Polizze vita, ecco quanto "pesano" nel risparmio degli italiani

28.2.2022
Tempo di lettura: 5'
Le polizze vita piacciono molto agli italiani, grazie alle caratteristiche prevalentemente difensive di questa tipologia d'investimento
Nell'area Ocse solo le famiglie francesi e danesi destinano alle polizze vita una quota maggiore della propria ricchezza finanziaria
Le polizze vita giocano la parte del leone nella raccolta dei premi assicurativi in Italia e rappresentano la fonte di profitti prevalente per l'industria
Le famiglie italiane sono ancora molto affezionate al mattone e al conto corrente, ma, rispetto al resto del mondo sviluppato, hanno anche una spiccata predilezione per un'altra forma d'investimento: quella della polizza sulla vita.
Secondo i dati Ocse aggiornati al 2020, il 18,1% della ricchezza finanziaria delle famiglie (che esclude, però, gli immobili) è detenuta proprio in polizze vita. Nell'area Ocse solo i cittadini di Francia (34,1%) e Danimarca (26,5%) destinano a queste assicurazioni una quota di ricchezza finanziaria superiore. Negli Stati Uniti o nel Regno Unito, per fare l'esempio di due Paesi spesso preso a riferimento per evoluzione del sistema finanziario, le polizze vita costituiscono meno del 10% degli asset finanziari delle famiglie.
In Italia, dunque, la "sicurezza" piace di questa assicurazione. Rispetto a un titolo di stato, una popolare alternativa a basso rischio, il contratto assicurativo garantisce il sottoscrittore da eventuali insolvenze degli emittenti sui quali la compagnia ha investito. I rendimenti, nel caso delle polizze vita "tradizionali" sono programmati e chi le ha sottoscritte anni fa, prima della compressione dei tassi d'interesse, si può dire che abbia fatto un buon affare in termini di rapporto fra rischi e rendimenti. Con l'affermazione delle polizze unit linked, il cui rendimento dipende dall'andamento di un indice di riferimento, la quota delle polizze vita a rendimento variabile è salita a circa il 20%.
Quanto vale, in assoluto, il mercato delle polizze vita in Italia? Secondo i dati dell'ultima relazione Ania, l'associazione nazionale del settore, nel 2020 le imprese con sede legale in Italia e le filiali italiane di imprese extracomunitarie hanno raccolto premi per 138,6 miliardi di euro nel 2020, di 102,7 miliardi da polizze vita e 35,9 miliardi da polizze danni. In termini di flussi di denaro incamerati dalle assicurazione, dunque, le polizze vita fanno la parte del leone con il 74,1%. Nel corso degli ultimi anni tale rilevanza, nel business complessivo delle assicurazioni è andato ad aumentare, poiché nel 2013 tale quota era del 71,1%.
In termini di profitti generati, il settore vita ha reso alle assicurazioni operanti in Italia 4,7 miliardi di euro, contro i 3,8 miliardi del comparto non-vita. Nel 2019 il divario era stato nettamente più ampio e favorevole al comparto vita: 5,9 contro 2,6 miliardi di euro. Del resto l'anno del primo lockdown non è stato particolarmente favorevole per le assicurazioni del comparto vita, con un calo dei premi raccolti del 4,4% e un aumento dei rimborsi dello 0,4%.
La consulenza finanziaria delle reti gioca un ruolo importante nella vendita dei prodotti assicurativi, in particolare nel comparto vita. Secondo Assoreti, le assicurazioni hanno rappresentato nel 2021 il 39,72% della raccolta netta relativa al risparmio gestito (e il 21% di quella lorda).
Secondo i dati Ocse aggiornati al 2020, il 18,1% della ricchezza finanziaria delle famiglie (che esclude, però, gli immobili) è detenuta proprio in polizze vita. Nell'area Ocse solo i cittadini di Francia (34,1%) e Danimarca (26,5%) destinano a queste assicurazioni una quota di ricchezza finanziaria superiore. Negli Stati Uniti o nel Regno Unito, per fare l'esempio di due Paesi spesso preso a riferimento per evoluzione del sistema finanziario, le polizze vita costituiscono meno del 10% degli asset finanziari delle famiglie.
In Italia, dunque, la "sicurezza" piace di questa assicurazione. Rispetto a un titolo di stato, una popolare alternativa a basso rischio, il contratto assicurativo garantisce il sottoscrittore da eventuali insolvenze degli emittenti sui quali la compagnia ha investito. I rendimenti, nel caso delle polizze vita "tradizionali" sono programmati e chi le ha sottoscritte anni fa, prima della compressione dei tassi d'interesse, si può dire che abbia fatto un buon affare in termini di rapporto fra rischi e rendimenti. Con l'affermazione delle polizze unit linked, il cui rendimento dipende dall'andamento di un indice di riferimento, la quota delle polizze vita a rendimento variabile è salita a circa il 20%.
Quanto vale, in assoluto, il mercato delle polizze vita in Italia? Secondo i dati dell'ultima relazione Ania, l'associazione nazionale del settore, nel 2020 le imprese con sede legale in Italia e le filiali italiane di imprese extracomunitarie hanno raccolto premi per 138,6 miliardi di euro nel 2020, di 102,7 miliardi da polizze vita e 35,9 miliardi da polizze danni. In termini di flussi di denaro incamerati dalle assicurazione, dunque, le polizze vita fanno la parte del leone con il 74,1%. Nel corso degli ultimi anni tale rilevanza, nel business complessivo delle assicurazioni è andato ad aumentare, poiché nel 2013 tale quota era del 71,1%.
In termini di profitti generati, il settore vita ha reso alle assicurazioni operanti in Italia 4,7 miliardi di euro, contro i 3,8 miliardi del comparto non-vita. Nel 2019 il divario era stato nettamente più ampio e favorevole al comparto vita: 5,9 contro 2,6 miliardi di euro. Del resto l'anno del primo lockdown non è stato particolarmente favorevole per le assicurazioni del comparto vita, con un calo dei premi raccolti del 4,4% e un aumento dei rimborsi dello 0,4%.
La consulenza finanziaria delle reti gioca un ruolo importante nella vendita dei prodotti assicurativi, in particolare nel comparto vita. Secondo Assoreti, le assicurazioni hanno rappresentato nel 2021 il 39,72% della raccolta netta relativa al risparmio gestito (e il 21% di quella lorda).