Insurtech in Italia piccolino, ma in netta crescita

Nei primi 6 mesi del 2021 ci sono stati in Italia nel settore dell’insurtech investimenti per 60 milioni di euro, in netta crescita rispetto al 2020
Stante questo ritmo di crescita, si prevede di arrivare entro fine 2021 a quota 100/120 milioni di euro. Si tratta però. di numeri ancora risibili rispetto alla media europea
La sfida è quella di arrivare a investire nell'insurtech in Italia almeno un miliardo di euro entro il 2023
Tuttavia l'ammontare degli investimenti italiani risulta in decisa crescita rispetto al 2020, quando si erano fermati a 50 milioni totali. Stante questo ritmo di crescita, si prevede di arrivare entro fine 2021 a quota 100/120 milioni di euro.
Ma le cose stanno cambiando. L'insurtech Revo ha fatto la sua scalata in Borsa, Generali è entrata in Yolo acquisendone il 10% del capitale. Per quanto riguarda il rapporto tra le compagnie e le startup, l'indagine evidenzia infatti che il 22% delle prime ha effettuato almeno un investimento nelle seconde nei primi sei mesi del 2021 (19% a fine 2020). Il 66% ha poi avviato almeno un progetto interno (63% a fine 2020), mentre l'80% ha avviato almeno una partnership (era il 75% a fine 2020). Nel 2021 sono infine aumentate le collaborazioni tra imprese Insurtech e compagnie: dalle 22 del 2020 alle 35 del primo semestre 2021. Un rapporto benefico: le incumbent (le grandi imprese già presenti sul mercato) hanno potuto accelerare il loro livello di digitalizzazione interno e vi è stato un aumento del 52% nella conoscenza e nell'utilizzo delle polizze on demand.
Ad aggravare lo svantaggio dell'Italia nell'insurtech rispetto agli altri paesi sono poi le competenze digitali nel settore assicurativo. Solo il 34% delle compagnie intervistate ritiene gli asset tecnologici interni adeguati per far fronte alle sfide del mercato. La media europea è del 66%. Inoltre, solo nel 34% delle compagnie esiste una struttura dedicata all'innovazione, contro il 77% dell'Europa. Forte il divario anche per quanto riguarda la presenza di una digital unit (2% in Italia contro l'85% europeo). Il 71% delle compagnie ritiene infatti che ci sia un divario tecnico e digitale a livello di competenze che limita la capacità di sviluppare nuovi prodotti e servizi che siano in linea con le nuove esigenze di un consumatore sempre più digitalizzato, che oggi rappresenta il 32% del target assicurativo e crescerà nei prossimi anni in modo esponenziale.
Entro dieci anni da adesso, l'82% delle persone interessate a prodotti assicurativi sarà digitalizzata. L'offerta di questo genere di polizze crescerà in Europa del 30/40%. I segnali di questo trend, sotto la spinta delle nuove abitudini di consumo e stili di vita come la micro mobilità, le auto e le case sempre più connesse, la sharing economy, una maggior attenzione alla salute, sono già visibili. Sono state infatti circa 400 mila le persone che hanno acquistato polizze digitali nei primi sei mesi del 2021, con una crescita del 114% rispetto al 2020.
Si stima che le polizze digitali in ambito automotive – escluso l'RC auto, saranno il 31% del totale nel 2030. Nel settore viaggi saranno il 43%, il 36% per quanto riguarda la mobilità, il 28% per le polizze casa, il 24% per le assicurazioni su infortuni. Anche il 24% delle assicurazioni per la cura degli animali sarà digitale.
La pandemia ha trasformato anche il settore assicurativo. I consumatori sono diventati più consapevoli dell'importanza di proteggersi.