Colpo di scena: Huawei potrebbe vendere la tecnologia 5G all'Occidente

Teresa Scarale
Teresa Scarale
13.9.2019
Tempo di lettura: 5'
Nella vera guerra fra Usa e Cina, quella per il predominio tech, arriva il colpo di scena. In piena filosofia confuciana, Huawei vuole evitare lo scontro diretto, vendendo la tecnologia 5G all'Occidente. Senza limiti d'uso: una mossa strategica delle più perspicaci o solo una boutade mentre le vendite crollano?

Le ambite reti ultra rapide di quinta generazione saranno la spina dorsale dell'industria 4.0, connettendo auto, robot, device. E sono il fulcro delle aspettative di crescita dei profitti per il colosso di Shenzen

Ren Zhengfei fa sapere di stare pensando ad una vendita “definitiva” della tecnologia 5G all'Occidente. Per una tariffa una tantum, l'ipotetico acquirente avrebbe perpetuo accesso ai brevetti Huawei. Ma anche ai codici, alle licenze, ai progetti tecnici, ai segreti di produzione

Una mossa che appare audace (o disperata: le vendite di smartphone Huawei sono crollate). Questa vendita "senza limiti" significherebbe che né Huawei né il governo cinese potrebbero controllare la tecnologia venduta all'Occidente, libera quindi di svilupparsi “autonomamente”

L'operazione porterebbe nelle casse di Huawei “decine di miliardi di dollari”. Ma l'intento di Ren è anche quello di dissipare i timori degli Usa

La tecnologia di quinta generazione (5G) porterà Huawei e quindi la Cina in vetta all'Olimpo mondiale della tecnologia? Un articolo apparso su l'Economist lancia segnali ambivalenti. Le ambite reti ultra rapide di quinta generazione saranno la spina dorsale dell'industria 4.0, connettendo auto, robot, device. E sono il fulcro delle aspettative di crescita dei profitti per il colosso di Shenzen, unico attualmente a “guadare le paludi africane” e “ad avventurarsi nei monti colombiani”. A differenza delle corporations americane, cui la governativa Commissione del Commercio ha fatto divieto di vendere tecnologia alle controparti cinesi, per motivi di sicurezza.

Il 5G Huawei? Te lo vendo e poi tu ne fai quel che vuoi


Così, ha la luce di un colpo di scena l'annuncio del ceo di Huawei. Nel bel mezzo dei tafferugli con gli Usa infatti, Ren Zhengfei, in un'intervista del 10/09/2019 all'Economist fa sapere di stare pensando ad una vendita “definitiva” della tecnologia 5G all'Occidente.

Per una tariffa una tantum, l'ipotetico acquirente avrebbe perpetuo accesso ai brevetti Huawei. Ma anche ai codici, alle licenze, ai progetti tecnici, ai segreti di produzione. Soprattutto, potrebbe modificare il codice sorgente. Una mossa che appare audace: questo significherebbe che né Huawei né il governo cinese potrebbero controllare la tecnologia venduta all'Occidente, libera quindi di svilupparsi “autonomamente”.

Ren dice poi all'Economist di voler creare un rivale in grado di competere ad armi pari con Huawei proprio mentre i paesi occidentali sono terrorizzati dalla prospettiva di dover sottostare alla sola offerta tecnologica cinese. “Una distribuzione equilibrata degli interessi in gioco serve alla nostra sopravvivenza”.

L'operazione porterebbe nelle casse di Huawei “decine di miliardi di dollari”. Ma l'intento di Ren è anche quello di dissipare i timori degli Usa. Per Samm Sacks del think tank New America però, si tratta solo di un bluff. E' il governo americano a cercare di creare un rivale per Huawei, il quale potrebbe essere anche Ericsson o Nokia.

Ma padroneggiare il 5G vuol dire avere l'investitura di nuova superpotenza mondiale dominante. La tecnologia sarà il discrimine fra paesi  di serie A e paesi di serie B. “Rinunciare a questa tecnologia  comporterà, per i paesi che lo faranno, forte rallentamento se non recessione”. Chi è allora il compratore ideale della tecnologia di Huawei , secondo il suo ceo? Ren dice di non averne idea, ma l'intervistatore suppone che potrebbe ben trattarsi di un consorzio di compratori, se non della coreana Samsung.

Huawei e la vendita dei segreti 5G all'Occidente. Una mossa “disperata”?

Gli Usa però non si lasceranno impressionare. E non metteranno da parte i loro timori legati alla “sicurezza nazionale”. Almeno nel breve periodo. Del resto, la multinazionale del Dragone di è rifiutata di prendere parte agli standard comuni di tecnologia proposti dagli Usa (da OpenRAN). E gli Stati Uniti hanno anche “suggerito” agli alleati di non avvalersi della tecnologia cinese.

Fiumi di denaro in fumo


Metà dei 105 miliardi di dollari delle vendite di Huawei provenivano dai 208 milioni di smartphone venduti in tutto il mondo. La loro appetibilità era chiaramente dovuta ad Android, ormai vietato dal Dipartimento del Commercio americano. Chi vorrebbe in Occidente un telefono senza Gmail, Google Maps, YouTube o banalmente Google Play Store, essenziale per scaricare le staple app Whatsapp, Instagram, Facebook? L'impresa cinese sta mettendo a punto il sistema Harmony OS. Ma prima che diventi un serio rivale di Android ci vorranno anni. Mate 30, il primo smartphone post blacklist Usa, farà la sua apparizione ufficiale  a Monaco il prossimo 19 settembre 2019. Intanto, le vendite ad agosto sono calate del 19% anno su anno, e il possibile flop di Mate 30 è un concreto spauracchio.

Sul fronte finanziario, le relazioni con Hsbc e Standard Chartered sono interrotte. Il denaro in cassa è ancora moltissimo, e Ren dichiara che il cashflow è “in salute”, pur avendo appena finito di costruire un campus di ricerca da 1,4 miliardi di dollari e 120 ettari.

Il fatto è Huawei deve operare un cambiamento strutturale, passando dall'hardware al software. Una trasformazione spossante anche e soprattutto per i colossi. La dichiarazione di Ren Zhengfei è allora solo una mossa di chi non ha nulla da perdere?
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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