportano rischi elevati e generalmente sconsigliati dai consulenti finanziari nell'ottica della gestione patrimoniale di lungo periodo.
Per diversificare il portafoglio, comunque, è possibile rivolgersi a fondi ed Etf tematici dedicati al più ampio mercato delle materie prime agricole. Uno dei fondi più rilevanti in merito è l'Invesco DB agriculture, che da inizio anno al 4 marzo ha guadagnato circa l'11% e conta asset in gestione 1,3 miliardi di dollari. Alternative sono i Wisdomtree Agriculture Etf, (rialzo del 32,7% da inizio anno) e Wisdomtree grains Etf (+44% da inizio anno). O, ancora, l'iShares Agribusiness UCITS Etf (+9,64% da inizio anno).
Al di là della fase di attuale contraddistinta dal conflitto in Ucraina, l'inserimento delle soft commodity in portafoglio viene considerata come un elemento di stabilizzazione. Secondo uno studio pubblicato lo scorso ottobre sul Journal of Commodity markets esiste una “solida evidenza che i futures sulle soft commodity” come il grano o il mais, “possono essere utilizzati come beni rifugio dagli investitori azionari e gli investitori azionari avversi al rischio”, sulla base di quanto avvenuto durante la pandemia. In generale, numerosi studi hanno indicato nella decorrelazione con l'andamento dei mercati azionari una buona ragione per considerare le materie prime nei portafogli.
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Come avviene per altre maggiori materie prime gli investitori interessati ad esporre il portafoglio al grano possono farlo attraverso due principali alternative. La prima è l'acquisto di derivati future, che permettono di ottenere un rendimento dalla differenza fra il prezzo stabilito per la consegna della materia prima e quello di mercato. Per gli investitori al dettaglio che vogliano optare su questo genere di investimento l'opzione più versatile, però, è quella dei Cfd disponibili sulle maggiori piattaforme di trading - per via dei minori costi di transazione su ordini di piccole dimensioni. Future e Cfd ad essi ancorati sono alternative popolari per le speculazioni di breve termine che comportano rischi elevati e generalmente sconsigliati dai consulenti finanziari nell'ottica della gestione patrimoniale di lungo periodo.
Per diversificare il portafoglio, comunque, è possibile rivolgersi a fondi ed Etf tematici dedicati al più ampio mercato delle materie prime agricole. Uno dei fondi più rilevanti in merito è l'Invesco DB agriculture, che da inizio anno al 4 marzo ha guadagnato circa l'11% e conta asset in gestione 1,3 miliardi di dollari. Alternative sono i Wisdomtree Agriculture Etf, (rialzo del 32,7% da inizio anno) e Wisdomtree grains Etf (+44% da inizio anno). O, ancora, l'iShares Agribusiness UCITS Etf (+9,64% da inizio anno).
Al di là della fase di attuale contraddistinta dal conflitto in Ucraina, l'inserimento delle soft commodity in portafoglio viene considerata come un elemento di stabilizzazione. Secondo uno studio pubblicato lo scorso ottobre sul Journal of Commodity markets esiste una “solida evidenza che i futures sulle soft commodity” come il grano o il mais, “possono essere utilizzati come beni rifugio dagli investitori azionari e gli investitori azionari avversi al rischio”, sulla base di quanto avvenuto durante la pandemia. In generale, numerosi studi hanno indicato nella decorrelazione con l'andamento dei mercati azionari una buona ragione per considerare le materie prime nei portafogli.
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