Imprese: più profitti da una (buona) tutela della privacy

Il 70% dei consumatori globali con un’età compresa tra i 16 e i 74 anni si dichiara preoccupato del modo in cui vengono utilizzate le loro informazioni raccolte online
Gli utenti si rivelano tre volte più inclini a rispondere positivamente agli annunci pubblicitari quando ritengono di poter esercitare un maggiore controllo sui propri dati
I professionisti del marketing che hanno saputo rispondere a queste esigenze sono stati in grado di superare i competitor meno specializzati in termini di ricavi del 18%
Secondo Ipsos, ci sono dunque tre strade che i professionisti del marketing possono intraprendere per colmare questo gap. E beneficiarne anche in termini di performance. Innanzitutto “dare un senso”: gli utenti condivideranno volontariamente le proprie informazioni con le aziende che anticiperanno i loro bisogni con messaggi pertinenti e tempestivi. Poi, ottenere un'autorizzazione consapevole all'utilizzo dei dati (coloro che ricordano di aver concesso il permesso agli inserzionisti rivelano infatti un atteggiamento più positivo nei confronti degli annunci). E, infine, fornire loro gli strumenti per gestire le preferenze nel trattamento dei dati personali.
Dal canto proprio, Boston Consulting Group ha invece delineato quattro pilastri dai quali le aziende potranno partire per strutturare le proprie strategie future. Innanzitutto, costruire un circolo virtuoso attorno ai dati proprietari, incoraggiando la diffusione delle informazioni in cambio di funzionalità ad hoc, come contenuti premium o offerte esclusive. In seconda battuta, investire nella misurazione end-to-end, utilizzando i modelli predittivi per calcolare l'impatto delle diverse tipologie di interazione dei consumatori lungo l'intero percorso di acquisto, indipendentemente dal canale utilizzato. Consentire la collaborazione agile tra team, per triplicare la produttività e garantire il rilascio di nuove funzionalità in poche settimane o mesi (anziché trimestri o anni). E, infine, attrarre talenti. Stabilendo un equilibrio ottimale tra risorse interne e risorse esterne. Senza dimenticare di sviluppare programmi di formazione e fidelizzazione convincenti che riducano il turnover dei dipendenti.
