Il fintech per la diversità di genere

Rita Annunziata
8.4.2020
Tempo di lettura: 3'
Benedetta Arese Lucini, ceo e co-founder di Oval, una startup europea nata a Londra nel 2016 con l'obiettivo di aiutare i giovani ad avvicinarsi al mondo del risparmio e degli investimenti, racconta la sua impresa. In un settore ancora dominato da giacca e cravatta

Il mondo della finanza è ancora dominato dagli uomini. Il wealthtech potrebbe conquistare una parte della componente femminile della clientela che i colossi del risparmio gestito non sempre riescono a catturare

Il 40% degli utenti di Oval è rappresentato da donne, contro il 20% della media di mercato

Con l'app di Oval gli utenti possono raccogliere i propri risparmi in un salvadanaio digitale al quale destinare una percentuale delle proprie spese e del proprio stipendio

In un mondo, quello della finanza, dominato da grandi istituzioni, riuscire a conquistare una nicchia di mercato può sembrare una matassa difficile da dipanare. Se poi a tentare l'impresa è una donna, tra migliaia di giacche e cravatte, gli ostacoli lungo il percorso iniziano a disegnarsi ancor prima di averlo intrapreso. Ma esistono davvero questi intralci o sono soltanto il frutto di timori costruiti sulla base di pregiudizi di genere sedimentatisi nel tempo? Il wealth-tech, in questo contesto, potrebbe rappresentare uno strumento di democratizzazione del mercato? We wealth ne ha parlato con Benedetta Arese Lucini, ceo e co-founder di Oval, una startup europea nata a Londra nel 2016 con l'obiettivo di aiutare i giovani ad avvicinarsi al mondo del risparmio e degli investimenti, con un occhio (e un team) da sempre rivolto alle donne.
“Ogni tanto le donne si auto-creano degli ostacoli. In una stanza piena di uomini in giacca e cravatta, essere donna può anche rappresentare un'opportunità per spiccare, ma è importante avere un network familiare e di mentor, uomini e donne, che ti supporti nelle tue decisioni”, spiega. D'altra parte, il mercato degli investimenti è ancora caratterizzato in gran parte da uomini, motivo per cui fare fund raising (raccolta di fondi ndr) per una donna è ancora difficile, aggiunge, non solo in relazione al canale istituzionale, ma anche in riferimento ai business angel e al crowdfunding.

Inoltre, sebbene la stessa Oval sia costituita al 40% da donne (basti pensare che due su cinque dei membri del team manager lo sono, e lo stesso vale per il board), solo l'8% dei partecipanti alla campagna di crowdfunding avviata dalla società erano donne. “Per me è sempre stato un requisito fondamentale far capire alle giovani che possono fare carriera anche nel settore del fintech, nonostante sia un mondo prettamente maschile – continua –. Siamo molto attenti anche alle utenti donna, che purtroppo sono ancora inferiori rispetto agli uomini ma non rispetto alla media del mercato: parliamo del 40% contro il 20%”.
In questo contesto, il digitale e, nello specifico, il wealth-tech potrebbero diventare il tramite per conquistare la componente non solo femminile ma anche quella più giovane di clientela che i grandi istituti finanziari non riescono a catturare. “Le persone che affidano i propri soldi alle società di risparmio gestito hanno un'età media di 60 anni – continua Arese Lucini – mentre i nostri utenti ne hanno in media 30 anni. Per affermarsi in questo mondo, bisogna avere la capacità di crearsi una nicchia, costruendo un prodotto focalizzato sulle esigenze di questo segmento di clientela. Noi abbiamo una fortissima community sui social media, in particolare su Facebook, che utilizziamo per chiedere ai nostri clienti quali sono i loro bisogni e desideri".

Secondo Arese Lucini, se da un lato gli utenti Hnwi continueranno a prediligere il contatto umano all'esperienza digitale, il wealth-tech potrebbe permettere di abbattere i costi delle filiali e raggiungere anche le nicchie di mercato con patrimoni meno importanti. Oval, per esempio, permette di iniziare a investire partendo solo da 10 euro. “La nostra visione è che i giovani hanno poca educazione finanziaria e hanno bisogno di prodotti che permettano loro di risparmiare in modo semplice, preparandosi così a un futuro che presenterà delle criticità sul piano delle pensioni – spiega Arese Lucini –. La nostra idea era di creare qualcosa di intuitivo e giocoso, perché il risparmio e l'investimento sono argomenti noiosi”.

Con l'app di Oval collegata al proprio conto e alle proprie carte, gli utenti possono infatti raccogliere gratuitamente i propri risparmi in un salvadanaio digitale al quale destinare una percentuale delle proprie spese o del proprio stipendio, applicando una semplice regola come l'arrotondamento per eccesso sulle transazioni effettuate, oppure modalità più dinamiche, adatte alle proprie abitudini e esigenze. Se sei una persona particolarmente attiva sui social network, ad esempio, puoi decidere di mettere da parte un euro in base al tempo passato online, o anche stabilire un importo da accantonare ogni volta che raggiungi il tetto stabilito di 10mila passi giornalieri.

“In media i nostri utenti mettono da parte il 7% in più ogni mese. Chi ha iniziato tempo fa, ha triplicato o quadruplicato la propria capacità di risparmio, arrivando a 150/160 euro al mese in media. Possono sembrare numeri piccoli, ma non lo sono se si considera che il nostro utente medio ha un salario netto sui 2.000-2.500 euro”. Infine, dopo aver effettuato un questionario di valutazione del proprio profilo di rischio, gli utenti possono selezionare i prodotti finanziari e decidere la percentuale del salvadanaio da allocare ogni settimana, pagando una fee annuale dell'1% sull'ammontare investito. Tra gli strumenti tematici bilanciati proposti, anche uno al femminile, dedicato alle aziende i cui board sono costituiti per almeno il 20% da donne o la cui fondatrice è donna. “Il settore tradizionale bancario non può essere l'unico punto di distribuzione del risparmio gestito”, conclude Arese Lucini. A comprenderlo è stata anche Eurizon, società di asset management del Gruppo Intesa Sanpaolo, che a ottobre 2019 ha annunciato l'avvio di una partnership con Oval seguita a un investimento diretto nel capitale della società.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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