Insurtech in Italia piccolino, ma in netta crescita

Teresa Scarale
Teresa Scarale
16.9.2021
Tempo di lettura: 2'
In valore assoluto l'ammontare degli investimenti nell'insurtech è ancora ridotto nel Belpaese, ma tutti i numeri sono in aumento. E la tendenza è chiara: il futuro è della polizza on demand

Nei primi 6 mesi del 2021 ci sono stati in Italia nel settore dell’insurtech investimenti per 60 milioni di euro, in netta crescita rispetto al 2020

Stante questo ritmo di crescita, si prevede di arrivare entro fine 2021 a quota 100/120 milioni di euro. Si tratta però. di numeri ancora risibili rispetto alla media europea

La sfida è quella di arrivare a investire nell'insurtech in Italia almeno un miliardo di euro entro il 2023

Nel Belpaese vincono ancora le vecchie polizze nelle preferenze dei clienti, ma all'orizzonte si profilano importanti trasformazioni. L'Insurtech Investment Index al 30 Giugno 2021 di IIA – Italian Insurtech Association e Politecnico di Milano rivela a tal proposito come nei primi 6 mesi del 2021 ci siano stati in Italia nel settore dell'insurtech investimenti per 60 milioni di euro. Numero piccolo in valore assoluto, se paragonato a quello degli altri paesi europei: nel primo semestre del 2021 in Germania le compagnie assicurative hanno investito 900 milioni di euro in startup insurtech, in Francia 300 milioni, in Gran Bretagna 400 milioni.

Tuttavia l'ammontare degli investimenti italiani risulta in decisa crescita rispetto al 2020, quando si erano fermati a 50 milioni totali. Stante questo ritmo di crescita, si prevede di arrivare entro fine 2021 a quota 100/120 milioni di euro.
Il volume degli investimenti risulta dunque ancora insufficiente rispetto alla media europea.  "Lavoriamo per arrivare a un miliardo di investimenti entro il 2023", esorta Simone Ranucci Brandimarte, presidente e co-fondatore dell'Italian Insurtech Association durante la presentazione dei risultati.

Ma le cose stanno cambiando. L'insurtech Revo ha fatto la sua scalata in Borsa, Generali è entrata in Yolo acquisendone il 10% del capitale. Per quanto riguarda il rapporto tra le compagnie e le startup, l'indagine evidenzia infatti che il 22% delle prime ha effettuato almeno un investimento nelle seconde nei primi sei mesi del 2021 (19% a fine 2020). Il 66% ha poi avviato almeno un progetto interno (63% a fine 2020), mentre l'80% ha avviato almeno una partnership (era il 75% a fine 2020). Nel 2021 sono infine aumentate le collaborazioni tra imprese Insurtech e compagnie: dalle 22 del 2020 alle 35 del primo semestre 2021. Un rapporto benefico: le incumbent (le grandi imprese già presenti sul mercato) hanno potuto accelerare il loro livello di digitalizzazione interno e vi è stato un aumento del 52% nella conoscenza e nell'utilizzo delle polizze on demand.
Tuttavia “nella prima parte del 2021 le compagnie assicurative italiane denotano una forte inerzia negli investimenti in startup e Pmi Insurtech, con ben il 58% di esse che non ne ha effettuato nessuno, e il restante 42% che non ha aumentato gli sforzi rispetto al 2020. L'outlook sulla fine del 2021 è però più positivo di quanto era stato dichiarato a fine 2020”. Commenta Filippo Maria Renga, direttore dell'Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano.

Ad aggravare lo svantaggio dell'Italia nell'insurtech rispetto agli altri paesi sono poi le competenze digitali nel settore assicurativo. Solo il 34% delle compagnie intervistate ritiene gli asset tecnologici interni adeguati per far fronte alle sfide del mercato. La media europea è del 66%. Inoltre, solo nel 34% delle compagnie esiste una struttura dedicata all'innovazione, contro il 77% dell'Europa. Forte il divario anche per quanto riguarda la presenza di una digital unit (2% in Italia contro l'85% europeo). Il 71% delle compagnie ritiene infatti che ci sia un divario tecnico e digitale a livello di competenze che limita la capacità di sviluppare nuovi prodotti e servizi che siano in linea con le nuove esigenze di un consumatore sempre più digitalizzato, che oggi rappresenta il 32% del target assicurativo e crescerà nei prossimi anni in modo esponenziale.


Entro dieci anni da adesso, l'82% delle persone interessate a prodotti assicurativi sarà digitalizzata. L'offerta di questo genere di polizze crescerà in Europa del 30/40%. I segnali di questo trend, sotto la spinta delle nuove abitudini di consumo e stili di vita come la micro mobilità, le auto e le case sempre più connesse, la sharing economy, una maggior attenzione alla salute, sono già visibili. Sono state infatti circa 400 mila le persone che hanno acquistato polizze digitali nei primi sei mesi del 2021, con una crescita del 114% rispetto al 2020.


Si stima che le polizze digitali in ambito automotive – escluso l'RC auto, saranno il 31% del totale nel 2030. Nel settore viaggi saranno il 43%, il 36% per quanto riguarda la mobilità, il 28% per le polizze casa, il 24% per le assicurazioni su infortuni. Anche il 24% delle assicurazioni per la cura degli animali sarà digitale.


La pandemia ha trasformato anche il settore assicurativo. I consumatori sono diventati più consapevoli dell'importanza di proteggersi.

Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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