Fondi pensione, tutto quello che c’è da sapere

I
fondi pensione sono stati introdotti nell’ordinamento italiano dal decreto
legislativo 124 del 1993. Tuttavia ad oggi solo un italiano su tre ha aderito a
quello che viene definito “secondo pilastro”: che dunque si rileva alquanto
fragile. Bisogna rafforzarlo e farlo in fretta perché la casa non crolli. Anche
perché è chiaro che la pensione pubblica non basti più a coprire i
fabbisogni di sostentamento della vecchiaia. I lavoratori dipendenti
avranno una pensione pubblica pari al 60% circa dell'ultima retribuzione,
quelli autonomi al 40%. Ecco perché è necessario aderire a qualche forma di previdenza
integrativa.
Tutti i numeri dei fondi pensione
A oggi
sono davvero una minoranza dei lavoratori ad averlo fatto. Dei circa 5mila
miliardi di euro di ricchezza finanziaria delle famiglie, solo il 4% viene
destinato alla pianificazione previdenziale (pari al 12% del Pil). I numeri indicano
una crescita, ma ancora non basta.
Secondo
l’ultima relazione di Covip,
nel 2021 le risorse complessivamente destinate alle prestazioni totalizzavano 213,3
miliardi di euro, il 7,8% in più rispetto al 2020. Le 349 forme pensionistiche
(23 in meno dell’anno precedente) contavano 8,771 milioni di iscritti, il 3,9%
in più rispetto al 2020; in rapporto alle forze di lavoro, essi rappresentano
il 34,7%. Si tratta di risorse ancora insufficienti per sopperire ai fabbisogni
previdenziali di una popolazione sempre più vecchia. Basta dividere il
patrimonio complessivo per il numero di iscritti alla previdenza integrativa
per comprenderlo: poco più di 26euro pro capite maturati a oggi, che non
bastano a sopperire il calo della pensione pubblica che ammonterà dal 70% al
50% dell’ultima retribuzione: le proiezioni oggi indicano in 371 euro netti
mensili la rendita integrativa che avrà chi oggi è già iscritto ad un fondo pensione.
Che cos’è e a cosa serve un fondo pensione
Le regole di determinazione delle pensioni sono state
riviste trent’anni fa, per tenere conto di due trend inarrestabili: il
progressivo aumento della durata della vita media e il rallentamento della
crescita economica. Le nuove regole sono state fissate anche in funzione delle
esigenze di sostenibilità dei conti pubblici ma hanno avuto un effetto
rilevante sulla vita delle persone. Perché sono andate a incidere sul tasso di
sostituzione, ovvero l’ammontare della pensione in rapporto all'ultima
retribuzione percepita. Il tasso di sostituzione va riducendosi: se i boomer
avevano una pensione pari all’ultima retribuzione (con un “tasso di
sostituzione” del 100%), i Millennial si collocheranno in un range che varia
dal 40 al 60%.
Quanto è necessario versare nel fondo pensione
I fondi pensione sono la soluzione per colmare questo gap. Ma quanto è necessario versare? La prima informazione da cercare è proprio il tasso di sostituzione. È un'informazione che si può ricavare sito dell'Inps, con il simulatore "La mia pensione", accedendo alla propria area riservata.
Al termine di questo decennio, in ogni caso, le stime indicano che i lavoratori dipendenti potranno attendersi una pensione compresa tra il 60% ed il 70% della propria retribuzione, mentre i lavoratori autonomi tra il 40% ed il 50%. Se si ritiene che questa quota non sia sufficiente a coprire i fabbisogni in vecchiaia è estremamente consigliato aderire a una forma di previdenza complementare. In verità, secondo Covip, “è importante contribuire alla previdenza complementare fin dall'inizio della carriera lavorativa. Rimandare anche di pochi anni l'inizio dei versamenti significa ridurre l'ammontare della pensione complementare”. La previdenza complementare infatti si basa sul cosiddetto regime della contribuzione definita; pertanto, la somma che si accantona dipende:
- dall'importo complessivamente versato,
- dalla durata del periodo di contribuzione,
- dai costi,
- dai rendimenti (al netto della tassazione) ottenuti con l'investimento sui mercati finanziari di quanto versato.
In termini di rendimento, i fondi pensione e le forme di previdenza integrativa diverse, hanno il vantaggio di essere investiti sui mercati, europei e mondiali, diversificando le risorse sulle quali potremo fare affidamento all'epoca della pensione. Al contrario l'Inps rivaluta i contributi versati in base all'andamento dell'economia italiana, e dunque sostanzialmente del Pil, stagnante da almeno un ventennio.
I fondi pensione e le altre forme di previdenza complementare
I fondi pensione sono la principale forma di previdenza integrativa. I fondi
pensione possono essere negoziali o aperti. I fondi negoziali, per usare la definizione che ne dà
Covip, “sono forme pensionistiche complementari istituite nell'ambito della
contrattazione collettiva, nazionale o aziendale”. Sostanzialmente i fondi
negoziali sono le forme pensionistiche riservate ai lavoratori dipendenti
appartenenti a specifiche categorie (metalmeccanici, chimici, medici).
I fondi pensione aperti sono invece panieri di investimento istituiti da
banche, imprese di assicurazione, Sgr o Sim e possono raccogliere adesioni su
base individuale e collettiva.
Ancora, un’altra possibilità sono i Piani Individuali Pensionistici di tipo
assicurativo (PIP), forme pensionistiche complementari istituite e
prioritariamente collocate da consulenti del mondo assicurativo, finanziario e
previdenziale.
Infine, sono in arrivo i Pepp (Pan-european personal pension products) istituiti dal Regolamento (UE) 2019/1238 - applicabile a partire dal 22 marzo scorso in tutti gli Stati membri e recepito in Italia da un decreto legislativo approvato dal Consiglio dei ministri n. 76 del 5 maggio. Il Pan european Personal Pension product, (PEPP) è un prodotto pensionistico complementare paneuropeo ad adesione individuale fornito da banche, imprese di assicurazioni, enti pensionistici aziendali o professionali, imprese di investimento o società di gestione dell’Ue. Si inserisce tra i prodotti del cosiddetto “terzo pilastro” della previdenza complementare, trattandosi di uno strumento volontario che non sostituisce e non modifica le forme di previdenza (pubbliche e complementari) dei singoli Stati dell’Ue, ma vi si affianca. I principali tratti distintivi sono due: la portabilità tra tutti gli Stati membri e la possibilità di essere offerti da diversi operatori di mercato con statuti regolamentari differenti.
I requisiti per aderire a un fondo pensione
L'adesione a un fondo pensione negoziale (o
preesistente, se istituito prima della riforma del 1993) può avvenire presso l’azienda,
la sede del fondo pensione, quella dei sindacati che hanno sottoscritto
l'accordo o dei patronati incaricati. Tutti possono aderire alla previdenza
complementare, su base volontaria, individualmente o secondo quanto previsto
dagli accordi collettivi sindacali.
In caso di prima occupazione, un lavoratore dipendente del settore privato,
entro sei mesi dall'assunzione, deve decidere se destinare il Trattamento di
Fine Rapporto (Tfr) alla previdenza complementare (adesione esplicita) o
lasciarlo in azienda. Se non si esprime alcuna preferenza si viene iscritti
alla forma pensionistica collettiva individuata dal contratto nazionale di
lavoro o dall'accordo aziendale (cosiddetta adesione tacita). A quel punto si
dovrà valutare se integrare le somme versate.
Per i lavoratori dipendenti, la legge prevede l'integrazione da parte del
datore di lavoro di una somma simile a quella conferita al fondo dal lavoratore
(che ne aumenta alla fine l'assegno pensionistico risultante).
Il Riscatto del fondo pensione
Durante il periodo di partecipazione al
fondo, è possibile prelevare una parte del proprio risparmio previdenziale, a
titolo di riscatto o di anticipazione.
In particolare, se si è iscritti alla previdenza complementare da più di 8 anni
è possibile richiedere l'anticipazione:
per un importo non superiore al 75% del capitale accumulato, per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa (anche per i figli),
ovvero per un importo massimo del 30% del capitale accumulato, per esigenze diverse.
Inoltre, per far fronte a spese sanitarie importanti (anche a favore del coniuge o dei figli), è sempre possibile richiedere un importo massimo del 75% del capitale accumulato. Le richieste di anticipazione possono essere ripetute, anche con la stessa motivazione, fino al raggiungimento del limite massimo erogabile. In caso di invalidità permanente o inoccupazione superiore ai 48 mesi, dimissioni o licenziamento è possibile riscattare l’intera somma. O una parte (al massimo il 50%), quando l’inoccupazione dura da almeno 12 mesi (e non oltre 48) o se si è in mobilità, cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
La Rita: l'anticipo del fondo pensione
Un'altra possibilità che offre la
normativa è quella di anticipare la prestazione pensionistica rispetto alla
maturazione del diritto di pensione obbligatoria. Parliamo della “rendita
integrativa temporanea anticipata” (cosiddetta Rita) che si può richiedere fino
al conseguimento dell'età anagrafica per l'accesso alla pensione di vecchiaia, se
sono rispettate le seguenti condizioni:
·
che sia cessata l'attività lavorativa;
·
che manchino non più di 5 anni rispetto
all'età per la pensione di vecchiaia;
·
che esista il requisito contributivo
complessivo minimo di 20 anni nei regimi obbligatori di appartenenza;
·
che si siano conseguiti almeno 5 anni di
partecipazione alla previdenza complementare.
La Rita può essere richiesta anche se mancano 10 anni all’età della pensione, se
l'attività lavorativa è conclusa e ci si trovi in condizione di inoccupazione
da oltre 24 mesi. Anche in questo caso è necessario aver maturato almeno 5 anni
di partecipazione alla previdenza complementare.
La fiscalità dei fondi pensione
La fiscalità dei fondi pensione è particolarmente favorevole:
- innanzitutto, è possibile dedurre dal reddito complessivo i contributi versati fino al limite di 5.164,57 euro all'anno (comprensivi del datore di lavoro e dei versamenti effettuati a favore dei soggetti fiscalmente a carico).
- inoltre, i rendimenti realizzati dalla forma pensionistica complementare sono tassati fino a un massimo del 20% (rispetto al 26% dell'aliquota ordinaria sugli utili da investimento). La tassazione è del 12,5% se gli investimenti della forma pensionistica complementare sono effettuati in titoli di Stato.
- Anche la tassazione della pensione complementare o del capitale è molto favorevole, pari al 15%, che si riduce dello 0,30% all'anno per ogni anno di partecipazione alla previdenza complementare superiore al 15esimo, fino al limite massimo di riduzione del 6%. Con almeno 35 anni di contribuzione, quindi, l'imposta scende al 9%.
Anticipazioni per spese sanitarie, riscatto per inoccupazione di durata non
inferiore a 12 mesi, mobilità, cassa integrazione guadagni
ordinaria/straordinaria e invalidità sono tassate con la stessa aliquota
agevolata che varia tra il 15% e il 9%. Tutte le altre tipologie di
anticipazione e riscatto sono tassate al 23%.
Infine, il Tfr versato alla previdenza complementare è tassato con le stesse
aliquote agevolate. Se lasciato in azienda si applica l'imposta sostitutiva del
17%; mentre le somme liquidate sono soggette all'aliquota media Irpef a cui è
soggetto il lavoratore.
Fondi pensione: qual è il prodotto migliore?
Chi si iscrive a un fondo pensione deve
scegliere se puntare su linee di investimenti più prudenti o aggressive e deve
poter modificare l’asset allocation nell’orizzonte temporale di lungo periodo tipico
del prodotto di cui parliamo. Una linea a basso rischio mette al riparo dalle
turbolenze dei mercati, ma dà luogo a una rendita più modesta di quella che,
tendenzialmente nel lungo periodo, potremo avere con un rischio medio o
medio-elevato. Molti fondi pensione offrono percorsi automatici life-cycle, che
riducono mano a mano l'esposizione al rischio all'avvicinarsi del traguardo
pensionistico. Per quanto riguarda le strategie di asset allocation, senza
entrare nei dettagli di ogni gestore – che comunque deve improntare il suo
lavoro alla prudenza – il fondo pensione deve offrire soluzioni diversificate e
coerenti per tutti. Nelle note informative sono sempre indicati i benchmark di
riferimento e gli orizzonti temporali consigliati.
In conclusione, è chiaro che non esista un fondo pensione migliore
di un altro. Tutto dipende dagli obiettivi dell’investimento e dalle esigenze
di chi lo effettua: al limite è più corretto parlare di prodotto che sia il più
coerente con i propri bisogni. Da un punto di vista finanziario, i fondi
pensione sono come tutti gli altri strumenti di investimento: minori sono i
costi e maggiori sono i rendimenti, maggiore sarà la rendita integrativa che è possibile
ottenere.