Previdenza complementare: le regole per scegliere bene

Rita Annunziata
28.10.2021
Tempo di lettura: 5'
We Wealth ha condotto un'indagine sui prodotti più o meno convenienti tra fondi pensione negoziali, fondi aperti e Pip. Ecco le variabili cui fare riferimento al momento della scelta

L’Isc è un indicatore che fornisce una rappresentazione immediata dell’incidenza dei costi che un cliente sostiene durante la fase di accumulo sottoscrivendo un determinato fondo

I prodotti più convenienti per i risparmiatori sono i fondi pensione negoziali o chiusi poiché gli unici costi applicati sono quelli relativi agli oneri amministrativi-finanziari

I Pip prevedono non solo più elevati costi d’ingresso ma anche l’addebito di commissioni ogni volta che un cliente fa un versamento nel fondo

Quali sono i fattori cui i risparmiatori dovrebbero prestare attenzione quando si parla di prodotti di previdenza complementare? Quali voci rientrano nell'Indicatore sintetico di costo (Isc) e qual è un valore corretto dal quale partire? We Wealth ha realizzato un'indagine sui prodotti più o meno convenienti tra fondi pensione negoziali, fondi aperti e Pip. Esaminando le variabili cui fare riferimento al momento della scelta.
Come si legge sul sito della Covip, la commissione di vigilanza sui fondi pensione, l'Isc è un indicatore che fornisce una rappresentazione immediata dell'incidenza dei costi che un cliente sostiene durante la fase di accumulo sottoscrivendo un determinato fondo. Calcolato secondo una metodologia definita dall'autorità amministrativa indipendente, considera “il costo d'iscrizione, la spesa che i clienti devono sostenere annualmente (in cifra fissa o in percentuale sui versamenti), la commissione di gestione annua (calcolata in percentuale sul patrimonio investito) e il costo per il trasferimento della posizione individuale”, spiega Paola Ferrari, analista dell'ufficio studi e ricerche di Consultique Scf. Sono esclusi invece i costi con carattere di eccezionalità o relativi a eventi e situazioni non prevedibili a priori, come quelli legati all'esercizio di prerogative individuali o derivanti dalle commissioni di incentivo eventualmente previste per la gestione finanziaria. L'indicatore viene riportato inoltre per differenti periodi di permanenza nella forma previdenziale (2, 5, 10 e 35 anni) e solo “in quello a 35 anni non viene considerato il costo del trasferimento della posizione individuale, perché vale l'ipotesi di pensionamento”, precisa l'analista.
In linea generale, aggiunge, i prodotti più convenienti per i risparmiatori sono i fondi pensione negoziali o chiusi poiché “vengono istituiti dalle associazioni sindacali di lavoratori e i datori di lavoro, sono senza scopo di lucro, e gli unici costi applicati sono quelli relativi agli oneri amministrativi-finanziari”. Solitamente non sono previste commissioni nella fase di accumulo, costi di iscrizione o spese annue prelevate a ogni versamento, e la commissione di gestione risulta essere più contenuta rispetto agli altri prodotti. Diverso è il caso dei più onerosi fondi aperti. “Prima di sottoscrivere un fondo aperto è necessario che il cliente ponga attenzione alla nota informativa, dove sono presenti tutti i costi che dovrà sostenere. Quelli cui fare maggiormente attenzione sono i costi d'iscrizione, la spesa annua e la commissione di gestione prelevata annualmente. Ma ci sono anche altre voci, legate per esempio al trasferimento della posizione o alla richiesta di un'anticipazione, che in genere non incidono però in modo particolare”, racconta Ferrari.

Lo stesso vale per i Pip, che prevedono non solo più elevati costi d'ingresso ma anche l'addebito di commissioni “ogni volta che un cliente fa un versamento nel fondo”. Un aspetto che, nelle parole dell'analista, ne penalizza conseguentemente il rendimento. All'interno dei Pip bisogna poi distinguere tra quelli collegati alle gestioni separate e gli unit-linked. “Gli unit-linked sono sicuramente i fondi più onerosi, e quindi meno efficienti, perché si assiste a una duplicazione di costi: i clienti devono pagare sia il costo relativo alla commissione di gestione del fondo pensione sia i costi dei singoli fondi in cui il fondo stesso va investire. Invece, i Pip collegati alle gestioni separate hanno costi più alti rispetto ai fondi negoziali ma, in questa fase di mercato, potrebbero essere più convenienti perché, dati i bassi tassi di rendimento attualmente presenti, la gestione separata offre una stabilità dei rendimenti in quanto le norme a essa relative impongono di valorizzare i titoli con il criterio del costo storico”. Ad ogni modo, continua l'analista, per tutte e tre le macrocategorie di prodotti di previdenza complementare i costi che i risparmiatori non dovrebbero sottovalutare sono la spesa annua (in cifra fissa o in percentuale sui versamenti, come anticipato) e la commissione di gestione annua in percentuale sul patrimonio. Costi che “incidono in modo rilevante sulle prestazioni finali” e che, ricorda, sono “riportati nella nota informativa dei singoli fondi”.

Un documento utile a comprendere infine se il valore dell'Isc di riferimento è più o meno conveniente è la relazione annuale della Covip, all'interno della quale sono presenti gli indicatori sintetici di costo medi per ogni tipologia di fondo. Stando ai dati a fine 2020, per i fondi pensione negoziali si parla di un Isc medio a 2 anni dell'1,11%, a 5 anni dello 0,61%, a 10 anni dello 0,43% e a 35 anni dello 0,29%; per i fondi pensione aperti si parla rispettivamente del 2,35%, 1,57%, 1,36% e 1,24%; per i Pip del 3,79%, del 2,63%, del 2,18% e dell'1,81%. Certo, ricorda Ferrari, la componente dei costi non è l'unica componente cui un risparmiatore deve fare riferimento nel sottoscrivere un fondo e aderire alla previdenza complementare. “Ci sono una serie di altre variabili da non sottovalutare, come il rendimento del fondo, la garanzia del capitale e la dimensione del patrimonio. Oltre alla propria propensione al rischio, l'orizzonte temporale e gli obiettivi”.

 

(Articolo tratto dal magazine We Wealth di ottobre 2021)
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Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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