Polizze key man, una tutela per l'impresa

Pieremilio Gadda
Pieremilio Gadda
14.9.2020
Tempo di lettura: 3'
L'improvvisa scomparsa del fondatore e di un manager carismatico in azienda può minacciare la resilienza del business. Una copertura può garantire la liquidità necessaria per superare il momento critico e ripartire

Per molte aziende, specialmente quelle piccole o piccolissime, l'uomo al comando – il fondatore, un suo erede, un supermanager – rappresentano un asset decisivo

Una soluzione è rappresentata dalle polizze Key man: un contratto che ha come contraente e beneficiario l'azienda stessa e come assicurato l'“uomo chiave”

Dal punto di vista fiscale, i premi sono deducibili. Bisogna ricordare, però, che il capitale erogato concorre a formare il reddito d'impresa

I grandi patrimoni sono in larga parte frutto dell'attività d'impresa. E per molte aziende, specialmente quelle piccole o piccolissime, l'uomo al comando – il fondatore, un suo erede, un supermanager – rappresentano un asset decisivo. È il caso tipico di una pmi a conduzione familiare, in cui il capo azienda, uomo solo al comando, custodisce gelosamente e coltiva in prima persona tutti i contatti commerciali e i rapporti con i fornitori e i maggiori clienti. Che ripercussioni potrebbe avere la perdita della (o delle) figure chiave sulla sopravvivenza del business? È una domanda che ogni imprenditore dovrebbe porsi pianificando il futuro della propria azienda. “Vale a maggiore ragione per le startup o le aziende più giovani, in fase di rapida espansione: quelle che devono tutto all'intuizione e al carisma del fondatore - o del team che fatto sviluppato l'idea – dovrebbero proteggersi contro il rischio di una scomparsa prematura e inaspettata del leader”, avverte Alessandro Quero, head of life protection di La Mondiale Europartner. La soluzione assicurativa per far fronte a questa necessità è la polizza Key man: un contratto che ha come contraente e beneficiario l'azienda stessa e come assicurato l'“uomo chiave”.
Quanto costa

“In caso di sinistro, spiega Quero, “la compagnia assicurativa eroga il capitale pattuito, fornendo la liquidità necessaria per consentire all'azienda di riorganizzarsi e ripartire”. Come si definisce il capitale assicurato? “Il calcolo è decisamente più complesso rispetto a una classica temporanea caso morte per tutelare la famiglia dalla scomparsa di uno o entrambi i percettori di reddito”, premette il manager. In genere i parametri utilizzati sono il fatturato dell'azienda, l'utile netto. “Ma la quantificazione dipende, in ultima istanza, dalla sensibilità del banker e dell'azienda che si assicura”, precisa. “è fondamentale calibrare correttamente la copertura in base alle variabili in gioco: per un'azienda che fattura 100mila euro l'anno non ha senso prevedere un capitale di 10milioni. Anche perché queste polizze devono fare “da ponte”, aiutare l'impresa a risollevarsi nella fase critica iniziale, che può durare, approssimativamente, sei mesi o un anno”.
Dal punto di vista fiscale, i premi sono deducibili. Bisogna ricordare, però, che il capitale erogato concorre a formare il reddito d'impresa. Si può quindi costruire in modo che l'importo tenga conto anche della tassazione.
Un caso concreto

Un esempio concreto può aiutare a comprendere meglio il funzionamento di questa copertura. Si ipotizza un'azienda di famiglia, ancora in mano al fondatore 60enne, che si occupa direttamente delle scelte strategiche e rappresenta la figura di spicco a livello commerciale. Il Consiglio di amministrazione è ristretto, una 20 i dipendenti. “In caso di scomparsa dell'imprenditore, i rischi sarebbero significativi: il ritorno d'immagine per l'azienda, la mancanza di un passaggio di consegne già pianificato per tempo e la necessità di garantire continuità durante la fase di assestamento e di cambiamento”, osserva Quero. “L'ammontare della copertura scelta deve essere in linea con il valore dell'azienda e con una stima del contraccolpo che l'impresa potreebe subire in caso di sinistro. Per una copertura della durata decennale e un capitale di 10milioni, il premio annuo sarebbe inferiore ai 100mila euro”.

 

(articolo tratto da We Wealth di settembre)

 
Direttore del magazine We wealth direttore editoriale della redazione di We Wealth. Nato a Brescia, giornalista professionista, è laureato in Relazioni Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano. Nel passato ha coordinato la redazione di Forbes Italia e Collabora anche con l’Economia del Corriere della Sera e Milano Finanza.

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