Il crowdfunding è donna

Le donne hanno minori possibilità di accedere al credito bancario rispetto agli uomini. Ma nel caso del crowdfunding la situazione è capovolta
Le campagne di crowdfunding condotte da donne hanno il 32% in più di possibilità di ottenere finanziamenti
Secondo Roberta Rabellotti, docente dell'Università di Pavia, una strada per favorire la parità di genere nell'accesso al credito potrebbe essere quella di riconoscere degli incentivi a livello fiscale per attirare gli investimenti verso le imprese al femminile
“La motivazione è duplice. Innanzitutto, le imprenditrici hanno una migliore capacità di comunicare il progetto, utilizzando un linguaggio più comprensibile e attraente per un potenziale finanziatore, considerando che le piattaforme di crowdfunding si riferiscono a un pubblico generale, non di operatori specializzati”, spiega la Rabellotti. Inoltre, per il fatto stesso che si tratti di operatori non specializzati, non scatterebbe quel meccanismo di gender bias (pregiudizio di genere) documentato dall'evidenza empirica che invece contraddistingue il mondo degli investitori professionali, caratterizzato in maggioranza da uomini. “Se pensiamo al crowdfunding come a un mercato nel quale chiunque può sostenere un progetto senza avere competenze finanziarie specifiche, la popolazione è composta tendenzialmente da metà uomini e metà donne”, continua la Rabellotti.
La strada per raggiungere una piena parità di genere nell'accesso al credito è dunque lunga, ma ci sono alcune azioni che gli istituti finanziari potrebbero intraprendere per garantire alle donne un percorso verso il raggiungimento di questo traguardo. Secondo la Rabellotti, un primo passo da compiere riguarda il riconoscimento stesso della problematica da parte delle banche. “Se iniziassero a rendere pubblici i dati delle loro politiche di credito e diventasse chiaro quali sono le ragioni dei pregiudizi nei confronti delle imprese femminili, potrebbero iniziare a sviluppare degli strumenti per facilitare l'accesso al credito alle donne”, spiega. Inoltre, molto spesso sono le stesse donne che, scoraggiate dai risultati delle altre imprenditrici, rinuncerebbero a priori a interfacciarsi con gli istituti di credito. “Ci sarebbe bisogno di una maggiore attenzione delle banche a questa tipologia di clienti. Inoltre, se il settore bancario tende a essere particolarmente maschile, garantire maggiore spazio alle donne nelle posizioni di vertice degli istituti potrebbe generare un incremento dell'attenzione nei confronti delle imprenditrici. E perché no degli incentivi a livello fiscale per chi investe nelle imprese femminili?”.
