Cybersicurezza e privacy: protagonista da VivaTech con l'AI

Non è più l'epoca in cui l'unica noia "tech" era ricevere una bibita sbagliata alla macchinetta. Oggi, all'epoca dell'Internet delle cose, gli utenti devono scolarizzarsi. Non è tenero il ceo di Avast dal palco di Vivatech
L'indice Rdr valuta la tutela della privacy e della libertà di espressione di circa due miliardi e 150 milioni di persone, la metà degli utenti attivi mondiali della Rete. Le imprese dell'indice hanno una capitalizzazione di mercato complessiva di quasi 5 mila miliardi di dollari
Solo poche fra le imprese incluse nell'indice però fanno propri almeno la metà dei requisiti richiesti dall'Rdr. Quali sono i motivi, al di là della difficolosa disclosure sulle procedure interne?
La tutela della privacy è il mattone della cybersicurezza
L'aumentata connettività delle persone e delle cose pone sempre maggiori rischi alla cybersicurezza. L'avvento dell'Intelligenza artificiale (AI) aggiunge poi, oltre alle opportunità, nuovi rischi. Si è parlato anche di questo nella prima giornata di VivaTech 2019. Gli hacker paiono sempre più avanti delle società, sempre più affamate di data scientist che sviluppino tecnologie e strategie di cybersicurezza. Le imprese stanno lavorando alla resilienza dei loro sistemi di sicurezza e di prodotto. Partendo dall'assunto che le infiltrazioni possono essere già presenti negli apparati IT, molte società stanno sistematicamente crittografando i loro dati più sensibili.
Cybersicurezza e privacy, rischi maggiori dei benefici?
Sul palco multicolore di VivaTech, ne hanno parlato Vince Steckler, ceo di Avast, e il campione mondiali di scacchi Garry Kasparov, Avast Ambassador.
Luci e ombre
I due relatori hanno insistito sulla scolarizzazione degli utenti, sul fatto che i consumatori imparino a comprendere i rischi insiti nell'utilizzo delle tecnologie sottostanti l'Internet delle cose e l'Intelligenza artificiale. "Fino a pochi anni fa, il nostro problema con le macchine era quello di avere un caffè sbagliato. Oggi, con l'Internet delle cose, il rischio è che gli hacker prendano il controllo della nostra intera casa", dice Vince Steckler dal palco.
Privacy e diritti: il Ranking digital rights index 2019
Mentre da VivaTech si discuteva di cybersicurezza e privacy, usciva l'edizione 2019 del Ranking digital rights (Rdr) index sulla libertà d'espressione e la tutela della privacy al tempo di internet. Rdr lavora per la creazione di standard globali e incentivi affinché le imprese rispettino e proteggano i diritti degli utenti tramite i dati. L'edizione 2019 dell'indice ha valutato le 24 società digitali maggiori al mondo in merito al loro pubblico impegno alla tutela della libertà di espressione e della privacy dei loro utenti.
Oltre a libertà d'espressione e privacy, i 35 parametri della valutazione indagano anche la governance dell'impresa e i suoi meccanismi di rendicontazione. Complessivamente, le imprese dell'indice servono almeno la metà dei 4,3 miliardi di utenti mondiali di internet e hanno una capitalizzazione di mercato totale di quasi 5 mila miliardi di dollari.
Privacy e cybersicurezza, le prime della classe
Microsoft, pur vincendo di misura su Google (62 a 61), sorpassa la storica numero uno dell'indice. E lo fa grazie a governance e tutela della privacy, mentre la società di Mountain View può ancora mettersi all'occhiello il fiore della libertà d'espressione. In ambito telefonia, è Telefonica ad aggiudicarsi la medaglia d'oro, superando Vodafone di cinque punti. Tuttavia il report segnala che solo poche imprese hanno superato il 50% dei requisiti nel 2019, nonostante nuove regole siano entrate in vigore in diverse zone del mondo, ad esempio in Europa con la Gdpr.
I punti deboli: privacy e trasparenza
Perché allora le imprese del panel hanno fatto tanto male? La maggior parte delle imprese sono ancora reticenti a disvelare il modo in cui trattano e custodiscono i dati personali. Sul fronte governance invece le società non sembrano consapevoli dei rischi derivanti dall'adozione di modelli di business disruptivi. Adottare processi di automatizzazione delle decisioni o pubblicità comportamentale pone rischi seri alla protezione dei dati personali. Altro punto dolente è quello della libertà di espressione, non solo inteso come "libertà di dire ciò che si vuole", ma come delicato equilibrio fra protezione dagli hater e dalla censura. Infine, poche imprese hanno comunicato all'Rdr se e in che modo i governi chiedono loro informazioni sui privati cittadini.


